sabato 7 gennaio 2012

Capitolo 12


Capitolo 12 – Edward



      Stavo ancora sognando quando Rose venne a svegliarmi.
Sensazioni dolci…risate lontane…in luoghi che mi parvero familiari.
La forte  luce che entrò dalla finestra all’improvviso li dissolse, lasciando al loro posto la solida realtà.
Il sapore delle labbra di Isabella però sembrava vero…
Leccai le mie per sincerarmene…ma era solo un’amara fantasia.
Lasciai che scivolasse via e sollevai le palpebre.
-      Buongiorno Edward. –
-      Ciao Rose. – Le membra intorpidite, un dolore al collo.
Mi stiracchiai allungando le braccia e di riflesso…inaspettatamente…il muscolo della gamba destra si contrasse.
Lasciai sfuggire un gemito...più di sorpresa che di dolore e lei fu subito sopra di me.
-      Che cosa succede…ti fa male? –
Mi tastava le gambe per vedere se fossero nella posizione corretta e con mano esperta le sistemò massaggiandole. Non appena sfiorò il punto dove avevo sentito lo spasmo la gamba sussultò ed entrambi ci guardammo cercando una risposta.
-      Sei stato tu? – Ero immobile…come fossi in attesa della scossa di assestamento.
-      A quanto pare si! Riprova…dai, toccami! – Rose sorrideva emozionata.
-      Qui? –
Ancora una volta …anche se in modo impercettibile, la gamba si mosse.
Sembrò eccitata.
 Lo ero io più di lei.
-      Dobbiamo chiamare il medico. Il Dottor Hale deve assolutamente sapere. – Gli occhi le brillavano.
Fece per allungare la mano verso il cassetto del comò, accorgendosi del cellulare riposto sul ripiano.
Si voltò verso di me chiedendosene il motivo.
 Conoscevo le sue espressioni e non servivano parole per capirci.
-      Ho chiamato mio fratello. Ha avvertito lui il Dottor Hale, Verranno insieme questa mattina per un controllo. –
Era perplessa.
-      Non capisco, mi sono persa qualcosa? –
 Sembrava leggermente offesa del fatto di non essere a conoscenza di questi dettagli.
-      Perdonami Rose …non potevi sapere. –
-      Che cosa dovrei sapere? –
Aveva incrociato le braccia sotto al seno, sollevandolo un po' nel movimento e posato il peso su un fianco attendeva le mie risposte.
Era splendida.
La luce del Sole accendeva il caldo colore biondo dei capelli illuminandola. Li aveva raccolti in alto valorizzando il viso perfetto…senza un filo di trucco. La scollatura metteva in risalto il tenero solco tra i seni e senza volere mi ci soffermai.
 Fu un attimo.
 Lei se ne accorse e a disagio cambiò subito posizione.
-      Ieri sera…non chiedermi come sia successo, non lo so proprio… sono riuscito a muovere il piede. –
-      Che cosa? – Si sciolse subito e venne vicino a me.
-      In realtà non è che lo abbia voluto…si è mosso e basta. –
Non ricordavo chiaramente quel momento, sapevo solo che il piede non era al suo posto e che a farlo non potevo che essere stato io.
-      Stavi cercando di alzarti? Solitamente è un riflesso condizionato dal desiderio di mettersi in piedi. – Parlava concitata.
-      Non lo so Rose…non connettevo. Ero fuori di me. –
La vidi gettare uno sguardo veloce al letto accanto al mio.
Era intatto e questa cosa poteva voler dire molte cose.
Mi ero accorto del fatto che Rose non amasse particolarmente parlare con Isabella e di come evitasse di incrociarla allontanandosi da casa quando sapeva che sarebbe tornata.
 Non avevo mai indagato sulla ragione di tutto questo…e preferii continuare a farlo.
-      Capisco. – Fu tutto ciò che disse…e gliene fui grato.
-      Beh! L’importante è che ci sia finalmente un miglioramento e sono sicura che più tardi i medici  ne daranno conferma. –
Lisciò il camice scorrendo le mani sulle proprie forme.
 Era un rituale che ogni volta faceva prima di comunicarmi quello che aveva intenzione di propormi.
Rimasi ad osservare le sue dita scivolare lente…quelle piccole e delicate mani che da mesi erano le uniche a toccarmi.
Cercai di distrarmi sollevando le coperte.
-      Sarà meglio prepararsi.  Allora Edward, quando hai detto che verranno? –
Sollevai gli occhi sulla sveglia accanto a me sospirando.
Erano quasi le nove e nel giro di poco Jasper sarebbe arrivato.
Era sempre stato uno scapestrato e ,al contrario di me, ancora continuava ad esserlo. Quando eravamo ragazzi uscivamo la sera con gli amici e puntualmente rientrava all’alba, il più delle volte ubriaco.  Questo non aveva minimamente influito sulla resa della sua mente brillante che in pochi anni lo aveva fatto arrivare dov’era.
Incontrare Alice lo aveva per molti versi cambiato, ma il suo animo ribelle era rimasto intatto e per averlo con sé quella dolcissima ragazza era dovuta scendere a qualche compromesso.
Lui l’aveva sposata e le aveva dato un figlio…e lei in cambio non interferiva con il suo bisogno saltuario di evasione.
Nonostante questo sembravano felici…e affiatati e osservarli aveva ispirato molte delle mie storie più riuscite.
-      Dovrebbero essere qui a momenti…accidenti quanto ho dormito…dammi una mano ti prego. –
Mi aiutò a sollevarmi.
Mentre mi stringevo a lei per permetterle la manovra, il campanello suonò.
Ci voltammo insieme, sfiorandoci il volto…gli occhi nei miei.
Le labbra ad un soffio …potevo sentire il profumo dolce del suo respiro…intrecciato all’aroma di fresia ed iris che come sempre l’accompagnava…Cloè.
-      Andrà ad aprire la governante… - Sussurrai.
 Pausa. Solo respiri.
-      Oggi non c’è …ha chiesto un giorno di permesso. –
Balbettò passandosi la lingua sulle labbra…e mordendole subito dopo.
Mi eccitai.
Ero avvolto dal suo corpo morbido…dall’odore della sua pelle…dal suo respiro accelerato….e come uno scemo sorrisi.
Lei  fece altrettanto e poi rise in modo nervoso.
-      Lo trovi buffo? – Scherzai, cercando di stemperare quel momento di imbarazzo.
-      Ti prego non farmi ridere o rimaniamo così fino al tramonto…perdo le forze.-
Mi sedette a fatica sulla sedia quasi cadendomi addosso e poi tornò a lisciarsi il corpo al solito modo, sembrava che d’un tratto tutto di lei mi eccitasse…e la cosa mi piaceva….la assecondai. Non mi sentivo così da una vita.
-      Vai…io ti seguo.-
Le guardavo il fondoschiena deliberatamente…desideroso di capire se in me ci fosse ancora quello stimolo primitivo.
-      In mutande?-
-      Ti prego…è mio fratello. Non c’è niente che non abbia visto di me.-
-      Si, ma ci sono anch’io…- Sembrava a disagio, ma continuava a camminare.
-      Oh andiamo….apri quella porta. –
Mi spingevo con le braccia, mentre le mie gambe, pallide e magre per la forzata immobilità, rimanevano in bella mostra.
Rose si schiarì la voce, afferrò la maniglia e aprì con decisione.
-      Buongiorno Dottor Cullen, Dottor Hale….prego, accomodatevi. –
-      Buongiorno a voi…-
Il tono di Jasper si fece suadente non appena la vide.
Puntò lo sguardo sulla scollatura di Rose che per pudore la coprì appoggiandovi la mano.
-      Ciao Jasper…Buongiorno Dottor Hale. Felice di vedervi. –
Il giovane medico al fianco di Jazz mi venne incontro tendendomi la mano.
-      Edward, la vedo in forma. –
-      Come vorrei fosse vero…- Gliela strinsi in modo deciso.
-      Siamo qui per verificarlo no? -
-      Ehi fratello….abbiamo interrotto qualche cosa? – Sorrisi.
L’ironia nelle voce di Jasper fece arrossire la povera Rose che con un breve cenno fece loro strada verso il salotto. Non era cosa solita condurre una visita direttamente in casa dei pazienti, ma essere il fratello del Primario giocava a mio favore.
-      Questa casa è sempre uguale Eddy…non sei stanco di stare sempre qui dentro?-
I suoi modi non erano dei più ortodossi, ma sapevo bene che dietro quell’ironia grossolana lui stava facendo il suo lavoro…e lo faceva bene.
-      Chiamerò un arredatore va bene? Non voglio che tu debba sopportare tutto questo nelle poche…sporadiche …quasi nulle…volte che vieni a trovarmi. –
-      Vuoi fare lo spiritoso eh? Bene…molto bene. Perchè dopo che ti avremo rivoltato come un calzino sarà l’unica cura che ti darò. Dovrai uscire di qui e andartene a divertirti da qualche parte. Non mi importa dove, purchè cambi aria.-
Pensare di uscire di casa mi spaventava a morte e quei tre mesi passati ad osservare l’inverno dalla finestra non avevano fatto altro che convincermi a non farlo.
-      Lo vedremo Jazz…lo vedremo. – Risposi afflitto.
Quando mi si prospettava l’idea di agire diversamente da come ormai ero abituato a fare, mi veniva spontaneo rinchiudermi nei miei silenzi, dove nulla cambiava mai e dove mi sentivo protetto. La paura piegava ogni mia volontà e lasciarsi guidare ovunque questa mi portasse era la soluzione più comoda.
-      Allora direi che possiamo cominciare. –
Il giovane Hale era ansioso di procedere. Jasper lo seguiva personalmente perchè credeva molto nelle sue potenzialità e lo considerava un degno erede di tutto il suo lavoro.
Ci spostammo nella piccola palestra dove le attrezzature avrebbero permesso di verificare lo stato delle mie funzioni motorie e la reattività del tono muscolare.
Ogni esame diede un esito più che positivo.
 Con le dovute stimolazioni entrambi gli arti reagirono agli impulsi.
 Anche se in modo blando, la sensazione di sentire le mie gambe mi fece quasi piangere e alla fine delle prove Jasper volle parlare in privato con me.
-      Sentimi bene Eddy. Come hai visto tu stesso i miglioramenti sono in corso e sono sicuro che ti rimetterai in piedi…ma….-
 Fece una pausa e mi costrinse a guardarlo seriamente.
-      Quello che stai facendo non basta. –
-      Che cosa vuoi dire? –
Sapevo dove voleva arrivare, ma lasciai ugualmente intendere di non esserne consapevole.
-      Devi uscire da questo circolo vizioso che ti sei creato e affrontare quello che c’è lì fuori. Hai bisogno di stimoli esterni o sarà tutto inutile,lo sai. –
Abbassai gli occhi. Non ero pronto ad affrontare questa cosa e oltretutto non sapevo nemmeno come fare.
-      Lo so Jazz. –
Lo assecondai per impedirgli di insistere con quel discorso, ma lui mi conosceva abbastanza da capire che stavo fingendo.
-      Non è vero…non lo sai. E dimmi, come stanno andando le cose con Bella? Le stai dando la possibilità di aiutarti a risolvere l’altro problema?-
Come al solito andava dritto al sodo senza tergiversare e colpiva dritto al segno.
-      Non è facile. Sembra che l’effetto sia contrario. –
Quasi non mi andava di parlarne, ma dovevo farlo.
-      Cosa intendi? –
-      Beh…Il pensiero di non poterle dare quello che avevamo prima mi inibisce al punto che …insomma…ho il rifiuto. E la… allontano.-
-      Ma ci hai provato? Intendo dire… veramente?-
-      Non gliel’ho permesso. –
Mi rigiravo una penna tra le dita, trovata sopra la mia scrivania. La riconobbi. Hotel Montego Bay…era la scritta riportata sopra…il nostro viaggio in Jamaica. La riposi dove l’avevo trovata rifiutandomi di ricordare.
-      Al diavolo Edward e come pensi di fare allora? Ti prendi una bambola gonfiabile? Oppure potrei mandarti una escort…ne conosco un paio che farebbero resuscitare anche i morti. –
-      Finiscila Jazz…non mi va di scherzare. –
-      Allora è tempo che tu ti dia da fare o finirai per perderla veramente. Il tuo è soltanto un blocco mentale, l’incidente non centra nulla. Hai sempre detto che come con lei nessuna mai nella tua vita e questo ti dovrebbe bastare. Oltretutto Isabella ti ama…e su questo non vi sono dubbi. Non è così? –
Vacillai sulla risposta.
 Sentivo ancora il suono familiare della voce di Isabella.
 Giurava di amarmi ancora, ma la verità che nascondeva alimentava i miei dubbi a riguardo….facendoli apparire come certezza.
Non sapevo più quale fosse la realtà.
-      Non lo so …io..-
-      Smettila di dire cazzate. Ne sono più che certo. Ma si può sapere cosa vuoi veramente? Sei davvero disposto a perderla? –
Immaginare la mia vita senza di lei mi parve follia.
Incontrarla aveva reso splendente tutto ciò che mi circondava ed ora che mi era lontana quella luce si era spenta.
Non avevo osservato la cosa in quel senso…mi ero solamente lasciato travolgere dal buio.
Mi mancava il suo calore, ma non trovavo via d’uscita a quell’orrenda situazione in cui versava la nostra vita.
-      No Jasper…perderla è l’ultima cosa che voglio. –
Lo guardavo implorando l’aiuto che doveva invece venire solo da me.
-      Quindi devi agire…e lo devi fare in fretta. Fatti coraggio e avvicinati a lei. Ti parlo da fratello e non da medico. Una volta che vi troverete
tornerai a sentirti completo. –
Mi diede una pacca sulla spalla e tornò al suo umore scherzoso.
 Maledii la mia debolezza e cercai di riscuotermi.
-      Vogliamo brindare? – Mi sforzai di sorridere, anche se la paura mi stava già trascinando al buio.
-      Certamente.-
Raggiungemmo gli altri che conversavano tranquillamente seduti nel salone. Rose sembrava a suo agio nel ruolo di ospite e quando ci vide arrivare si alzò venendoci incontro.
Le chiesi di prendere una delle bottiglie migliori che conservavo gelosamente nella mia riserva personale e Jasper fu felice di accorgersi che in fatto di vini fossi ancora un intenditore.
-      Ho una proposta fratello. E’ quasi ora di pranzo, ti andrebbe se uscissimo tutti insieme? Ti proporrei un posticino qui vicino che cucina piatti davvero unici…e..-
-      Non credo sia una buona idea…Non adesso…-
-      Invece credo che lo sarebbe perchè vedi…-
-      Non insistere!!- La risposta fu secca. Definitiva. Mise a tacere il suo entusiasmo e accelerò il mio bisogno di alcol.
Ingoiai l’intero bicchiere di vino fresco, facendo schioccare la lingua che sentivo intorpidita per l’agitazione.
-      D’accordo…allora noi togliamo il disturbo e vi lasciamo soli. –
Rose si era accorta del mio cambio d’umore e fu lei ad accompagnarli alla porta. Prima di uscire Jasper si voltò dalla mia parte.
-      Ricorda quello che ti ho detto Edward. Conto su di te. –
Alzai i pollici e strizzai l’occhio come si faceva da ragazzi e rimasi ad osservarlo andarsene, mentre l’ansia ricominciava a montarmi dentro.
Troppe cose tutte insieme.
La discussione con Isabella…
Il risveglio improvviso delle mie gambe…
La paura di non farcela..
Gli ultimatum di Jasper.
Mi versai un altro bicchiere e lo trangugiai senza pensare che Rose fosse in quella stessa stanza ad osservarmi.
-      Edward…perché non sei felice? Dovresti esserlo. Ce l’abbiamo fatta.-
La guardai.
Nello sguardo c’era gioia sincera per  aver contribuito al mio piccolo successo ed io bevevo pensando solo a me stesso…senza dare il giusto peso a tutto quello che aveva fatto lei per me. Le sorrisi di cuore, mentre l’alcol cominciava ad entrare in circolo sciogliendomi la lingua.
-      Oh Rose…dimmi…cosa mai sarei senza di te! –
Riempii anche il suo bicchiere e porgendoglielo la invitai ad un brindisi.
Si avvicinò e mi sedette accanto. Rimase in silenzio e sollevando i calici festeggiammo quel piccolo successo che per me rappresentava un nuovo inizio.
-      Sono felice Rose, felice di averti vicina. Non sai quanto ti sia grato di tutto ciò che fai . Sei una buona amica e non sarei dove sono senza il tuo aiuto. -
Allungai la mano cercando la sua. Fu un gesto innocente e lei fu lieta di donarmela. Trattenni quelle dita fresche tra le mie e subito mi sentii più leggero. Starle vicino mi dava la pace che altrimenti non avrei trovato mai ed in cuore mi resi conto di volerle bene.
Parlammo di tutto.
Alla prima bottiglia se ne sostituì un’altra, presa senza che Rose se ne accorgesse, mentre preparava qualcosa da mangiare.
Era da tempo che non mi sentivo così bene.
Rimasi poi al pianoforte per quasi un’ora.
Lasciai che l’alcol mi portasse lontano, al tempo in cui nulla mi spaventava..tranne la solitudine.
Ora era la mia unica compagna…insieme a Rose.
Sorseggiai l’ultimo calice.
Cercai Rose, che come il suo solito si era eclissata lasciandomi il mio tempo.
La trovai nella stanza da bagno.
Aveva preparato la vasca.
Accaldata stava sistemando tutto intorno quel che mi sarebbe servito. Sembrava di buon umore, il vino l’aveva disinibita e aveva scherzato con me tutto il pomeriggio.
-      L’avevo dimenticato…mancava il bagnetto. - Ironizzai un po’ sbronzo.
La testa mi girava ancora e avevo una gran voglia di ridere.
-      L’ultimo sforzo e poi per oggi hai finito. Vieni qui che ti do una mano.-
-      Non credo di farcela sai? Preferirei andarmene a letto come sono. –
-      Non se ne parla proprio. Non te lo permetterò. Vieni qui!- Sorrideva.
Si era tolta gli occhiali, appannati dal vapore che aleggiava nella stanza rendendola quasi soffocante. I capelli le scendevano a piccoli ciuffi sulla fronte sudata e si era tolta il camice per muoversi meglio. L’abito nero che indossava non aveva niente di sexy…ma le linee morbide che lo riempivano accendevano le mie fantasie.
Mi avvicinai.
Cominciò a spogliarmi…senza fretta.
Blateravo cose sciocche.
Lei rideva leggera delle mie battute.
Osservavo i suoi movimenti.
Sentivo il tocco delle sue dita familiari scorrere sul corpo.
Alcune note si diffusero nella stanza.
Aveva pensato anche a quello.
Le appoggiai la mano sulla spalla minuta.
Con l’indice le sfiorai il collo…seguendone le curve.
Linee immaginarie che portavano all’adorabile fossetta alla base della gola.
La immaginai sotto quegli abiti…vestita solo della sua pelle.
Era perfetta.
Non disse nulla…ma mi sorrise innocente.
Sentivo qualcosa dentro…un richiamo che mi invitava a toccarla…di più.
Si sollevò impedendomi di farlo e rimasi ad osservare, come immagini rallentate, gli angoli delle sue labbra che pian piano si sollevavano.
-      Hai un sorriso bellissimo, lo sapevi?  -
Era leggermente alterata dall’alcol e gli occhi le brillavano più del solito.
Liberi dalle spesse lenti sembravano molto più grandi.
Quel blu intenso mi ricordò i cieli estivi.
-      Non scherzare. Lo so che hai bevuto un po’ troppo. –
-      No no…non scherzo, sei proprio bella. –
-      Mmm grazie….anche tu! –
-      Dici?- Scoppiai a ridere e lei con me.
Ero nudo, ma non avevo la forza di vergognarmene.
-      Mi devi aiutare mia cara Rose, perché proprio non mi reggo in piedi. –
Riscoppiai a ridere dell’assurdità della battuta.
-      L’hai capita?- aveva le lacrime agli occhi dalle risate e non era mai stata tanto bella come in quel momento.
Mi avvolse sollevandomi e quasi mi trascinò fino al bordo della vasca.
Godetti del morbido contatto. Non riuscivo a non ridere.
Mi sedetti un po’ in equilibrio precario.
-      Che occhi grandi che hai Rose…-
-      E’ per guardarti meglio…. – Mi fece il vocione da lupo e scoppiammo a ridere da matti e nella concitazione scivolai all’indietro, dentro la grande vasca, aggrappandomi alle braccia di Rose che inciampò a sua volta cadendo in acqua sopra di me.
-      Oddio…forse non è proprio il momento giusto per dirlo Rose, ma non mi sono mai divertito tanto in vita mia. –
Annaspava cercando di non pesare sopra di me.
 Ancora rideva, mentre la stringevo fingendo di aiutarla.
 Il contatto del suo corpo sopra al mio fu devastante.
Mi parve all’improvviso di sentire ogni muscolo reagire e la toccai.
Sfiorai quasi per caso il seno nel tentativo di aiutarla a rialzarsi e quando si aggrappò al bordo per sollevarsi grondante la spinsi dal basso coprendo con l’intera mano quel sedere da sogno.
Sembrava che la cosa la divertisse…ma dietro a quei sorrisi colsi qualcosa di più. Notai come mi guardava quando credeva che non la vedessi…e il fatto che la mia nudità non le creasse nessun disagio.
Non avevo vergogne nei suoi confronti.
Era come se mi conoscesse da sempre.
-      Mi dispiace tanto, non volevo perdonami. – Mi giustificai.
-      Abbiamo fatto un disastro. – Uscendo aveva allagato il pavimento.
-      Di questo non mi importa, ma stai bene? Ti sei fatta male? – Il tono rimase ilare…il vino stava facendo la sua parte.
-      No, assolutamente…e tu? Ti sono caduta proprio addosso. –
-      Non me ne sono nemmeno accorto. –
Ci guardammo e la situazione era talmente comica che non potemmo che riprendere a ridere come due sciocchi.
Mi lavai in fretta e ancora tutta bagnata mi aiutò ad uscire maledicendosi per la malaugurata idea.
-      Ora sei a posto. Mio dio guarda che roba. –
 Si guardava il vestito incollato al corpo senza capire quanto mi costasse stare lì a guardarla senza allungare le mani.
-      Ti devi assolutamente cambiare. –
Avrei preferito che lo togliesse e basta.
-      Non ho niente con me, proprio ieri ho portato a casa il cambio di abiti e quindi non ho nulla, maledizione.-
-      C’è un armadio pieno di vestiti di Isabella di là, trova qualcosa che ti vada bene. –
-      Non credo di potere. –
-      Ti do io il permesso. Anzi è un ordine. –
-      Allago anche il resto della casa se esco così. –
Sembrava appena uscita dalla copertina di un calendario sexy. Mi costrinsi a non farglielo capire.
-      Togliti tutto dai…lì ci sono gli asciugamani. Ti avvolgi in uno di quelli e vai di là. Sbrigati che stai colando dappertutto.-
-      Si…Tu girati però. –
-      Ma certo scusa. –
Mi voltai verso al finestra.
 Fuori ormai era buio.
Sentivo lei armeggiare dietro di me.
Movimenti veloci. Ridacchiava.
-      Questa situazione è da pazzi…mio dio. Sono imperdonabile. –
L’effetto del vino stava svanendo e la lucidità la riportava all’ordine.
-      Jasper ha detto che ho bisogno di distrarmi…beh…non so se intendesse questo, ma funziona. –
Esplosi a ridere, mentre mi godevo ogni istante di quel che accadeva dietro di me…riflesso nel vetro un po’ appannato.
-      Non facciamoglielo sapere ti prego. –
-      Ok…-
 Era uscita veloce, in punta di piedi, privandomi dello spettacolo al quale stavo assistendo.
Passai la mano tra i capelli sospirando.
Chiusi gli occhi un istante assaporando quel senso di benessere e ripensando alla situazione buffa scoppiai nuovamente a ridere.
Quando li riaprii Isabella era davanti a me.
Rimasi allibito dalla sua faccia.
-      Ciao. – Fu quel che mi venne da dirle.
Quando Rose apparve accanto a lei con l’abito che le avevo regalato l’anno prima realizzai la situazione…
Mi sentii un idiota.
Mi guardavano entrambe….non seppi che dire….

5 commenti:

  1. Mio Dio!!! Che passaggio ganzissimo!!! E' vero, a volte servono momenti con altre persone che sanno aiutarti meglio di chi ti sta accanto...spesso è molto terapeutico...qui non manca nulla, sensualità, sofferenza, imbarazzo, comicità, umorismo, rabbia, felicità....brava Francies, sei proprio una gran maestro d'orchestra!!!

    RispondiElimina
  2. Benissimo ora mi fa commentare! Come tu ho già. Detto... Uno dei miei capitoli preferiti ! Scritto magistralmente...mi hai lasciata agonizzante... E desiderosa di avere di più... Molto di più ! Questo Edward mi piace tanto ... Con le sue fragilità e i suoi dubbi ... Spero si lasci andare! Brava! Mi stai stuzzicando da morire!

    RispondiElimina
  3. Brava Fra, che capitolo emozionante adesso voglio proprio sapere cosa diranno a isabella che in quel momento si sente molto umiliata e festeggiare con lei e nn con la moglie mi fa pensare...ama isabella ma è attratto da rose!

    RispondiElimina
  4. No, no...non ci siamo...ecco che mi diventa un altro qualsiasi Edward...ma forse meglio...il MIO non si tocca!! Stupendo Francies...scritto da Dio...troppo brava...

    RispondiElimina