giovedì 12 luglio 2012

capitolo 27


Capitolo 27 – Isabella


Il piccolo Giovanni rincorreva il suo Labrador lungo le sponde luccicanti del lago al tramonto, mentre sua madre lo chiamava a gran voce per tornare, come ogni sera, alla loro casa.
L’aria era tiepida e confortante e la respirai inalando più che potetti.
Un altro giorno assolato e stanco si nascondeva all’orizzonte, dietro solide vette tondeggianti che ogni sera abbracciavano la luce del Sole, placandola poco a poco.
Gli ultimi raggi sembravano aggrapparsi disperati alle nuvole di passaggio, tracciando il cielo di filamenti fiammeggianti che il buio della notte sopiva inesorabile , in un gioco senza fine.
Rimasi ad osservare Marta e suo figlio che costringevano il grosso cane a salire nel bagagliaio dell’auto e, dopo i soliti bisticci, rimasi ad ascoltare il rombo del loro motore, mentre si allontanavano lenti lungo il sentiero alberato, scomparendo tra il fogliame sempre più fitto.
Erano trascorse tre settimane dal nostro arrivo.
Una sequenza di giorni uno uguale all’altro, di cui personalmente godevo ogni momento.
Le terapie di Edward seguivano un programma molto intenso e aggressivo e tutte le mattine era costretto ad alzarsi molto presto e a raggiungere il team di fisioterapisti specializzati che lo attendevano in palestra.
Alternava fasi di lavoro estenuanti ad altre dedicate al solo rilassamento della muscolatura , senza un attimo di pausa.
Ogni giorno Edward sembrava riacquistare un po’ del suo vigore, ma quasi sempre, nel tardo pomeriggio, dopo ore di esercizi,  lo ritrovavo esausto a chiedersi se tutto quel patire fosse inutile.
Il tempo libero che aveva, lontano dai macchinari e della piscina, lo trascorrevamo insieme, ma la stanchezza e il dolore che attanagliavano il suo corpo non gli davano pace e si trovava costretto a chiedere l’aiuto di Rose per alleviare le sue pene con farmaci e massaggi.
Era preparato, Jasper lo aveva avvertito, ma nonostante questo era molto provato.
In tutto quel tempo Rose si era fatta da parte, intervenendo solo ed esclusivamente se le veniva richiesto e se riguardava le sue mansioni.
Aveva preferito prendere alloggio nella piccola dependance in fondo al giardino e alle volte non la vedevo per giorni.
Sapevo che partecipava a molte delle terapie e che vegliava sull’andamento della ripresa di Edward, informando quasi quotidianamente Jasper che non mancava di tenersi sempre al corrente dei progressi che, pur lentamente, si cominciavano a scorgere.
Edward, nonostante l’intenso lavoro, era sereno e pieno di entusiasmo e non mancava di regalarmi momenti indimenticabili abbracciandomi stretta sotto la veranda della nostra stanza, avvolti da una coperta che si era portato apposta da San Francisco.
Mi aveva raccontato di un sogno fatto qualche tempo addietro in cui tutto avveniva esattamente come ora stavamo vivendo e aveva desiderato così tanto che accadesse che questo già lo appagava,  rendendolo felice.
La notte veniva sopraffatto dalla stanchezza e il più delle volte, sotto l’effetto degli antidolorifici, si addormentava affondando il volto sul mio petto, mentre gli accarezzavo i capelli che ogni giorno diventavano più lunghi.
Era dolcissimo stringerlo nel buio e respirare quel senso di pace.
L’aria aperta gli giovava e la sua pelle aveva ritrovato quel colorito dorato che così bene si intonava al colore dei suoi capelli.
Non mi sentivo così in armonia col mondo da moltissimo tempo e quei momenti di solitudine che mi concedevo,  come ora,  arricchivano la mia anima di profondità e consapevolezza.
Edward era con Rose, nella sala relax.
Lo avrei raggiunto al termine del trattamento per aiutarlo a lavarsi e a prepararsi per la serata.
Avevo ancora tempo.
Un po’ di tempo per pensare.
Scesi i pochi gradini che portavano al prato e senza fretta lo attraversai.
Indossavo dei pantaloni leggeri sotto al ginocchio  e un semplice infradito di pelle e ad ogni passo coglievo fra le dita la freschezza del terreno, che imprigionava sotto di sé l’umido calore della giornata trascorsa.
Assaporai quel contatto con la terra e ne colsi la vita che scorreva inesorabile in ogni filo d’erba.
Le ortensie erano esplose tutte insieme e non c’era angolo del parco senza colore. Ne avrei raccolta forse qualcuna da tenere in casa.
Sollevai lo sguardo tra i rami degli alberi sulla riva, le cui foglie di un verde brillante frusciavano,  spaventando gli uccelli che vi si riposavano sopra.
Pochi giorni e avevo imparato ad ascoltare il canto della natura e quello che inizialmente mi era sembrato silenzio, ora lo avvertivo come musica rilassante e non riuscivo più a farne a meno.
Percorsi senza accorgermene il tratto di riva che conduceva al molo di legno e, attirata dallo sciabordio dell’acqua sotto la chiglia, mi avvicinai alla barca che solitamente ondeggiava pigra e solitaria in attesa di vento.
Il tambuccio era aperto e dall’interno della stiva proveniva la voce di qualcuno che fischiettava.
La curiosità mi fece avvicinare ulteriormente e quando fui accanto alla barca scoprii a chi apparteneva quella voce.
-           Salve! – I capelli schiariti dal sole e la pelle scura da lupo di mare non furono capaci di distrarmi da quei profondi occhi neri che mi accolsero all’improvviso. A petto nudo e jeans scolorito appoggiato in vita era decisamente una favola.
-           Salve. – Risposi come un automa, chiedendomi da dove spuntasse questo ragazzo così giovane e affascinante.
Uscì agilmente sul ponte facendo leva sulle braccia e con un paio di passi mi fu davanti. Sorrideva rilassato, mentre il suo viso esplodeva in una sorta di tripudio di irresistibili rughette di espressione.
Ritto sul bordo della barca si teneva in equilibrio stringendo un cavo che si allungava fino alla sommità dell’albero maestro, mentre la brezza serale gli scompigliava i capelli che gli arrivavano alle spalle.
Il suo sorriso era così candido da confondersi con il colore bianco della barca.
Allungò il braccio e si presentò.
-           Sono Bob, lo skipper di questa bagnarola e lei deve essere la nuova proprietaria della villa, non è così?-
-           Veramente sono soltanto ospite, anche se a dirla tutta mi sento davvero a casa. – Mi guardava fisso negli occhi ed io non potevo che fare altrettanto.
-           Non mi sorprende. Questo posto è senza dubbio il più bell’angolo della costa e isolato com’è,  rimarrà tranquillo per tutta l’estate. – La sua voce era profonda e calda e pensai che si accompagnava bene ai duri tratti del suo volto.
-           Come mai non l’ho mai vista prima? –
-           Beh! Sono stato via per qualche giorno, ma ora sono a vostra completa disposizione.- Il tono che aveva usato mi fece vibrare e istintivamente mi ritrassi di un passo. Quell’uomo era un magnete, ma negli occhi aveva qualcosa di inquietante che mi convinse a starne alla larga.
-           Bene, è molto gentile,  lo terremo presente. Ora è meglio che rientri, la lascio ai suoi lavori. – Allungai la mano educatamente e lui l’avvolse trattenendola per un momento.
-           A presto allora….- Lasciò sospesa la frase in attesa del nome che ancora non gli avevo detto.
Incerta ebbi un attimo di esitazione.
Lui se ne accorse e quasi vittorioso esplose nel suo sorriso aperto.
Mi mise in imbarazzo volutamente, ma cercai di nasconderlo.
-           Isabella… Arrivederci Bob, felice di averla conosciuta. –
-           Il piacere è stato mio….Isabella… - Sentivo i suoi occhi scivolarmi sul corpo mentre mi voltavo e la cosa mi scosse.
Cercando di non mostrare il mio disagio mi allontanai tornando verso casa. Al termine del molo sbirciai alle mie spalle per un attimo e feci in tempo a vedere la schiena muscolosa di quel ragazzo così arrogante che sollevava un pesante sacco di tela che conteneva senza dubbio la vela maestra.
Mi costrinsi a voltarmi e filai diritta in casa.
Oltrepassai la soglia nello stesso istante in cui Rose lasciava la villa per tornare al suo alloggio e incrociandola notai che aveva una strana espressione in viso, come se trattenesse le lacrime o fosse comunque scossa.
Non mi diede modo di rivolgerle la parola e sollevando appena la mano in un gesto di saluto si allontanò veloce, lasciandomi lì a chiedermi cosa le fosse accaduto in quella stanza con Edward.
Dal giorno in cui avevamo discusso a San Francisco non le avevo più parlato e lei aveva fatto altrettanto,  così come le avevo imposto espressamente in quell’occasione.
Edward il più delle volte si addormentava sotto alle sue mani esperte e quando sbirciavo nella loro stanza,  sentivo solo la musica lieve di sottofondo che favoriva il rilassamento.
Niente da dire.
Rose era di parola.
Rinunciai a parlarle e saliti i due gradini entrai in casa.
L’aria profumava di fresie e iris, grazie ai fiori freschi che ogni giorno Marta riponeva sul tavolo e negli angoli delle stanze.
Lia e Marta erano davvero delle domestiche favolose e soprattutto persone discrete e disponibili che con il loro amabile modo di fare avevano contribuito a rendere gradevole la permanenza sia ad Edward che a me.
Ci coccolavano con  menù celestiali e la casa era sempre perfetta ed accogliente.
La domenica avevamo lasciato loro la giornata libera, in modo da poter rimanere soli e per Rose non avevamo pensiero, in quanto viveva indipendente al di là del giardino.
In quelle occasioni cucinavo i piatti che Edward amava di più e lo ascoltavo poi suonare il pianoforte a coda che occupava gran parte del salone centrale. Quando Edward l’aveva visto era quasi impazzito e Jasper gli aveva confessato che era una delle ragioni che lo avevano convinto a portarlo lì. La sera dell’arrivo Jasper aveva insistito perché suonasse e la musica aveva in qualche modo dato il benvenuto definitivo.
Era tutto come lo avevo immaginato e forse anche molto di più.
Raggiunsi il bagno dove Edward mi stava aspettando e lo trovai seduto a terra con la schiena appoggiata al muro.
Le gambe erano accavallate e lui si guardava le dita delle mani mentre le tormentava accigliato.
Lo raggiunsi  in fretta e mi chinai su di lui.
-           Edward, cosa succede, stai bene? – Ero in ansia e già desideravo rincorrere la bella crocerossina per riempirla di insulti. Immaginavo spesso di farlo e a volte mi dovevo trattenere a forza dal renderlo reale.
-           Isabella… ciao amore. –
Sembrava tornare da un altro luogo, come se la mia voce l’avesse improvvisamente risvegliato. Si impose di sorridermi, ma lo vedevo evasivo e inquieto.
-           Ma che ci fai qui per terra? –
Ero preoccupata, ma lui sembrava non curarsene, distratto da chissà quali pensieri.
-           Sto bene, sto bene…non ti preoccupare. –
Sospirò rassegnato, passandosi entrambe le mani tra i capelli, come se avesse deciso di ignorare le mie domande e volesse soltanto non parlare affatto.
Afferrò il gancio di leva per sollevarsi col dispositivo appositamente installato nella stanza da bagno e in pochi movimenti si mise seduto sul lettino. L’essere autonomo era uno dei vantaggi di quell’ambiente studiato per tali esigenze.
Lo osservai aspettando che mi raccontasse la sua giornata come al solito, invece si chiuse in un silenzio teso,  spogliandosi da solo prima di adagiarsi nella vasca.
-           Edward che hai stasera? – Ero ancora ferma, in piedi,  dove mi trovavo prima e gli rivolsi la domanda lentamente…sentendomi di nuovo esclusa dal suo mondo.
-           Sono solo esausto…e non ho voglia di parlare, scusami. Domani andrà meglio, devo solo riposare un po’. –
Aveva immerso la testa nell’acqua e uscendo aveva chiuso gli occhi e appoggiato la testa al bordo della vasca.
La barba appena accennata tratteneva le gocce  che scivolavano sul suo viso stanco, brillando alla luce dei faretti sul soffitto.
Era stupendo…come sempre.
Il suo corpo riprendeva giorno dopo giorno vigore e lo osservavo trasformarsi, desiderando sempre più di riaverlo in piedi, di fronte a me per affondare nel suo abbraccio.
-           Vuoi che torni tra un po’? – Subito riaprì gli occhi regalandomi quello sguardo di mare che mi lasciava sempre senza fiato. Accennò un sorriso e sollevò la mano richiamandomi.
-           No, vieni qui! Scusami…ho solo avuto una giornata davvero pesante. –
Mi avvicinai e inginocchiandomi lo baciai.
Il sapore delle sue labbra bagnate si fece spazio dentro di me, riempiendo quel silenzioso vuoto che la sua assenza mi procurava.
Era una magia che ogni volta si ripeteva e che mi faceva comprendere quanto fosse grande il mio amore per lui.
-           Lia ha preparato un piatto italiano apposta per te…devo soltanto dare gli ultimi ritocchi e sarà perfetto. –
-           Quella ragazza è un amore, non fa che viziarmi. – Sorrise un po’ più rilassato. Continuai.
-           Devo essere gelosa? – Lo beffeggiai, scherzando.
-           Se fossi in te lo sarei…credimi. – Ridacchiava lasciandosi cullare dall’acqua.
-           Ah si? Beh…saprei come ripagarti. – Si voltò con gli occhioni spalancati fingendosi sorpreso. Lo amavo quando giocava con me.
-           Davvero? E come? – sussurravamo come due sciocchi, mischiando le parole ai baci caldi e umidi. Si stava rilassando…era nuovamente con me.
-           Il marinaio Bob…- Lo dissi enfatizzando il nome.
-           Ma davvero? E chi è?- Credeva scherzassi. Gli raccontai dell’incontro.
Sembrò accendersi non appena seppe dell’opportunità di uscire in barca e si sollevò piegando le ginocchia.
Lo guardai a bocca aperta, poi di nuovo le gambe. Lui sembrò colto in flagrante e si morse le labbra trattenendo un sorriso. Non resistette a lungo e strizzando gli occhi esplose in una meravigliosa risata.
-           Oh Bella , vedessi la tua faccia. – Risi con lui, ma ancora non credevo ai miei occhi.
-           Cosa mi nascondi, bastardo che non sei altro. Le tue gambe si muovono e non mi dici nulla? –
-           Volevo fosse una sorpresa. Non ti arrabbiare. Sono giorni che mi ammazzo di fatica per riuscire a farlo, ma sì…le mie gambe si muovono. – Era felicissimo. Pochi minuti e il suo umore era mutato del tutto.
-           Aspetta, vorresti dire che riesci a camminare? – Rimasi in attesa della risposta.
-           Non correre troppo, non è così facile. Per ora riesco soltanto a fare dei movimenti in acqua, ma son convinto che Jasper avesse ragione. Sta funzionando. – Mi guardava fisso negli occhi e vi lessi totale fiducia.
-           Oh sono felicissima amore, anche se avrei preferito me lo dicessi. Sono qui per condividere tutto con te e non voglio che tu mi nasconda nulla. Me lo prometti? – Mi strinse baciandomi con lo schiocco, bagnando me e tutto il tappeto intorno.
-           Ok…anche se vedere la tua faccia…credimi… è impagabile. – Lo torturai per gioco e poi mi sollevai asciugandomi col telo lì a fianco.
-           Bisogna festeggiare. –
-           Direi di sì! –
-           Vino buono, cena italiana e musica romantica…che dici ti va?-
Si tuffò nuovamente sott’acqua e poi riemerse lisciandosi i capelli indietro.
-           Perfetto. Dammi qualche minuto per rilassarmi e poi sono tutto tuo. –
-           Mmhh… Tutto mio?. – Feci un po’ la cretina per farlo ridere e la cosa sembrò funzionare.
-           Ti lascio solo. Vado in cucina…baby! – E uscendo dalla stanza feci scorrere la gamba sul profilo della porta.
Lo sentii ridere sereno e con calma raggiunsi la cucina.
Avrei cercato le mie risposte in un altro momento.
Ora era tempo di festeggiare.

11 commenti:

  1. Evvivaaaaa!
    Ci voleva una buona notizia come questa...Però...posso dire che Bob nn mi piace?
    Non so perchè...così...a pelle!
    Brava Fra'!
    Baciottoni!

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    1. Bob avrà parte al seguito, ma non proprio come si potrebbe pensare. bacio donna!!!

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  2. mmmmmm sstò Bob mi puzza di guai. Sarà un viscidone rompipalle ?! vabbhè! splendido capitolo e finalmente i progressi di Edward! sono felice. Anche se sta Rose mi disturba, che ha da piangere!? cosa nasconde! bacio Fra, perfetta come sempre!

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    1. Un viscidone rompipalle...ahahah...si forse lo è. Ora lo spiego ...o meglio...presto si saprà il motivo delle lacrime di rose. Bacio a te Stefy. Grazie davvero!|

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  3. finalmente una buona notizia, ho delle domande...1)perchè rose stava per piangere? 2) edward cosa nasconde? 3)bob nn mi piace sarà un pericolo x loro? spero che bella nn cada in qualche debolezza nn ci vorrebbe proprio...spero tanto in felice ritrovarsi, ultima domando perchè rose soffre tanto sto cercando di vederla diversamente da un altro ponto di vista.Che dire di te sei la mia poetessa preferita...bacione!!!

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    1. Presto avrai tutte le tue risposte, dolcissima Mary. Kiss

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  4. E finalmente una buona notizia per Edward e anche per Isabella ,mi piace questa ritravata pace....
    Ma Bob non mi piace non vorrei che complicasse le cose lui....
    Ciao bravissima e alla prossima .

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    1. tutto deve ancora essere raccontato...presto sara' fatta luce su ognuno di loro.
      Grazie Fede...alla prossima si!

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  5. macciao cara!!!!!!
    capitolino leggero da una parte...pesantissimo nuovamente dall'altra....bob mi puzza di guai x tutti e nn solo di salsedine.....spero nn mi vada a minare l'equilibrio tra e/b xchè mi intrufolo nella storia e mi sfogo su di lui e su rose....ahah
    spero nel mio happy ending anche se ogni capitolo la vedo sempre più dura!!
    besitos

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    1. capitolo di passaggio, ma serviva a entrare in altri argomenti che nel prossimo scoprirete. E' già a buon punto...presto posto e lo saprai. Bacio e grazie del commento. Kiss

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  6. E' sempre un gran piacere per me leggerti. Finisco nel mondo reale delle favole.
    Quelle piene di passione, quelle dei sogni. Mi apre il cuore.
    Baci amica mia...... e aggiorna in fretta.

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