Capitolo 27 – Isabella
Il piccolo Giovanni rincorreva il suo Labrador
lungo le sponde luccicanti del lago al tramonto, mentre sua madre lo chiamava a
gran voce per tornare, come ogni sera, alla loro casa.
L’aria era tiepida e confortante e la
respirai inalando più che potetti.
Un altro giorno assolato e stanco si
nascondeva all’orizzonte, dietro solide vette tondeggianti che ogni sera
abbracciavano la luce del Sole, placandola poco a poco.
Gli ultimi raggi sembravano aggrapparsi
disperati alle nuvole di passaggio, tracciando il cielo di filamenti
fiammeggianti che il buio della notte sopiva inesorabile , in un gioco senza
fine.
Rimasi ad osservare Marta e suo figlio che
costringevano il grosso cane a salire nel bagagliaio dell’auto e, dopo i soliti
bisticci, rimasi ad ascoltare il rombo del loro motore, mentre si allontanavano
lenti lungo il sentiero alberato, scomparendo tra il fogliame sempre più fitto.
Erano trascorse tre settimane dal nostro
arrivo.
Una sequenza di giorni uno uguale
all’altro, di cui personalmente godevo ogni momento.
Le terapie di Edward seguivano un programma
molto intenso e aggressivo e tutte le mattine era costretto ad alzarsi molto
presto e a raggiungere il team di fisioterapisti specializzati che lo
attendevano in palestra.
Alternava fasi di
lavoro estenuanti ad altre dedicate al solo rilassamento della muscolatura ,
senza un attimo di pausa.
Ogni giorno Edward
sembrava riacquistare un po’ del suo vigore, ma quasi sempre, nel tardo pomeriggio,
dopo ore di esercizi, lo ritrovavo
esausto a chiedersi se tutto quel patire fosse inutile.
Il tempo libero che
aveva, lontano dai macchinari e della piscina, lo trascorrevamo insieme, ma la
stanchezza e il dolore che attanagliavano il suo corpo non gli davano pace e si
trovava costretto a chiedere l’aiuto di Rose per alleviare le sue pene con
farmaci e massaggi.
Era preparato, Jasper
lo aveva avvertito, ma nonostante questo era molto provato.
In tutto quel tempo
Rose si era fatta da parte, intervenendo solo ed esclusivamente se le veniva
richiesto e se riguardava le sue mansioni.
Aveva preferito
prendere alloggio nella piccola dependance in fondo al giardino e alle volte
non la vedevo per giorni.
Sapevo che
partecipava a molte delle terapie e che vegliava sull’andamento della ripresa
di Edward, informando quasi quotidianamente Jasper che non mancava di tenersi
sempre al corrente dei progressi che, pur lentamente, si cominciavano a
scorgere.
Edward, nonostante
l’intenso lavoro, era sereno e pieno di entusiasmo e non mancava di regalarmi
momenti indimenticabili abbracciandomi stretta sotto la veranda della nostra
stanza, avvolti da una coperta che si era portato apposta da San Francisco.
Mi aveva raccontato
di un sogno fatto qualche tempo addietro in cui tutto avveniva esattamente come
ora stavamo vivendo e aveva desiderato così tanto che accadesse che questo già
lo appagava, rendendolo felice.
La notte veniva
sopraffatto dalla stanchezza e il più delle volte, sotto l’effetto degli
antidolorifici, si addormentava affondando il volto sul mio petto, mentre gli
accarezzavo i capelli che ogni giorno diventavano più lunghi.
Era dolcissimo
stringerlo nel buio e respirare quel senso di pace.
L’aria aperta gli
giovava e la sua pelle aveva ritrovato quel colorito dorato che così bene si
intonava al colore dei suoi capelli.
Non mi sentivo così
in armonia col mondo da moltissimo tempo e quei momenti di solitudine che mi
concedevo, come ora, arricchivano la mia anima di profondità e
consapevolezza.
Edward era con
Rose, nella sala relax.
Lo avrei raggiunto
al termine del trattamento per aiutarlo a lavarsi e a prepararsi per la serata.
Avevo ancora tempo.
Un po’ di tempo per
pensare.
Scesi i pochi
gradini che portavano al prato e senza fretta lo attraversai.
Indossavo dei
pantaloni leggeri sotto al ginocchio e
un semplice infradito di pelle e ad ogni passo coglievo fra le dita la
freschezza del terreno, che imprigionava sotto di sé l’umido calore della
giornata trascorsa.
Assaporai quel
contatto con la terra e ne colsi la vita che scorreva inesorabile in ogni filo
d’erba.
Le ortensie erano
esplose tutte insieme e non c’era angolo del parco senza colore. Ne avrei
raccolta forse qualcuna da tenere in casa.
Sollevai lo sguardo
tra i rami degli alberi sulla riva, le cui foglie di un verde brillante frusciavano,
spaventando gli uccelli che vi si riposavano
sopra.
Pochi giorni e
avevo imparato ad ascoltare il canto della natura e quello che inizialmente mi
era sembrato silenzio, ora lo avvertivo come musica rilassante e non riuscivo
più a farne a meno.
Percorsi senza
accorgermene il tratto di riva che conduceva al molo di legno e, attirata dallo
sciabordio dell’acqua sotto la chiglia, mi avvicinai alla barca che solitamente
ondeggiava pigra e solitaria in attesa di vento.
Il tambuccio era
aperto e dall’interno della stiva proveniva la voce di qualcuno che
fischiettava.
La curiosità mi
fece avvicinare ulteriormente e quando fui accanto alla barca scoprii a chi
apparteneva quella voce.
-
Salve!
– I capelli schiariti dal sole e la pelle scura da lupo di mare non furono
capaci di distrarmi da quei profondi occhi neri che mi accolsero
all’improvviso. A petto nudo e jeans scolorito appoggiato in vita era
decisamente una favola.
-
Salve.
– Risposi come un automa, chiedendomi da dove spuntasse questo ragazzo così giovane
e affascinante.
Uscì agilmente sul
ponte facendo leva sulle braccia e con un paio di passi mi fu davanti.
Sorrideva rilassato, mentre il suo viso esplodeva in una sorta di tripudio di
irresistibili rughette di espressione.
Ritto sul bordo
della barca si teneva in equilibrio stringendo un cavo che si allungava fino
alla sommità dell’albero maestro, mentre la brezza serale gli scompigliava i capelli
che gli arrivavano alle spalle.
Il suo sorriso era
così candido da confondersi con il colore bianco della barca.
Allungò il braccio
e si presentò.
-
Sono
Bob, lo skipper di questa bagnarola e lei deve essere la nuova proprietaria
della villa, non è così?-
-
Veramente
sono soltanto ospite, anche se a dirla tutta mi sento davvero a casa. – Mi
guardava fisso negli occhi ed io non potevo che fare altrettanto.
-
Non
mi sorprende. Questo posto è senza dubbio il più bell’angolo della costa e
isolato com’è, rimarrà tranquillo per
tutta l’estate. – La sua voce era profonda e calda e pensai che si accompagnava
bene ai duri tratti del suo volto.
-
Come
mai non l’ho mai vista prima? –
-
Beh!
Sono stato via per qualche giorno, ma ora sono a vostra completa disposizione.-
Il tono che aveva usato mi fece vibrare e istintivamente mi ritrassi di un
passo. Quell’uomo era un magnete, ma negli occhi aveva qualcosa di inquietante
che mi convinse a starne alla larga.
-
Bene,
è molto gentile, lo terremo presente.
Ora è meglio che rientri, la lascio ai suoi lavori. – Allungai la mano
educatamente e lui l’avvolse trattenendola per un momento.
-
A
presto allora….- Lasciò sospesa la frase in attesa del nome che ancora non gli
avevo detto.
Incerta ebbi un
attimo di esitazione.
Lui se ne accorse e
quasi vittorioso esplose nel suo sorriso aperto.
Mi mise in
imbarazzo volutamente, ma cercai di nasconderlo.
-
Isabella…
Arrivederci Bob, felice di averla conosciuta. –
-
Il
piacere è stato mio….Isabella… - Sentivo i suoi occhi scivolarmi sul corpo mentre
mi voltavo e la cosa mi scosse.
Cercando di non
mostrare il mio disagio mi allontanai tornando verso casa. Al termine del molo sbirciai
alle mie spalle per un attimo e feci in tempo a vedere la schiena muscolosa di
quel ragazzo così arrogante che sollevava un pesante sacco di tela che
conteneva senza dubbio la vela maestra.
Mi costrinsi a
voltarmi e filai diritta in casa.
Oltrepassai la
soglia nello stesso istante in cui Rose lasciava la villa per tornare al suo
alloggio e incrociandola notai che aveva una strana espressione in viso, come
se trattenesse le lacrime o fosse comunque scossa.
Non mi diede modo
di rivolgerle la parola e sollevando appena la mano in un gesto di saluto si
allontanò veloce, lasciandomi lì a chiedermi cosa le fosse accaduto in quella
stanza con Edward.
Dal giorno in cui
avevamo discusso a San Francisco non le avevo più parlato e lei aveva fatto altrettanto, così come le avevo imposto espressamente in
quell’occasione.
Edward il più delle
volte si addormentava sotto alle sue mani esperte e quando sbirciavo nella loro
stanza, sentivo solo la musica lieve di
sottofondo che favoriva il rilassamento.
Niente da dire.
Rose era di parola.
Rinunciai a
parlarle e saliti i due gradini entrai in casa.
L’aria profumava di
fresie e iris, grazie ai fiori freschi che ogni giorno Marta riponeva sul
tavolo e negli angoli delle stanze.
Lia e Marta erano
davvero delle domestiche favolose e soprattutto persone discrete e disponibili
che con il loro amabile modo di fare avevano contribuito a rendere gradevole la
permanenza sia ad Edward che a me.
Ci coccolavano
con menù celestiali e la casa era sempre
perfetta ed accogliente.
La domenica avevamo
lasciato loro la giornata libera, in modo da poter rimanere soli e per Rose non
avevamo pensiero, in quanto viveva indipendente al di là del giardino.
In quelle occasioni
cucinavo i piatti che Edward amava di più e lo ascoltavo poi suonare il
pianoforte a coda che occupava gran parte del salone centrale. Quando Edward
l’aveva visto era quasi impazzito e Jasper gli aveva confessato che era una
delle ragioni che lo avevano convinto a portarlo lì. La sera dell’arrivo Jasper
aveva insistito perché suonasse e la musica aveva in qualche modo dato il
benvenuto definitivo.
Era tutto come lo
avevo immaginato e forse anche molto di più.
Raggiunsi il bagno
dove Edward mi stava aspettando e lo trovai seduto a terra con la schiena
appoggiata al muro.
Le gambe erano
accavallate e lui si guardava le dita delle mani mentre le tormentava
accigliato.
Lo raggiunsi in fretta e mi chinai su di lui.
-
Edward,
cosa succede, stai bene? – Ero in ansia e già desideravo rincorrere la bella
crocerossina per riempirla di insulti. Immaginavo spesso di farlo e a volte mi dovevo
trattenere a forza dal renderlo reale.
-
Isabella…
ciao amore. –
Sembrava tornare da
un altro luogo, come se la mia voce l’avesse improvvisamente risvegliato. Si
impose di sorridermi, ma lo vedevo evasivo e inquieto.
-
Ma
che ci fai qui per terra? –
Ero preoccupata, ma
lui sembrava non curarsene, distratto da chissà quali pensieri.
-
Sto
bene, sto bene…non ti preoccupare. –
Sospirò rassegnato,
passandosi entrambe le mani tra i capelli, come se avesse deciso di ignorare le
mie domande e volesse soltanto non parlare affatto.
Afferrò
il gancio di leva per sollevarsi col dispositivo appositamente installato nella
stanza da bagno e in pochi movimenti si mise seduto sul lettino. L’essere
autonomo era uno dei vantaggi di quell’ambiente studiato per tali esigenze.
Lo
osservai aspettando che mi raccontasse la sua giornata come al solito, invece
si chiuse in un silenzio teso,
spogliandosi da solo prima di adagiarsi nella vasca.
-
Edward
che hai stasera? – Ero ancora ferma, in piedi, dove mi trovavo prima e gli rivolsi la domanda
lentamente…sentendomi di nuovo esclusa dal suo mondo.
-
Sono
solo esausto…e non ho voglia di parlare, scusami. Domani andrà meglio, devo
solo riposare un po’. –
Aveva immerso la
testa nell’acqua e uscendo aveva chiuso gli occhi e appoggiato la testa al
bordo della vasca.
La barba appena
accennata tratteneva le gocce che scivolavano
sul suo viso stanco, brillando alla luce dei faretti sul soffitto.
Era stupendo…come
sempre.
Il suo corpo
riprendeva giorno dopo giorno vigore e lo osservavo trasformarsi, desiderando
sempre più di riaverlo in piedi, di fronte a me per affondare nel suo
abbraccio.
-
Vuoi
che torni tra un po’? – Subito riaprì gli occhi regalandomi quello sguardo di
mare che mi lasciava sempre senza fiato. Accennò un sorriso e sollevò la mano
richiamandomi.
-
No,
vieni qui! Scusami…ho solo avuto una giornata davvero pesante. –
Mi avvicinai e
inginocchiandomi lo baciai.
Il sapore delle sue
labbra bagnate si fece spazio dentro di me, riempiendo quel silenzioso vuoto
che la sua assenza mi procurava.
Era una magia che
ogni volta si ripeteva e che mi faceva comprendere quanto fosse grande il mio
amore per lui.
-
Lia
ha preparato un piatto italiano apposta per te…devo soltanto dare gli ultimi
ritocchi e sarà perfetto. –
-
Quella
ragazza è un amore, non fa che viziarmi. – Sorrise un po’ più rilassato.
Continuai.
-
Devo
essere gelosa? – Lo beffeggiai, scherzando.
-
Se
fossi in te lo sarei…credimi. – Ridacchiava lasciandosi cullare dall’acqua.
-
Ah
si? Beh…saprei come ripagarti. – Si voltò con gli occhioni spalancati
fingendosi sorpreso. Lo amavo quando giocava con me.
-
Davvero?
E come? – sussurravamo come due sciocchi, mischiando le parole ai baci caldi e
umidi. Si stava rilassando…era nuovamente con me.
-
Il
marinaio Bob…- Lo dissi enfatizzando il nome.
-
Ma
davvero? E chi è?- Credeva scherzassi. Gli raccontai dell’incontro.
Sembrò accendersi
non appena seppe dell’opportunità di uscire in barca e si sollevò piegando le
ginocchia.
Lo guardai a bocca
aperta, poi di nuovo le gambe. Lui sembrò colto in flagrante e si morse le
labbra trattenendo un sorriso. Non resistette a lungo e strizzando gli occhi
esplose in una meravigliosa risata.
-
Oh
Bella , vedessi la tua faccia. – Risi con lui, ma ancora non credevo ai miei
occhi.
-
Cosa
mi nascondi, bastardo che non sei altro. Le tue gambe si muovono e non mi dici
nulla? –
-
Volevo
fosse una sorpresa. Non ti arrabbiare. Sono giorni che mi ammazzo di fatica per
riuscire a farlo, ma sì…le mie gambe si muovono. – Era felicissimo. Pochi
minuti e il suo umore era mutato del tutto.
-
Aspetta,
vorresti dire che riesci a camminare? – Rimasi in attesa della risposta.
-
Non
correre troppo, non è così facile. Per ora riesco soltanto a fare dei movimenti
in acqua, ma son convinto che Jasper avesse ragione. Sta funzionando. – Mi
guardava fisso negli occhi e vi lessi totale fiducia.
-
Oh
sono felicissima amore, anche se avrei preferito me lo dicessi. Sono qui per
condividere tutto con te e non voglio che tu mi nasconda nulla. Me lo prometti?
– Mi strinse baciandomi con lo schiocco, bagnando me e tutto il tappeto
intorno.
-
Ok…anche
se vedere la tua faccia…credimi… è impagabile. – Lo torturai per gioco e poi mi
sollevai asciugandomi col telo lì a fianco.
-
Bisogna
festeggiare. –
-
Direi
di sì! –
-
Vino
buono, cena italiana e musica romantica…che dici ti va?-
Si tuffò nuovamente
sott’acqua e poi riemerse lisciandosi i capelli indietro.
-
Perfetto.
Dammi qualche minuto per rilassarmi e poi sono tutto tuo. –
-
Mmhh…
Tutto mio?. – Feci un po’ la cretina per farlo ridere e la cosa sembrò
funzionare.
-
Ti
lascio solo. Vado in cucina…baby! – E uscendo dalla stanza feci scorrere la
gamba sul profilo della porta.
Lo sentii ridere sereno
e con calma raggiunsi la cucina.
Avrei cercato le
mie risposte in un altro momento.
Ora era tempo di
festeggiare.
Evvivaaaaa!
RispondiEliminaCi voleva una buona notizia come questa...Però...posso dire che Bob nn mi piace?
Non so perchè...così...a pelle!
Brava Fra'!
Baciottoni!
Bob avrà parte al seguito, ma non proprio come si potrebbe pensare. bacio donna!!!
Eliminammmmmm sstò Bob mi puzza di guai. Sarà un viscidone rompipalle ?! vabbhè! splendido capitolo e finalmente i progressi di Edward! sono felice. Anche se sta Rose mi disturba, che ha da piangere!? cosa nasconde! bacio Fra, perfetta come sempre!
RispondiEliminaUn viscidone rompipalle...ahahah...si forse lo è. Ora lo spiego ...o meglio...presto si saprà il motivo delle lacrime di rose. Bacio a te Stefy. Grazie davvero!|
Eliminafinalmente una buona notizia, ho delle domande...1)perchè rose stava per piangere? 2) edward cosa nasconde? 3)bob nn mi piace sarà un pericolo x loro? spero che bella nn cada in qualche debolezza nn ci vorrebbe proprio...spero tanto in felice ritrovarsi, ultima domando perchè rose soffre tanto sto cercando di vederla diversamente da un altro ponto di vista.Che dire di te sei la mia poetessa preferita...bacione!!!
RispondiEliminaPresto avrai tutte le tue risposte, dolcissima Mary. Kiss
EliminaE finalmente una buona notizia per Edward e anche per Isabella ,mi piace questa ritravata pace....
RispondiEliminaMa Bob non mi piace non vorrei che complicasse le cose lui....
Ciao bravissima e alla prossima .
tutto deve ancora essere raccontato...presto sara' fatta luce su ognuno di loro.
EliminaGrazie Fede...alla prossima si!
macciao cara!!!!!!
RispondiEliminacapitolino leggero da una parte...pesantissimo nuovamente dall'altra....bob mi puzza di guai x tutti e nn solo di salsedine.....spero nn mi vada a minare l'equilibrio tra e/b xchè mi intrufolo nella storia e mi sfogo su di lui e su rose....ahah
spero nel mio happy ending anche se ogni capitolo la vedo sempre più dura!!
besitos
capitolo di passaggio, ma serviva a entrare in altri argomenti che nel prossimo scoprirete. E' già a buon punto...presto posto e lo saprai. Bacio e grazie del commento. Kiss
EliminaE' sempre un gran piacere per me leggerti. Finisco nel mondo reale delle favole.
RispondiEliminaQuelle piene di passione, quelle dei sogni. Mi apre il cuore.
Baci amica mia...... e aggiorna in fretta.