venerdì 25 gennaio 2013

Capitolo 31


Capitolo 31 – Edward



 La veduta del lago dalla piccola baia era qualcosa di straordinario. Il mattino presto la luce del Sole illuminava le vette più alte del monte Witney,  sulle cui cime si intravedeva il biancore dei ghiacci accumulati d’inverno. Limpide e luminose si stagliavano sullo sfondo indaco del cielo estivo. Man mano che le ore avanzavano quello stesso splendore si posava sulla vallata, come una cascata di luce che la faceva brillare.  Quando potevo, al mattino, uscivo presto e mi sedevo sotto al portico ad ammirare tutto questo, senza stancarmi mai di quel silenzio colmo di vita. I lunghi mesi trascorsi nel mio appartamento mi avevano costretto a dimenticare quanto fosse appagante riempire i polmoni di quel fresco refrigerio che era l’aria pura ed ora che ero libero, non mi bastava mai. I boschi profumavano di resine e di natura e i versi degli uccelli al mattino si prolungavano in un canto senza sosta. Una meraviglia. Dopo lunghi mesi, avevo finalmente gettato via la mia sedia a rotelle…unica temuta compagna di un lungo periodo di silenzi e di dolore e  che, forse per la prima volta, riuscivo a credere fossero dimenticati per sempre. La calma e la pace di quel posto mi avevano riportato alla vita e pensare di andarmene mi faceva stare male. A volte sospettavo che quel sogno fatto mesi prima, di me e Isabella abbracciati ad ammirarlo,  non fosse stato un caso, ma piuttosto un cenno del destino che ancora una volta aveva deciso tutto senza consultarmi.
La prima volta che Isabella ed io eravamo usciti in barca, Bob ci aveva gentilmente fatto da Cicerone, ricamando storie divertenti e curiosità intorno ad ogni lembo di terra lungo la costa. Diceva che c’era qualcosa di magico in quella distesa d’acqua e intorno alle guglie dei monti circostanti  e che probabilmente nessuno, a parte lui,  lo aveva ancora capito. Come leggende indiane le sue storie ogni volta cambiavano, ma era talmente divertente ascoltarlo che decidemmo di non farne cenno. Mi piaceva solcare le acque trasparenti senza nessun’altra compagnia che il vento, amico inseparabile di quelle vele sciolte che sembravano ballare per invitarlo ad entrare e a portarle via con sé. Lentamente stava riemergendo quello che avevo sepolto mesi addietro in fondo all’anima e la cosa aveva del miracoloso davvero.
Forse Bob aveva ragione, quel posto era veramente magico.
Dovevo iniziare a togliere tutti quei forse dai miei pensieri e casomai aggiungere degli imperativi che mi liberassero definitivamente dalle mie paure.
Cammina!
Respira!
Vivi!
Ogni giorno un passo in più.
Ogni giorno una goccia di timore in meno.
Isabella il mio sostegno. Sempre.
Non mancava nulla perché ciò accadesse. Tutto sarebbe andato per il meglio.
Il vento cambiò improvvisamente direzione e il boma mi passò di colpo sopra la testa sfiorandomi.
-                    Ehi Eddy, mi dai una mano o te ne rimani lì impalato? – La voce ironica di Bob era sempre confortante.
-                    Credevo fossi tu lo skipper, che ti pago a fare sennò? Mi stavi per tagliare di netto la testa. –
Tirava e allentava le cime che governavano la barca, fissandole ai morsetti con movimenti esperti. I lunghi capelli biondi gli finivano sempre davanti agli occhi e continuava a toglierli seguendo un’inutile schema che ogni volta li riportava dov’erano. La sigaretta gli pendeva dalle labbra e, quando parlava, questa dondolava spargendo cenere al vento.
-                    Non fare la signorina e datti da fare. Solleva i parabordi o ce li perdiamo per strada. Usa il mezzo marinaio e sta attento o va a finire che ti dovrò ripescare io. –
Afferrai il manico di legno e sporgendomi agganciai quei salsicciotti di gomma puzzolenti. Li sollevai e senza toccarli li feci pendere all’interno.
-                    Ma guarda che schifo. La dai mai una lavata a questi cosi? Puzzano di pesce marcio e hanno più alghe appiccicate intorno di quante ce ne siano sul fondo del lago. –
-                    Smettila di frignare. Quello è profumo e, se non fossi la checca che sei, te ne accorgeresti, ma da dove vieni?...Puzza. Tu sei pazzo.–
Stare solo con Bob mi faceva sentire bene, come se fossi tornato indietro ai tempi delle vacanze con mio fratello e i nostri amici. All’epoca noleggiavamo una piccola vela a testa e poi organizzavamo delle mini regate tra noi, insultandoci ogni volta che ci passavamo accanto. Erano ricordi fantastici e mi accorsi che le cazzate tra uomini mi mancavano.
Bob era affaccendato e, anche se continuava a fare il cretino,teneva ogni cosa sotto controllo, compreso me che ancora non ero tanto fermo sulle gambe da sentirmi sicuro.
Cominciai a sudare e la maglietta nera mi si appiccicò addosso.
-                    Fa un caldo pazzesco oggi, non trovi? Il Sole picchia di brutto. –
-                    Vuoi la cremina? Te l’ho detto che sei una checca. Stammi lontano…oggi ho le mie cose, baby. – Scoppiai a ridere e lui fece altrettanto.
-                    Sei un cretino. – Gli urlai, mentre si spostava a prua.
-                    Grazie, mi sento meglio ora. – Mi rispose saltando una fune volante.
Allentò la cima della vela maestra lasciando che il vento la gonfiasse del tutto e pian piano la barca acquistò velocità. Lo sciabordio dell’acqua sotto la chiglia era davvero rilassante. Un piccolo gruppo di gabbiani passò sopra di noi superandoci e planando poco più in là in cerca di cibo.
Bob venne a sedersi accanto  a me, lasciando che fossi io a governare il timone, alzando di tanto in tanto lo sguardo per controllare fosse tutto a posto.
-                    Fa caldo davvero.– Si alzò per scomparire sotto coperta.
-                    Ti va una birra? – Risalendo me la lanciò, ancor prima che rispondessi e l’afferrai al volo, lasciando per un attimo il timone.
Sollevai la linguetta del tappo e misi il collo della bottiglia in bocca.
Un paradiso gelato.
Rimanemmo un po’ in silenzio, lasciando che lo sguardo spaziasse libero e che al contempo saziasse il bisogno di pace che spinge gli uomini a prendere il largo soli, a bordo di una barca.
Finimmo la birra senza dire una parola.
Bob era in piedi sul bordo, rivolto verso il sole, con la sua solita sigaretta mezza spenta e ogni tanto canticchiava qualcosa che non conoscevo.
Mi piacevano quei momenti. Sentivo la vita avvolgermi e accarezzarmi, invitandomi ad amarla in quel modo intenso che avevo scordato. E mi lasciavo andare, non riuscendo a fare a meno di sorridere di tanto in tanto.
Bob si girò e cominciò a fissarmi.
-                    Sai che sei proprio cambiato? Sembri un altro. Stai proprio bene. –
-                    Che fai,  ci provi tu adesso? –
Mi sorprendeva sempre, uscendosene con frasi che non mi aspettavo. Era difficile fare un discorso serio con lui.
-                    Non ci penso proprio, hai già la tua Bella che ti aspetta e non ti nascondo che  mi piacerebbe che aspettasse anche me…una come lei. –
-                    E’ uno schianto vero? –
-                    Oh si, lo puoi dire forte. Un gran bel bocconcino. –
-                    Ehi, vacci piano…è mia moglie. – Sbuffai scherzando.
-                    Lo so amico. Tranquillo. Volevo solo farle un complimento. –
Riaccese la sigaretta che nel frattempo gli si era spenta e aspirando forti boccate la ripose all’angolo della bocca. Chiuse il tambuccio e si sedette sopra la cabina.
-                    È da molto che vi conoscete? – Allungò le gambe.
-                    A me sembra di averla sempre avuta accanto. Non ricordo quasi nulla della mia vita prima di incontrare lei. – Era vero.
Ritornai con la mente a quel giorno al parco, quando tutto ebbe inizio e il confine tra realtà e ricordo si dissolse.
-                    Devi amarla molto. A volte ti osservo mentre sei con lei. Sei diverso. –
-                    Cosa intendi? –
-                    Si beh, è una cosa strana, non so come spiegartela, ma sei diverso e basta. –
-                    -Provaci. –
-                    Non chiedermelo, non sono bravo in queste cose. Le donne per me son tutte uguali, nessuna è mai stata speciale più delle altre. –
-                    Per questo non ti sei sposato? – Rise poco convinto.
-                    Il matrimonio non fa per me. Non sono nato per essere di una donna soltanto. Sarei sprecato. –
-                    Oh ohhh, sentilo. Quindi rimarrai scapolo a vita? –
-                    Ti sembra una cosa brutta? A  me va bene così. –
-                    Ma davvero non ti sei mai innamorato tanto da perdere la testa?-
-                    Una volta…molto tempo fa. – Abbassò gli occhi e un velo scuro sembrò ricoprirlo.
-                    E come finì? – Mi incuriosiva. Non aveva mai parlato di sé e del suo passato.
-                    Nel peggiore dei modi. – Fece un pausa, lasciai che trovasse le parole. - Vedi Edward, a volte si ama, ma non abbastanza. Quando si è giovani non è facile comprendere la grandezza del sentimento che si prova; soprattutto se si è dei cretini come lo ero io…e non si ha il tempo di pensarci come si deve. Il sesso, da ragazzi, è come una droga e io ero decisamente dipendente. Non che non lo sia anche adesso si intende,  ma…era diverso. L’ho capito troppo tardi quello che avevo perso. – Gettò la sigaretta in acqua, lasciando che lo sguardo seguisse la scia della caduta. Rimase a fissarla, mentre galleggiava ondeggiando.
-                    E lei che fine ha fatto? –
La sua risposta gli rimase sospesa tra le labbra, finché uscendo dalla sua bocca mi precipitò addosso.
-                    È morta. – Rimasi in silenzio, assimilando quella confidenza come se l’avesse introdotta in me dolorosamente in vena. Non mi potevo aspettare che mi rispondesse a quel modo e all’improvviso mi sembrò di aver violato un comparto segreto del suo cuore…e di non averne il diritto.
-                    Scusami – cercai di rimediare – non dovevo chiederlo. -
-                    Non preoccuparti è successo molto tempo fa e la vita va avanti. –
Scese saltando agile sopra il ponte togliendosi la maglietta ormai fradicia che aveva. Il suo volto era di nuovo allegro e la voglia di scherzare era tornata. Si legò i capelli con un piccolo elastico che teneva al polso.
-                    Che ne dici se ci facciamo un tuffo? L’acqua è favolosa e qui si vede il fondo. –
Eravamo vicini alla costa a ridosso di una piccola baia protetta dal vento. L’acqua era invitante e trasparente come nella piscina della villa. Bob gettò l’ancora ancor prima di smorzare la vela, già sgonfia di vento.
-                    Tu sei pazzo. Non ci penso proprio. Mi dici come faccio? –
-                    Che c’è hai paura? Sei in acqua dalla mattina alla sera, che cosa ci sarà mai di diverso. -
-                    C’è che qui non ho chi mi salva. – Ero improvvisamente inquieto.
-                    E io chi sono, un idiota? Credi che non saprei tirarti fuori dall’acqua se ce ne fosse bisogno? Avanti non fare storie. È tempo che cominci a pretendere qualcosa di più da te stesso. – Mi fissò e vidi il pazzo che viveva in lui. Quella lucina negli occhi mi fece paura.
Si tolse i pantaloni e anche il costume, rimanendo nudo davanti a me. Mi fissò ghignando.
-                    Lo vedi che sei una checca? Stai sempre lì a fissarmi il pisello. – Mi sfidava facendo il gradasso, mani ai fianchi. Scoppiai a ridere.
-                    Ma ti stai vedendo? Ma che ti sei fumato? –
-                   Dimostrami che sei un uomo e buttati dentro questo paradiso senza tante storie. –
-                   Ma non ce la faccio! –
-                   Quanto sei pesante. Sbrigati che mi annoio. -
Afferrò una tavoletta galleggiante dentro un contenitore al mio fianco e la gettò in acqua. Era legata ad una cima che fissò ad un moschettone.
-                    Dai, ci buttiamo insieme…sei contenta? –
-                    Vaffanculo Bob! –
-                    Non mi sembra il momento, visto come sto messo ora. – E scoppiò a ridere.
-                    Datti una mossa prima che mi ecciti. O vuoi che ti spogli io?– Fece per avvicinarsi. Lo fermai alzando le mani.
-                    Ok, ok, ok…faccio da me. –
Mi tolsi i vestiti un po’ impacciato, anche se farmi vedere nudo ormai non mi faceva nessun effetto. Avevo più mani addosso io ogni giorno di quante ne avesse una prostituta in un orgia…solo che non era così piacevole.
Mi alzai sostenendomi al parapetto e lentamente mi avvicinai al cancelletto aperto.
-                    Devo essere pazzo a darti ascolto. Lo so che me ne pentirò. –
Bob era accanto a me che rideva e allo stesso tempo mi sosteneva saldamente.
-                    Andrà tutto bene. Ti fidi di me? – Mi voltai a guardarlo.
-                    No, per niente. –
-                    Bene. Prendi fiato. – E così dicendomi mi trascinò in acqua con lui.
Il tuffo mi lasciò senza forze e mentre risalivo aprii gli occhi assaporando i suoni ovattati  e lasciandomi accarezzare dai raggi del Sole che tagliavano la superficie come coltelli.
Uscii urlando, spinto dalle forti braccia di Bob che non mi aveva lasciato un solo istante.
-                    Cazzo è freddissima. – Dissi sputando ovunque, anche in faccia a lui.
-                    Non dire stronzate, è stupenda. È tutto ok? –
-                    Si, si! Anche se ancora non so cosa cazzo ci faccio qui nudo con te. –
Scoppiò a ridere, senza mai lasciarmi e lentamente mi avvicinò alla tavoletta. L’afferrai deciso e lui mi lasciò.
-                    Una sana botta di vita non può che giovarti, amico. Vorresti perderti tutto questo? Da quanto tempo non fai veramente qualcosa di divertente? Due mesi, sei, un anno? Ne hai bisogno credimi…ti si legge in faccia. –
-                    Davvero? –
-                    Cazzo guardati, sei una mummia. – La diplomazia non gli apparteneva. Gliene fui grato.
-                    Fatti i cazzi tuoi. Io sto benissimo. Ho tutto quello che  mi serve. –
-                    Ah davvero? Tu e Isabella, Isabella tu,  tu e Isabella? Ma non ti rompi le palle? –
-                    Per niente. Isabella è tutta la  mia vita. –
-                    Ecco cosa intendo. Davvero non senti il bisogno di niente altro che la tua bella mogliettina? Ci sono un sacco di cose che puoi fare anche se lei non è con te. –  Mi rimaneva accanto, muovendosi per tenersi a galla.
-                    Cosa dovrei volere di più? –
-                    Questo ad esempio. Un po’ di sano cazzeggio tra uomini. –
Ci pensai un istante e tutto sommato il suo discorso filava, ma pensare me senza lei ancora mi risultava faticoso.
-                    Ma non ne ho bisogno...o almeno credo. –
-                    Io invece ne sono sicuro. Anche uscire ti farebbe bene. Andate mai giù in paese? –
-                    Veramente no, ancora non l’abbiamo fatto. Per ovvi motivi. – Aggiunsi.
-                    Beh, ora stai bene, se avete bisogno di un amico che vi guidi nei posti giusti fammelo sapere. Sarei felice di farlo. E una sera esci con me e ci facciamo una birra. –
Lo osservai, mentre si girava e iniziava a nuotare a larghe bracciate. L’acqua era talmente trasparente da sembrare che Bob stesse volando nell’aria. Era un tipo strano, ma la sua franchezza mi portava coi piedi a terra e l’apprezzavo più di quanto gli dessi ad intendere.
Lasciai cadere la testa indietro immergendola nell’acqua e sollevandomi lisciai i capelli con le mani. La tavoletta si allontanò di poco e l’afferrai prima che se ne andasse. Avrei voluto staccarmene e nuotare anch’io come Bob, ma al momento quello che stavo facendo era già abbastanza. Cominciai a sentire freddo.
-                    Si sta divinamente, tutto ok? – Era già di ritorno e mi era di nuovo accanto.
-                    Certo tutto ok, ma mi è sparito il pisello per il freddo…non è che ci resti male vero? – Rise.
-                    Vuoi una mano per ritrovarlo? – Si avvicinò con intenzione.
-                    Ti distruggo se ci provi. Tieni le mani a posto. –
-                    Allora ti arrangi a salire! – Mi provocava di nuovo.
-                    Cafone! –
-                    Checca! –
-                    Stronzo! –
-                    Si, questa mi piace. Grazie. – E scoppiammo di nuovo a ridere.
-                    Dai saliamo o la tua dolce metà mi denuncia per rapimento. – Mi appoggiai a lui e ci avvicinammo alla scaletta. –
-                    Rimani qui. Appoggia i piedi su quella pedana che vedi lì sotto e vedrai che bella magia. – Risalì velocemente la scaletta e scomparve oltre il parapetto. Torno dopo pochi istanti con un  telecomando in mano.
-                    Occhio alla magia. Tieniti ai sostegni. –
Lo guardavo interrogandomi se fosse pazzo. Premette il pulsante e lentamente la pedana mi sollevò dall’acqua. Scorreva su due guide che non avevo notato per niente e fu facile dopo meno di un minuto fare il passo per tornare sul ponte.
-                    È Fantastico. –
-                    Vero? Ne sono molto orgoglioso. L’ho progettato io e ancora non l’avevo provato. Mi servivi da cavia.
-                    Che farabutto, credevo mi amassi…- Scherzai. Lui stette al gioco e dopo una serie di battute decisamente scadenti ci accorgemmo di essere ancora nudi sul ponte. Mi passò un piccolo asciugamano e ne prese uno per lui. Ci stavamo asciugando in piedi soprapensiero, rivolti verso la costa deserta, quando vedemmo giungere da prua un motoscafo di quelli a noleggio, un’imbarcazione di medie dimensioni che poteva contenere fino a  quattro persone. Distese a prua c’erano tre ragazze in bikini che gettavano lo sguardo verso di noi e alla guida un ragazzetto che faceva loro da skipper. Ci coprimmo tenendo l’asciugamano aperto sul davanti. Bob subito disse la sua.
-                    Uh guarda quanta carne al Sole. Alla biondina sembra scoppi il reggiseno. –
-                    Anche la brunetta col capello corto non è male. –
-                    Ha un culo da urlo. Me la farei. E mi sta mangiando con gli occhi. –
-                    Ma se sta guardando me. –
-                    Si …sogna, qui il fico sono io. Sono famoso sai?-
-                    Ah davvero? E allora perché mi sta praticamente scopando con lo sguardo? .
-                    Si vede che non ci vede bene. La bionda si è tolta il reggiseno. Quella mi vuole. La troietta ci sta. Ti dico che ci sta. Che faccio le chiamo?–
-                    Non ti azzardare a farlo. Sorridi e saluta. –
-                    Che ne dici se facciamo loro una sorpresa? –
-                    E che vorresti fare? –
-                    Non l’hai capito? –
-                    Si, ma non voglio crederci. Sei un pazzo. –
-                    Sono qui davanti, al tre lo facciamo ok? –
-                    Tu sei fuori di testa. –
-                    Fammi contento, cazzo! –
-                    Ok! Vai! –
-                    Uno, due, tre. –
Ci strappammo di dosso gli asciugamani microscopici e le salutammo sventolandoli in aria. Rimanemmo nudi come due salami a fare gesti che le ragazze trovarono esilaranti. Tutte e tre ridevano come pazze e urlavano, guardando questi due deficienti tornati bambini. Quando il motoscafo passò oltre mi resi conto di non essermi divertito tanto dai tempi del liceo e mi ritrovai a battere il cinque a questo incredibile uomo che mi stava regalando tutto questo.
-                    Credo che la bionda sia svenuta, ha fatto una faccia. Credevo di morire dal ridere. – Blaterava perdendosi le parole tra le risate.
-                    Oh mio dio, quella dietro continuava ad applaudire. Ha apprezzato molto, non trovi?. –
-                    Di show così non se ne vedono tutti i giorni, credimi. – Eravamo piegati in due, senza fiato.
-                    Lo spero o qui pioverebbero denunce da ogni parte. –
Ci stavamo rivestendo, mentre Bob già sistemava per riavviare il motore e riportarci al largo. Mi rimisi al timone lisciandomi i capelli per tirarli all’indietro. L’acqua fredda mi aveva dato vigore e ora mi sentivo davvero bene. Respirai a fondo l’aria frizzantina e in un solo istante mi resi conto di essere felice..e di esserlo senza il coinvolgimento di Isabella e non per la sciocca scenetta di poco prima con le ragazze, ma soltanto per il fatto di essere libero di esserlo…senza un perché.
Bob mi aveva dato da pensare e ora mi appariva sensato tutto quello che mi aveva detto. Isabella era la donna più importante della mia vita ed ero felice di questo ora che le stavo nuovamente accanto, ma, sia per me che per lei, c’era dell’altro a questo mondo, importante allo stesso modo e che valeva la pena di essere vissuto. Il valore della vita lo conoscevo bene, proprio perché avevo rischiato di perderla ...e poi di perdermi dopo averla riavuta. Rimettere ordine in tutta questa confusione era davvero faticoso, ma non impossibile. L’aiuto che stavo ricevendo dagli altri era un bene prezioso.
Leggera come il vento la vela ci condusse a destinazione con calma e quando all’orizzonte apparve il piccolo molo di approdo, vidi arrivare la donna che rendeva la mia vita degna di un re.
Indossava un abito leggero e ampio e l’aria giocava a contenderselo con le sue dita che lo stringevano intorno al suo corpo da bambina. Era scalza, semplice, pulita eppure nessuna al mondo avrebbe potuto pareggiare quello che sentivo dentro guardandola.
Il suo sorriso mi accolse, mi abbracciò coccolandomi con gli occhi e non appena scesi a terra volò tra le mie braccia.
-       -   Ciao amore mio – Le dissi all’orecchio.
-       -   Quanto sei bello. – Mi soffiò sulle labbra.
La vita era un regalo e l’avrei condivisa con lei.

4 commenti:

  1. ahahahahaahh mi son divertita eccome, e mi spiace sia finito troppo presto.

    Questo rallentare nel racconto, la minuzia nelle descrizioni, i sentimenti, la magia.

    .......... La libertà tanto desiderata, ha ragione Edward, alle volte si fanno degli incontri inaspettati nella vita, persone che ci affiancano, magari anche soltanto per un soffio, che però ci mostrano la vita sotto un'altra prospettiva, quella che noi abbiamo perso di vista, e ci rendeva prigionieri ed improvvisamente siamo liberi.
    Sta ritrovando se stesso e questa è la prima cosa importante, di passi avanti Edward ne ha fatti davvero tanti dall'inizio della tua storia, anche verso Bella e ora?

    Bacio

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    1. La libertà in questo senso non ha prezzo. Scegliere di sentirsi tali è una grande conquista.Edward sta aprendo il proprio cuore e la propria mente a realtà che non aveva considerato, in quanto troppo preso dall'aggrapparsi all'unica persona di cui credeva di avere bisogno. Nella realtà nessuno di noi ha bisogno di qualcuno per sentirsi bene,è un nostro privilegio personale il renderci felici, ma, nonostante questo, il sostegno e l'affetto dei molti è un grande regalo.

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  2. ahahahah stupendo Fra... un capitolo pieno di vita e di allegria... la libertà non ha prezzo!!!
    ps: mi piaciono proprio questi nuovi personaggi, finalmente sembra che un pò di positività sia entrata nella storia

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  3. Ho ancora il sorriso sulle labbra, bellissimo pezzo, leggero e profondo allo stesso tempo. Una scena fantastica, l'ho immaginata dall'inizio alla fine ... finalmente Edward è tornato a vivere. Mi piace questo Bob, molto.

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