Capitolo
15 - Edward
Un’esplosione di
colori pennella l’immenso bacino, illuminato dai raggi del sole al tramonto.
Sfumature di
arancio, rosso e viola che come il fuoco abbagliano, riflettendosi sulle limpide acque
del lago.
Luminose scintille
di cielo in fiamme…che scivolano dal pianeta morente..
Cielo ed acqua
confusi ed immersi uno nell’altra…
uniti in un comune
destino…
l’una lo specchio
dell’altro…per sempre…
Le vette intorno
sembrano inchinarsi rivolte verso la luce, incantate anch’esse dalla magia di
quello spettacolo impareggiabile.
Isabella accanto a
me….distesi.. abbracciati sotto la grande veranda in legno, avvolti dal tepore
di una grande e calda coperta…unici spettatori di quel miracolo che ogni giorno
si ripete…
Le
immagini vibrarono sotto le palpebre mentre il risveglio mi rubava quel
momento…quel senso di appagamento e benessere che lo stare con Isabella e lo
spettacolo della natura insieme mi stavano regalando .
Ancora
sul volto il calore delle sue dolci carezze…e degli ultimi tiepidi raggi che
calavano all’orizzonte…le labbra tra i suoi capelli a godere del suo profumo…e
l’aria frizzante che avvolgeva i nostri corpi stretti e rifugiati uno tra le
braccia dell’altra.
L’attimo
fuggì scemando in immagini indistinte, ma l’emozione rimase intatta…intensa…appagante.
Alzai
le palpebre pesanti non riconoscendo in quel buio che mi circondava lo
splendore che ancora avevo negli occhi.
Pochi
secondi…e ricordai.
Tra
le dita stringevo le mani di Isabella, addormentata lì accanto.
La
sensazione si sostituì all’altra in pochi istanti…e il benessere fu lo stesso.
L’energia
sprigionata dai nostri corpi quando si toccavano era una cosa che mi aveva
sempre fatto perdere la testa e non comprendevo quale ne fosse la ragione, se
non convincendomi che probabilmente eravamo venuti al mondo proprio per questo…renderci
felici l’un l’altro completandoci.
L’incidente
aveva rotto l’incantesimo avvenuto al nostro primo incontro, ma più il tempo
passava…più mi rendevo conto che il responsabile di questa situazione così
difficile e penosa ero soltanto io .
Isabella aveva tentato in tutti i modi di
avvicinarmi …ma io glielo avevo negato.
Non
le avevo dato nemmeno una sola possibilità.
Non
volevo perdere quella gradevole sensazione di risentirla vicina e allontanai
tutti quei pensieri negativi che mi impedivano di vivere a pieno quel prezioso
momento.
Mi
concentrai su di lei.
Assaporai
i tratti del suo volto nascosti nell’ombra, rincorrendo le linee del suo viso…
riconoscendo a memoria ogni dolce curva che l’assenza di luce mi nascondeva.
Quel
contatto mi risvegliò un sorriso…mi sentivo quasi felice….e inconsapevolmente
mi avvicinai baciandole la fronte.
Un
tocco leggero…indugiai sulle sua pelle calda.
Mi
sembrava così strano….quasi avevo dimenticato cosa si provasse, ma i gesti
seguirono la spontanea richiesta del mio corpo…e l’accarezzai, scivolando le
dita tra i lunghi capelli sparsi sul cuscino.
Lei
si mosse ed io allontanai la mano…colpevole….quasi avessi dovuto giustificare
un simile naturale gesto.
Raccolse
le dita che tenevo ancora sulle sue…e con un sospiro…le strinse al petto
accoccolandosi al braccio.
Dolcissima…
Sorrisi
emozionato…
Lo
faceva sempre, quando un tempo dormivamo insieme.
Cercava
il mio corpo…senza mai abbandonare il contatto e al mattino ci ritrovavamo ogni
volta aggrappati uno all’altra come non potessimo stare lontani nemmeno un
secondo.
Non
volevo svegliarla.
Rimasi
a guardarla nel sonno…mentre il suo respiro regolare mi solleticava le dita ….
poggiate appena sotto alle sue labbra schiuse.
Avvolse
la piccola mano sul mio pollice, tirandolo vicino alla bocca e appoggiandolo
alle labbra lo baciò abbandonandolo lì….sopra la sua soffice pelle.
Non
seppi resistere…e scivolai il polpastrello sopra quel paradiso di seta.
Aprì
le labbra in un sorriso appena accennato…e continuò a dormire.
Prezioso
come un gioiello quel momento mi emozionò e il groppo in gola ne fu l’inevitabile
conseguenza.
Come
potevo pensare di poter vivere lontano da lei..
Come
potevo credere che per entrambi fosse facile rinunciare a tutto questo.
Sentivo,
appena sotto al polso appoggiato sul suo petto, il pulsare regolare del suo
cuore…il calore del suo corpo abbandonato tra le lenzuola.
Mi
sentii sopraffare dalla tenerezza…
Ruotò
sul fianco appoggiando la schiena al materasso e il movimento la fece gemere
dal dolore…pochi istanti di smarrimento e i suoi occhi si aprirono.
Si
guardò intorno confusa e un po’ spaventata si rivolse dalla mia parte.
-
Shhh…tranquilla,
sono io. – Le sussurrai accarezzandole la mano che già stringevo.
-
Edward…-
La voce impastata…stupita.
Non
risposi, lasciando che le ombre velassero i nostri sguardi nascondendo l’un
l’altro le nostre reali espressioni.
Il
silenzio si vestì dei nostri sospiri…e le nostre mani ancorate una all’altra
parlarono per noi. Piccole come quelle di una bambina si perdevano nelle mie
che le avvolgevano proteggendole.
Mi
aveva sempre affascinato quel suo aspetto apparentemente acerbo, che
racchiudeva lo splendore di una femminilità senza eguali…un coctail afrodisiaco
di cui mi ero ubriacato al primo sorso…e che nulla riusciva a farmi
dimenticare.
Di
Isabella amavo ogni sfumatura del carattere, ogni meraviglioso difetto… tutto
in lei diveniva perfezione.
Era
Bella….la mia Bella.
Non
poteva durare per sempre…e anche se controvoglia…ruppi quel silenzio.
-
Come
ti senti? – Parlavo piano, come se temessi di svegliare qualcuno…come se non
farlo rompesse l’incantesimo.
-
Come
se un camion mi fosse passato sopra…ho male ovunque. –
-
Oh!...Allora
so bene come ti senti. – Scherzai.
-
Scusami…Sono
un idiota..non volevo…- Cercò di sollevarsi senza abbandonare le mie mani.
-
Non
fa niente….lo so… No. Non ti alzare. –
Scivolò
sul cuscino con la guancia avvicinandosi.
Colsi il bagliore dentro agli occhi che
cercavano i miei.
Brillavano.
Non
riuscii a non esserne felice.
Al
buio tutto era più facile….più puro.
Quasi
che le paure fossero composte di colori e che l’assenza di luce e il grigiore
nella stanza le inducesse a tenersi lontane.
Non
volevo che quel momento fosse rovinato da parole pesanti che non volevo
sentire, così stemperai l’atmosfera con una richiesta sciocca che altro scopo
non aveva che di alleggerire il mio cuore dal peso delle mie inquietudini.
-
Ti
va di fare colazione? –
Ridacchiò come se comprendesse.
Stette
al gioco.
-
Che
ore sono? – la sua voce un mugolio sommesso.
Spinsi
il grosso pulsante sopra la sveglia che tenevamo sul comodino ed entrambi
sollevammo gli occhi al soffitto, dove la luce proiettava le due coppie di
numeri con in mezzo i due puntini.
-
E’
prestissimo. Sono le sei e un quarto.–
La
voce uscì così lenta che la vidi quasi scivolare sulla sua bocca e spingersi in
alto poi come un soffice sbuffo di fumo. La immaginai quasi prendere forma come
la nuvoletta di un fumetto. La cosa divenne buffa quando nella mia mente formai
l’intera vignetta.
-
Eh
già! Vuoi dormire ancora? Ti lascio sola? –
Temevo che uscendo da quella stanza ogni cosa cambiasse,
che il peso di quello che era successo la sera prima e i giorni precedenti,
alterasse quell’inconsueto senso di pace che il sogno che avevo fatto e
quell’istante con lei mi avevano infuso nell’animo.
Lo
trattenni…non lo volevo perdere…ne avevo bisogno.
-
Non
credo di riuscirci…e poi ho lo stomaco decisamente vuoto. –
Quasi
avesse sentito le sue parole, il brontolio della sua pancia fece eco da sotto
le coperte…e ridacchiammo insieme.
-
Direi
che è evidente…-
Accesi
la piccola lampada lì accanto e una tenue luce rosata riscaldò l’atmosfera.
La
tenevamo spesso accesa quando facevamo l’amore.
Era
intima e confortante.
Ora
la potevo vedere bene…ed era bellissima….come sempre.
-
Mi
alzo così preparo qualcosa, vuoi? –
Sollevò
il lembo del lenzuolo, rivelando le gambe nude che spuntavano da sotto la
camicia da notte di cotone.
Lei
odiava quella camicia…ma Jasper non aveva trovato altro quando era intervenuto
ad aiutarla.
A
me piaceva molto…la faceva apparire molto più giovane.
Con un’aria di innocenza che mi illudevo
avesse ancora.
Il
ginocchio della gamba contusa era gonfio e con segni bluastri che coprivano la
parte bassa dove aveva colpito il pavimento.
Le
sfiorai l’interno del ginocchio per sentire se scottasse o meno.
Jasper
faceva sempre così quando mi controllava da ragazzo le botte che prendevo
cadendo da cavallo.
Quando
ancora studiava, mi aveva seguito per quasi cinque anni in quello sport
pericoloso e aveva rimediato a molte delle mie spettacolari cadute ai concorsi
di completo…
Ero
un pazzo scatenato e nostro padre ci accompagnava per controllare se alla fine del
percorso arrivassi tutto intero. All’epoca avevo i capelli lunghissimi e la
pelle scura di un cowboy…mi ero divertito da morire.
Un
volo spettacolare sopra un tronco ad ostacolo alto due metri a Carson city e la
frattura in più punti della cassa toracica, avevano decretato la fine delle mie
prodezze…e dopo quello mi ero dovuto accontentare di qualche passeggiata
intorno ai vigneti di Napa Valley…scatenandomi di nascosto lungo i verdi prati
delle colline quando mio padre non vedeva.
La
tenuta di Carlise ed Esme Cullen era una delle più grandi della valle e i vini
prodotti dalla mia famiglia erano tra i più rinomati d’america…da qui il nostro
amore per i vini pregiati…e la mia riserva tanto apprezzata da Jasper.
-
Non
credo sia una buona idea sai? Hai la pelle bollente e non credo sia il caso di
caricare il peso su questa gamba. Un po’ di ghiaccio ti gioverebbe. –
-
Ma
non serve …davvero. – Fece per piegare la gamba e si lamentò.
-
Rimani
dove sei…te lo vado a prendere. –
-
Non
voglio rimanere qui a letto…vengo con te. –
-
Sei
cocciuta eh? –
-
Mi
ricordo che la cosa una volta ti piaceva…- Rimasi a guardarla senza riuscire a
parlare….mi sorrise.
-
Ti
seguo e mi metto sul divano…è lo stesso no? –
-
D’accordo…appoggiati
alla sedia così eviti di cadere…-
-
Va
bene…-
Sembrava
titubante, ma appoggiata alla mia mano si mise in piedi e zoppicando un po’
appoggiò le mani sui supporti dietro le mie spalle.
Il
tragitto fu breve e dopo qualche passo era distesa di nuovo sotto il plaid sul
grande divano.
-
Tutto
bene? –
-
Si…Grazie.
–
Mi
allontanai per raggiungere il frigorifero e tornai col sacchetto di gel azzurro,
congelato appositamente per fare impacchi alle mie gambe dopo le terapie più
invasive. Non le usavo da una vita, ma a quanto pareva potevano tornare utili.
-
La
devi avvolgere nel fazzoletto e poi modellarla sul ginocchio…così. –
Preparai
lo strano involucro e lo misi in posizione corretta. Nel farlo sfiorai più
volte la sua pelle morbida e liscia e notai
come la cosa le facesse piacere. Non mi illusi più del dovuto…e una volta a posto la coprii di nuovo.
-
E
adesso vediamo cosa offre la cucina. –
Ero
insolitamente leggero…e mentre mi muovevo impacciato per la grande cucina, non
riuscivo proprio a togliermi dalla mente le immagini del mio sogno al Lago
Tahoe. Per qualche anno ero stato lì in vacanza con la mia famiglia , ma dopo i
miei diciassette anni non eravamo più tornati, attirati da mete più adatte ai
ragazzi della mia età e in compagnia di
amici. Isabella ed io non c’eravamo mai stati insieme e non capivo come mai avessi
sognato noi proprio in quel posto.
Trovai
del pane e della marmellata nella dispensa in basso. La parte alta mi era
irraggiungibile e non tentai nemmeno di aprirla.
Succo d’arancio e acqua era tutto quello che
c’era nel frigo.
Infilai
le cose tra le gambe e nel fianco, mentre il vassoio lo appoggiai tra i piedi.
Non ero il massimo, ma fu tutto ciò che fui in grado di fare.
La
raggiunsi e le composi il vassoio nel posto vuoto accanto a lei.
-
Ecco
fatto. Non è il massimo, ma penso che possa bastare finchè non arriva Eleonor.
-
Solitamente
entrava in casa alle sette e trenta, quindi avevamo ancora quasi un’ora per
restare soli. Approfittai di quel prezioso tempo per mettere da parte tutto e
provare ad essere il più naturale possibile. Jasper mi aveva implorato di
riprendere il dialogo con Isabella e questa mi sembrava fosse la giusta
opportunità per farlo.
Non
appena pensai questa cosa…l’ansia mi si piantò nella pancia.
-
E’
perfetto…sono secoli che non faccio una colazione come si deve. Di solito un
caffè al volo è tutto quello che prendo al mattino quando arrivo in ufficio. –
Mi
figurai lei muoversi in quell’ambiente che conoscevo poco…nei suoi abiti
eleganti….il trucco sempre perfetto..la tazza in mano.
Quell’immagine
mi disturbò per qualche ragione che non comprendevo…o che forse preferivo
ignorare…
La
gelosia.
-
James
lavora ancora con te? –
Cercavo
argomenti scavando nei ricordi.
Era
l’unico che conoscevo e guarda caso era anche l’unico che non avevo motivo di
temere. La sua omosessualità era ben dichiarata, ma i suoi modi erano discreti e
stare in sua compagnia era davvero gradevole.
Non sapevo più nulla del suo lavoro…non le
chiedevo niente di niente….mi ero limitato per lungo tempo ad ignorare ogni
cosa la riguardasse…pur morendo dalla curiosità di sapere dove fosse in ogni
istante della giornata.
Farle
anche domande semplici come questa…mi costava un certo sforzo.
-
Siamo
nella stessa squadra si e ora stiamo lavorando ad un caso molto importante che
se portato a buon fine ci aprirà nuove porte. –
Notai
quanto pesasse le parole che pronunciava…era tesa.
Il silenzio di mesi e mesi…pesava tra di noi
come un macigno.
Dovevamo riprendere da capo…e non sembrava
così facile farlo.
Mi
sforzai di seguire i consigli di Jasper…e finsi una tranquillità che non possedevo.
Spalmò
le fette di pane imbrattandosi le mani. Era divertente guardarla succhiarsi le
dita appiccicose, un gesto nel quale non vedevo malizia e che mi inteneriva.
-
Tieni,
questo è per te. – Rideva.
Allungai
la mano per afferrarlo, ma per scherzare Isabella ritrasse il braccio facendola
quasi cadere. Per afferrarla mi sporsi in avanti e la mia gamba scivolò dal
sostegno raggiungendo ancora una volta il pavimento. Mi sbilanciai in avanti e
caddi sopra le sue ginocchia.
La
mia sedia rotolò all’indietro lontano da me.
Isabella
urlò per il dolore ed io mi lasciai cadere a terra scivolando sul bordo del
divano.
Mi ritrovai scomposto sul tappeto bianco,
incapace di raddrizzare le gambe. Provai a mettere tutta l’energia che avevo
per muoverle, ma quel che ne risultò fu soltanto un patetico strisciare di
entrambe che in pochi istanti mi sfinì lasciandomi a terra distrutto…sia nel
fisico che nello spirito.
-
Edward…oh
ti prego perdonami. Stai bene? Mio Dio sono una stupida.–
Era
sopra di me in preda al panico che cercava di darmi aiuto.
Mi
aveva sollevato e sistemato le gambe in modo corretto e mi accarezzava il viso
preoccupata….ad un soffio da me.
Ero
disteso a terra.
I
suoi capelli mi solleticavano il viso e tutto ciò che riuscivo a sentire erano
le unghie di lei che mi accarezzavano i capelli….
La
sua bocca ad un nulla dalla mia…
Il
profumo di marmellata di fragole del suo respiro…
Poterla
guardare da quella posizione…come quando facevamo l’amore.
Non
trovai il coraggio di dire nulla e lei pensò di avermi ferito nell’orgoglio…non
immaginando nemmeno per un attimo quanto fosse lontana dalla realtà.
Le
sue mani non smettevano di toccare…accarezzare…ed io stavo impazzendo dal
desiderio di baciare quella bocca sempre più vicina.
Sollevai
le braccia prendendo il suo viso tra le mani…
Si
aggrappò ai miei capelli.
Gli
occhi negli occhi.
Piangeva…
Avevo
sognato quel momento molte volte ed ora…era lì…accadeva.
L’attirai
verso di me imprimendo le mie labbra sulle sue…e in un istante mesi di
sofferenza scomparvero.
Le
nostre lingue si cercarono esitanti e fu dolce assaporare la sua bocca appena
schiusa, mista a lacrime salate.
Fu un bacio lento…passionale…senza fretta.
Mi
parve il bacio più bello di tutta la mia vita…
Mi
lasciai andare….non pensando a niente, mentre quell’istante infinito si
prolungava eccitandomi.
-
Isabella…-
Mormorai sulle sue labbra.
Non
volevo finisse….
Non
mi volevo ritrovare al punto di partenza…
-
Amore
mio…- Sussurrò baciandomi più a fondo.
Stavo
ancora volando…quando la porta dell’ingresso si aprì…distruggendo la magia di
quel momento.
Quasi
fossimo colpevoli di qualche cosa ci allontanammo e Isabella chiamò subito
Eleonor perché ci raggiungesse e l’aiutasse a sollevarmi da terra.
La
governante non disse nulla. Obbedì sorpresa, guardandosi intorno in cerca di Rose.
-
Aiutami,
mettiamolo sul divano. –
Quella
frase mi catapultò nella mia orrenda realtà…”mettiamolo sul divano”…come un
manichino di pezza.
Mi
sentii il mezzo uomo che ero e ciò fu sufficiente a risollevare le mura dietro
al quale vivevo sempre.
-
No!
La mia sedia andrà bene. – La voce dura.
Ero arrabbiato con me stesso per aver ceduto a
qualcosa che non poteva essere e non con lei…
Mi
sistemarono sul mio aggeggio infernale e girandomi verso lo studio feci scorrere
le ruote che strisciarono silenziose sul parquet.
Chiusi
la porta alle mie spalle e imprecai contro me stesso.
Isabella
mi chiamò da dietro la porta.
-
Edward,
va tutto bene?! – Non mi sembrò una domanda…o forse lo era, risposi comunque.
-
Tutto
ok…Lasciami solo…- Un istante di pausa…pesante…sofferto.
-
Ti
prego…- Conclusi.
Sentii
la sua mano scorrere sul legno della porta graffiandolo…e poi i suoi passi lenti allontanarsi.
Ero
un idiota.
Passai
la lingua sulle mie labbra….e mi parve di impazzire.
E' vero Edward sei un idiota! Lei è lì e non chiede altro di amarti e di essere ricambiata. Vuole stare vicino a suo marito, e l'amore non è solo appagamento nell'atto esclusivamente fisico, è composto da tante ed infinite sfaccettature.....LO VUOI CAPIREEEEEEEEEEEEE ...... e si richiude in se stesso.
RispondiEliminaPovera Isabella.....
Tutto il capitolo è veramente coinvolgente e tu sempre più brava con le parole e le tue descizioni sono vellutate e scivolose..... BRAVA
BACI
Quest'uomo mi sta stremando!!!! Brava Fra ... Edward ... ti lascio il biglietto da visita di una collega brava!!!!
RispondiEliminaedward sei uno stronzo,ma quando la smetti di fare il bambino lei sta li che ti ama e ti desidera nn solo x il lato fisico ma perchè vuole sentirti di nuovo vicino. SVEGLIATIIIIIIIII.
RispondiEliminaEdwaaaarddddd ma alluraaaaa!!!! Speriamo possano ritrovare la magia di quell'attimo.....grazie Fra e' bellissimo come sempre...questi capitoli scorrono davanti ai miei occhi come un film , sei bravissima,kiss
RispondiEliminaOddiooo ma stà Eleonor non poteva arrivar mezz'ora dopo uff :-( mi è piaciuto molto questo Edward che finalmente si è lasciato andare con Bella dopo taaaanto tempo peccato però che alla fine è uscito di nuovo l'Edward che non capisce un piffero e che travisa sempre tutto...Comunque sono contenta che in questo capitolo non ci sia Rose e spero di non leggerla neanche nel prossimo hihiih lo sò sono un pò cattiva co lei ma a me non piace..Complimenti Frà bel capitolo ;-)
RispondiEliminaGli ultimi due capitoli sono veramente emozionanti, si assapora tutta l'angoscia di un uomo che vorrebbe tornare a vivere ma ha paura di farlo come se lasciarsi andare diventasse una colpa. Meraviglioso, davvero!
RispondiEliminaE la miseria che sfortuna nera!!!! Ma povero Edward!!! E poraccia Bella....Francies...fa qualcosa ti prego...dai un'ora a diritto a questi due poveracci così ne godiamo pure noi!!!
RispondiEliminaSplendida come sempre! Baci
Fraaaa tu mi farai morire, in un momento mi fai arrivare sulle stelle e poi mi fai risprofondare nel baratro più buio, questa storia mi prende sempre di più, non vedo l'ora di leggere il seguito!!! sei bravissima, ed ogni giorno sempre di più... un bacione
RispondiEliminanoooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!nn può finire così!!!!già stavo assaporando ilsapore della loro riunione!!!!!-forza Eddino mio forzaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!Brava Francies ....sei una "cospargitrice" di emozioni!!!!!!!!11
RispondiEliminaCazzarola!!! Qui ci fai morire!!! Troppo brava a descrivere ogni dettaglio..fuori e dentro le loro anime...MI COmplimentoooo!!! :)))
RispondiElimina"Edward sei un idiota..."
RispondiEliminaEcco, qui, in questo capitolo, la sofferenza, la voglia dell'avere di nuovo sua moglie, di sconfiggere il male che si porta dentro da troppo tempo.
Un uomo che saprà combattere, io ne sono certa! Continuo, e credimi, è tutto meraviglioso! elisa.
...sono senza fiato per l'emozione.... Eva
RispondiElimina