Capitolo
12 – Edward
Stavo
ancora sognando quando Rose venne a svegliarmi.
Sensazioni
dolci…risate lontane…in luoghi che mi parvero familiari.
La
forte luce che entrò dalla finestra
all’improvviso li dissolse, lasciando al loro posto la solida realtà.
Il
sapore delle labbra di Isabella però sembrava vero…
Leccai
le mie per sincerarmene…ma era solo un’amara fantasia.
Lasciai
che scivolasse via e sollevai le palpebre.
- Buongiorno Edward.
–
- Ciao Rose. – Le
membra intorpidite, un dolore al collo.
Mi
stiracchiai allungando le braccia e di riflesso…inaspettatamente…il muscolo della
gamba destra si contrasse.
Lasciai
sfuggire un gemito...più di sorpresa che di dolore e lei fu subito sopra di me.
- Che cosa succede…ti
fa male? –
Mi
tastava le gambe per vedere se fossero nella posizione corretta e con mano
esperta le sistemò massaggiandole. Non appena sfiorò il punto dove avevo sentito
lo spasmo la gamba sussultò ed entrambi ci guardammo cercando una risposta.
- Sei stato tu? – Ero
immobile…come fossi in attesa della scossa di assestamento.
- A quanto pare si!
Riprova…dai, toccami! – Rose sorrideva emozionata.
- Qui? –
Ancora
una volta …anche se in modo impercettibile, la gamba si mosse.
Sembrò
eccitata.
Lo ero io più di lei.
- Dobbiamo chiamare
il medico. Il Dottor Hale deve assolutamente sapere. – Gli occhi le brillavano.
Fece
per allungare la mano verso il cassetto del comò, accorgendosi del cellulare
riposto sul ripiano.
Si
voltò verso di me chiedendosene il motivo.
Conoscevo le sue espressioni e non servivano
parole per capirci.
- Ho chiamato mio
fratello. Ha avvertito lui il Dottor Hale, Verranno insieme questa mattina per
un controllo. –
Era
perplessa.
- Non capisco, mi
sono persa qualcosa? –
Sembrava leggermente offesa del fatto di non
essere a conoscenza di questi dettagli.
- Perdonami Rose …non
potevi sapere. –
- Che cosa dovrei
sapere? –
Aveva incrociato le braccia sotto al seno,
sollevandolo un po' nel movimento e posato il peso su un fianco attendeva le mie
risposte.
Era splendida.
La
luce del Sole accendeva il caldo colore biondo dei capelli illuminandola. Li
aveva raccolti in alto valorizzando il viso perfetto…senza un filo di trucco. La
scollatura metteva in risalto il tenero solco tra i seni e senza volere mi ci
soffermai.
Fu un attimo.
Lei se ne accorse e a disagio cambiò subito
posizione.
-
Ieri
sera…non chiedermi come sia successo, non lo so proprio… sono riuscito a
muovere il piede. –
- Che cosa? – Si
sciolse subito e venne vicino a me.
-
In
realtà non è che lo abbia voluto…si è mosso e basta. –
Non ricordavo chiaramente quel momento,
sapevo solo che il piede non era al suo posto e che a farlo non potevo che
essere stato io.
- Stavi cercando di
alzarti? Solitamente è un riflesso condizionato dal desiderio di mettersi in
piedi. – Parlava concitata.
- Non lo so Rose…non
connettevo. Ero fuori di me. –
La
vidi gettare uno sguardo veloce al letto accanto al mio.
Era
intatto e questa cosa poteva voler dire molte cose.
Mi
ero accorto del fatto che Rose non amasse particolarmente parlare con Isabella
e di come evitasse di incrociarla allontanandosi da casa quando sapeva che
sarebbe tornata.
Non avevo mai indagato sulla ragione di tutto
questo…e preferii continuare a farlo.
- Capisco. – Fu tutto
ciò che disse…e gliene fui grato.
- Beh! L’importante è
che ci sia finalmente un miglioramento e sono sicura che più tardi i
medici ne daranno conferma. –
Lisciò
il camice scorrendo le mani sulle proprie forme.
Era un rituale che ogni volta faceva prima di
comunicarmi quello che aveva intenzione di propormi.
Rimasi
ad osservare le sue dita scivolare lente…quelle piccole e delicate mani che da
mesi erano le uniche a toccarmi.
Cercai
di distrarmi sollevando le coperte.
- Sarà meglio
prepararsi. Allora Edward, quando hai
detto che verranno? –
Sollevai
gli occhi sulla sveglia accanto a me sospirando.
Erano
quasi le nove e nel giro di poco Jasper sarebbe arrivato.
Era
sempre stato uno scapestrato e ,al contrario di me, ancora continuava ad
esserlo. Quando eravamo ragazzi uscivamo la sera con gli amici e puntualmente
rientrava all’alba, il più delle volte ubriaco. Questo non aveva minimamente influito sulla resa
della sua mente brillante che in pochi anni lo aveva fatto arrivare dov’era.
Incontrare
Alice lo aveva per molti versi cambiato, ma il suo animo ribelle era rimasto intatto
e per averlo con sé quella dolcissima ragazza era dovuta scendere a qualche
compromesso.
Lui
l’aveva sposata e le aveva dato un figlio…e lei in cambio non interferiva con
il suo bisogno saltuario di evasione.
Nonostante
questo sembravano felici…e affiatati e osservarli aveva ispirato molte delle
mie storie più riuscite.
- Dovrebbero essere
qui a momenti…accidenti quanto ho dormito…dammi una mano ti prego. –
Mi
aiutò a sollevarmi.
Mentre
mi stringevo a lei per permetterle la manovra, il campanello suonò.
Ci
voltammo insieme, sfiorandoci il volto…gli occhi nei miei.
Le
labbra ad un soffio …potevo sentire il profumo dolce del suo respiro…intrecciato
all’aroma di fresia ed iris che come sempre l’accompagnava…Cloè.
- Andrà ad aprire la
governante… - Sussurrai.
Pausa. Solo respiri.
- Oggi non c’è …ha
chiesto un giorno di permesso. –
Balbettò
passandosi la lingua sulle labbra…e mordendole subito dopo.
Mi
eccitai.
Ero
avvolto dal suo corpo morbido…dall’odore della sua pelle…dal suo respiro
accelerato….e come uno scemo sorrisi.
Lei fece altrettanto e poi rise in modo nervoso.
- Lo trovi buffo? – Scherzai,
cercando di stemperare quel momento di imbarazzo.
- Ti prego non farmi
ridere o rimaniamo così fino al tramonto…perdo le forze.-
Mi
sedette a fatica sulla sedia quasi cadendomi addosso e poi tornò a lisciarsi il
corpo al solito modo, sembrava che d’un tratto tutto di lei mi eccitasse…e la
cosa mi piaceva….la assecondai. Non mi sentivo così da una vita.
- Vai…io ti seguo.-
Le guardavo il fondoschiena deliberatamente…desideroso
di capire se in me ci fosse ancora quello stimolo primitivo.
-
In
mutande?-
- Ti prego…è mio
fratello. Non c’è niente che non abbia visto di me.-
- Si, ma ci sono
anch’io…- Sembrava a disagio, ma continuava a camminare.
-
Oh
andiamo….apri quella porta. –
Mi spingevo con le braccia, mentre le mie
gambe, pallide e magre per la forzata immobilità, rimanevano in bella mostra.
Rose si schiarì la voce, afferrò la
maniglia e aprì con decisione.
-
Buongiorno
Dottor Cullen, Dottor Hale….prego, accomodatevi. –
- Buongiorno a voi…-
Il
tono di Jasper si fece suadente non appena la vide.
Puntò lo sguardo sulla scollatura di Rose che per pudore la coprì appoggiandovi la mano.
Puntò lo sguardo sulla scollatura di Rose che per pudore la coprì appoggiandovi la mano.
- Ciao
Jasper…Buongiorno Dottor Hale. Felice di vedervi. –
Il
giovane medico al fianco di Jazz mi venne incontro tendendomi la mano.
- Edward, la vedo in
forma. –
- Come vorrei fosse
vero…- Gliela strinsi in modo deciso.
- Siamo qui per
verificarlo no? -
- Ehi
fratello….abbiamo interrotto qualche cosa? – Sorrisi.
L’ironia
nelle voce di Jasper fece arrossire la povera Rose che con un breve cenno fece
loro strada verso il salotto. Non era cosa solita condurre una visita
direttamente in casa dei pazienti, ma essere il fratello del Primario giocava a
mio favore.
- Questa casa è
sempre uguale Eddy…non sei stanco di stare sempre qui dentro?-
I
suoi modi non erano dei più ortodossi, ma sapevo bene che dietro quell’ironia
grossolana lui stava facendo il suo lavoro…e lo faceva bene.
- Chiamerò un
arredatore va bene? Non voglio che tu debba sopportare tutto questo nelle
poche…sporadiche …quasi nulle…volte che vieni a trovarmi. –
- Vuoi fare lo
spiritoso eh? Bene…molto bene. Perchè dopo che ti avremo rivoltato come un calzino
sarà l’unica cura che ti darò. Dovrai uscire di qui e andartene a divertirti da
qualche parte. Non mi importa dove, purchè cambi aria.-
Pensare
di uscire di casa mi spaventava a morte e quei tre mesi passati ad osservare
l’inverno dalla finestra non avevano fatto altro che convincermi a non farlo.
- Lo vedremo Jazz…lo
vedremo. – Risposi afflitto.
Quando
mi si prospettava l’idea di agire diversamente da come ormai ero abituato a
fare, mi veniva spontaneo rinchiudermi nei miei silenzi, dove nulla cambiava
mai e dove mi sentivo protetto. La paura piegava ogni mia volontà e lasciarsi
guidare ovunque questa mi portasse era la soluzione più comoda.
- Allora direi che
possiamo cominciare. –
Il
giovane Hale era ansioso di procedere. Jasper lo seguiva personalmente perchè credeva
molto nelle sue potenzialità e lo considerava un degno erede di tutto il suo
lavoro.
Ci
spostammo nella piccola palestra dove le attrezzature avrebbero permesso di
verificare lo stato delle mie funzioni motorie e la reattività del tono muscolare.
Ogni
esame diede un esito più che positivo.
Con le dovute stimolazioni entrambi gli arti
reagirono agli impulsi.
Anche se in modo blando, la sensazione di
sentire le mie gambe mi fece quasi piangere e alla fine delle prove Jasper
volle parlare in privato con me.
- Sentimi bene Eddy.
Come hai visto tu stesso i miglioramenti sono in corso e sono sicuro che ti
rimetterai in piedi…ma….-
Fece una pausa e mi costrinse a guardarlo
seriamente.
- Quello che stai
facendo non basta. –
- Che cosa vuoi dire?
–
Sapevo
dove voleva arrivare, ma lasciai ugualmente intendere di non esserne
consapevole.
- Devi uscire da
questo circolo vizioso che ti sei creato e affrontare quello che c’è lì fuori.
Hai bisogno di stimoli esterni o sarà tutto inutile,lo sai. –
Abbassai
gli occhi. Non ero pronto ad affrontare questa cosa e oltretutto non sapevo
nemmeno come fare.
- Lo so Jazz. –
Lo
assecondai per impedirgli di insistere con quel discorso, ma lui mi conosceva
abbastanza da capire che stavo fingendo.
- Non è vero…non lo
sai. E dimmi, come stanno andando le cose con Bella? Le stai dando la
possibilità di aiutarti a risolvere l’altro
problema?-
Come
al solito andava dritto al sodo senza tergiversare e colpiva dritto al segno.
- Non è facile.
Sembra che l’effetto sia contrario. –
Quasi
non mi andava di parlarne, ma dovevo farlo.
- Cosa intendi? –
- Beh…Il pensiero di
non poterle dare quello che avevamo prima mi inibisce al punto che …insomma…ho
il rifiuto. E la… allontano.-
- Ma ci hai provato?
Intendo dire… veramente?-
- Non gliel’ho
permesso. –
Mi
rigiravo una penna tra le dita, trovata sopra la mia scrivania. La riconobbi.
Hotel Montego Bay…era la scritta riportata sopra…il nostro viaggio in Jamaica.
La riposi dove l’avevo trovata rifiutandomi di ricordare.
- Al diavolo Edward e
come pensi di fare allora? Ti prendi una bambola gonfiabile? Oppure potrei
mandarti una escort…ne conosco un paio che farebbero resuscitare anche i morti.
–
- Finiscila Jazz…non
mi va di scherzare. –
- Allora è tempo che
tu ti dia da fare o finirai per perderla veramente. Il tuo è soltanto un blocco
mentale, l’incidente non centra nulla. Hai sempre detto che come con lei nessuna
mai nella tua vita e questo ti dovrebbe bastare. Oltretutto Isabella ti ama…e
su questo non vi sono dubbi. Non è così? –
Vacillai
sulla risposta.
Sentivo ancora il suono familiare della voce di Isabella.
Giurava di amarmi ancora, ma la verità che
nascondeva alimentava i miei dubbi a riguardo….facendoli apparire come certezza.
Non
sapevo più quale fosse la realtà.
- Non lo so …io..-
- Smettila di dire
cazzate. Ne sono più che certo. Ma si può sapere cosa vuoi veramente? Sei
davvero disposto a perderla? –
Immaginare
la mia vita senza di lei mi parve follia.
Incontrarla
aveva reso splendente tutto ciò che mi circondava ed ora che mi era lontana
quella luce si era spenta.
Non
avevo osservato la cosa in quel senso…mi ero solamente lasciato travolgere dal
buio.
Mi
mancava il suo calore, ma non trovavo via d’uscita a quell’orrenda situazione
in cui versava la nostra vita.
- No Jasper…perderla
è l’ultima cosa che voglio. –
Lo
guardavo implorando l’aiuto che doveva invece venire solo da me.
- Quindi devi agire…e
lo devi fare in fretta. Fatti coraggio e avvicinati a lei. Ti parlo da fratello
e non da medico. Una volta che vi troverete
tornerai a sentirti
completo. –
Mi
diede una pacca sulla spalla e tornò al suo umore scherzoso.
Maledii la mia debolezza e cercai di
riscuotermi.
- Vogliamo brindare?
– Mi sforzai di sorridere, anche se la paura mi stava già trascinando al buio.
- Certamente.-
Raggiungemmo
gli altri che conversavano tranquillamente seduti nel salone. Rose sembrava a
suo agio nel ruolo di ospite e quando ci vide arrivare si alzò venendoci
incontro.
Le
chiesi di prendere una delle bottiglie migliori che conservavo gelosamente
nella mia riserva personale e Jasper fu felice di accorgersi che in fatto di
vini fossi ancora un intenditore.
- Ho una proposta
fratello. E’ quasi ora di pranzo, ti andrebbe se uscissimo tutti insieme? Ti
proporrei un posticino qui vicino che cucina piatti davvero unici…e..-
- Non credo sia una
buona idea…Non adesso…-
- Invece credo che lo
sarebbe perchè vedi…-
- Non insistere!!- La
risposta fu secca. Definitiva. Mise a tacere il suo entusiasmo e accelerò il
mio bisogno di alcol.
Ingoiai
l’intero bicchiere di vino fresco, facendo schioccare la lingua che sentivo
intorpidita per l’agitazione.
- D’accordo…allora
noi togliamo il disturbo e vi lasciamo soli. –
Rose
si era accorta del mio cambio d’umore e fu lei ad accompagnarli alla porta.
Prima di uscire Jasper si voltò dalla mia parte.
- Ricorda quello che
ti ho detto Edward. Conto su di te. –
Alzai
i pollici e strizzai l’occhio come si faceva da ragazzi e rimasi ad osservarlo
andarsene, mentre l’ansia ricominciava a montarmi dentro.
Troppe
cose tutte insieme.
La
discussione con Isabella…
Il
risveglio improvviso delle mie gambe…
La
paura di non farcela..
Gli
ultimatum di Jasper.
Mi
versai un altro bicchiere e lo trangugiai senza pensare che Rose fosse in
quella stessa stanza ad osservarmi.
- Edward…perché non
sei felice? Dovresti esserlo. Ce l’abbiamo fatta.-
La
guardai.
Nello
sguardo c’era gioia sincera per aver
contribuito al mio piccolo successo ed io bevevo pensando solo a me
stesso…senza dare il giusto peso a tutto quello che aveva fatto lei per me. Le
sorrisi di cuore, mentre l’alcol cominciava ad entrare in circolo sciogliendomi
la lingua.
- Oh Rose…dimmi…cosa mai
sarei senza di te! –
Riempii
anche il suo bicchiere e porgendoglielo la invitai ad un brindisi.
Si
avvicinò e mi sedette accanto. Rimase in silenzio e sollevando i calici
festeggiammo quel piccolo successo che per me rappresentava un nuovo inizio.
- Sono felice Rose,
felice di averti vicina. Non sai quanto ti sia grato di tutto ciò che fai . Sei una buona amica e non sarei dove sono senza il tuo aiuto. -
Allungai
la mano cercando la sua. Fu un gesto innocente e lei fu lieta di donarmela.
Trattenni quelle dita fresche tra le mie e subito mi sentii più leggero. Starle
vicino mi dava la pace che altrimenti non avrei trovato mai ed in cuore mi resi
conto di volerle bene.
Parlammo
di tutto.
Alla
prima bottiglia se ne sostituì un’altra, presa senza che Rose se ne accorgesse,
mentre preparava qualcosa da mangiare.
Era
da tempo che non mi sentivo così bene.
Rimasi
poi al pianoforte per quasi un’ora.
Lasciai
che l’alcol mi portasse lontano, al tempo in cui nulla mi spaventava..tranne la
solitudine.
Ora
era la mia unica compagna…insieme a Rose.
Sorseggiai
l’ultimo calice.
Cercai
Rose, che come il suo solito si era eclissata lasciandomi il mio tempo.
La
trovai nella stanza da bagno.
Aveva
preparato la vasca.
Accaldata
stava sistemando tutto intorno quel che mi sarebbe servito. Sembrava di buon
umore, il vino l’aveva disinibita e aveva scherzato con me tutto il pomeriggio.
- L’avevo
dimenticato…mancava il bagnetto. - Ironizzai un po’ sbronzo.
La
testa mi girava ancora e avevo una gran voglia di ridere.
- L’ultimo sforzo e
poi per oggi hai finito. Vieni qui che ti do una mano.-
- Non credo di
farcela sai? Preferirei andarmene a letto come sono. –
- Non se ne parla
proprio. Non te lo permetterò. Vieni qui!- Sorrideva.
Si
era tolta gli occhiali, appannati dal vapore che aleggiava nella stanza
rendendola quasi soffocante. I capelli le scendevano a piccoli ciuffi sulla
fronte sudata e si era tolta il camice per muoversi meglio. L’abito nero che
indossava non aveva niente di sexy…ma le linee morbide che lo riempivano
accendevano le mie fantasie.
Mi
avvicinai.
Cominciò
a spogliarmi…senza fretta.
Blateravo
cose sciocche.
Lei
rideva leggera delle mie battute.
Osservavo
i suoi movimenti.
Sentivo
il tocco delle sue dita familiari scorrere sul corpo.
Alcune
note si diffusero nella stanza.
Aveva
pensato anche a quello.
Le
appoggiai la mano sulla spalla minuta.
Con
l’indice le sfiorai il collo…seguendone le curve.
Linee
immaginarie che portavano all’adorabile fossetta alla base della gola.
La
immaginai sotto quegli abiti…vestita solo della sua pelle.
Era
perfetta.
Non
disse nulla…ma mi sorrise innocente.
Sentivo
qualcosa dentro…un richiamo che mi invitava a toccarla…di più.
Si
sollevò impedendomi di farlo e rimasi ad osservare, come immagini rallentate,
gli angoli delle sue labbra che pian piano si sollevavano.
- Hai un sorriso
bellissimo, lo sapevi? -
Era
leggermente alterata dall’alcol e gli occhi le brillavano più del solito.
Liberi
dalle spesse lenti sembravano molto più grandi.
Quel
blu intenso mi ricordò i cieli estivi.
- Non scherzare. Lo
so che hai bevuto un po’ troppo. –
- No no…non scherzo,
sei proprio bella. –
- Mmm grazie….anche
tu! –
- Dici?- Scoppiai a
ridere e lei con me.
Ero
nudo, ma non avevo la forza di vergognarmene.
- Mi devi aiutare mia
cara Rose, perché proprio non mi reggo in piedi. –
Riscoppiai
a ridere dell’assurdità della battuta.
- L’hai capita?-
aveva le lacrime agli occhi dalle risate e non era mai stata tanto bella come
in quel momento.
Mi
avvolse sollevandomi e quasi mi trascinò fino al bordo della vasca.
Godetti
del morbido contatto. Non riuscivo a non ridere.
Mi
sedetti un po’ in equilibrio precario.
- Che occhi grandi
che hai Rose…-
- E’ per guardarti
meglio…. – Mi fece il vocione da lupo e scoppiammo a ridere da matti e nella
concitazione scivolai all’indietro, dentro la grande vasca, aggrappandomi alle
braccia di Rose che inciampò a sua volta cadendo in acqua sopra di me.
- Oddio…forse non è
proprio il momento giusto per dirlo Rose, ma non mi sono mai divertito tanto in
vita mia. –
Annaspava
cercando di non pesare sopra di me.
Ancora rideva, mentre la stringevo fingendo di
aiutarla.
Il contatto del suo corpo sopra al mio fu
devastante.
Mi
parve all’improvviso di sentire ogni muscolo reagire e la toccai.
Sfiorai
quasi per caso il seno nel tentativo di aiutarla a rialzarsi e quando si
aggrappò al bordo per sollevarsi grondante la spinsi dal basso coprendo con
l’intera mano quel sedere da sogno.
Sembrava
che la cosa la divertisse…ma dietro a quei sorrisi colsi qualcosa di più. Notai
come mi guardava quando credeva che non la vedessi…e il fatto che la mia nudità
non le creasse nessun disagio.
Non
avevo vergogne nei suoi confronti.
Era
come se mi conoscesse da sempre.
- Mi dispiace tanto,
non volevo perdonami. – Mi giustificai.
- Abbiamo fatto un
disastro. – Uscendo aveva allagato il pavimento.
- Di questo non mi
importa, ma stai bene? Ti sei fatta male? – Il tono rimase ilare…il vino stava
facendo la sua parte.
- No, assolutamente…e
tu? Ti sono caduta proprio addosso. –
- Non me ne sono
nemmeno accorto. –
Ci
guardammo e la situazione era talmente comica che non potemmo che riprendere a
ridere come due sciocchi.
Mi
lavai in fretta e ancora tutta bagnata mi aiutò ad uscire maledicendosi per la
malaugurata idea.
- Ora sei a posto.
Mio dio guarda che roba. –
Si guardava il vestito incollato al corpo
senza capire quanto mi costasse stare lì a guardarla senza allungare le mani.
- Ti devi
assolutamente cambiare. –
Avrei
preferito che lo togliesse e basta.
- Non ho niente con
me, proprio ieri ho portato a casa il cambio di abiti e quindi non ho nulla,
maledizione.-
- C’è un armadio
pieno di vestiti di Isabella di là, trova qualcosa che ti vada bene. –
- Non credo di
potere. –
- Ti do io il
permesso. Anzi è un ordine. –
- Allago anche il
resto della casa se esco così. –
Sembrava
appena uscita dalla copertina di un calendario sexy. Mi costrinsi a non
farglielo capire.
- Togliti tutto
dai…lì ci sono gli asciugamani. Ti avvolgi in uno di quelli e vai di là.
Sbrigati che stai colando dappertutto.-
- Si…Tu girati però.
–
- Ma certo scusa. –
Mi
voltai verso al finestra.
Fuori ormai era buio.
Sentivo
lei armeggiare dietro di me.
Movimenti
veloci. Ridacchiava.
- Questa situazione è
da pazzi…mio dio. Sono imperdonabile. –
L’effetto
del vino stava svanendo e la lucidità la riportava all’ordine.
- Jasper ha detto che
ho bisogno di distrarmi…beh…non so se intendesse questo, ma funziona. –
Esplosi
a ridere, mentre mi godevo ogni istante di quel che accadeva dietro di me…riflesso
nel vetro un po’ appannato.
- Non facciamoglielo sapere
ti prego. –
- Ok…-
Era uscita veloce, in punta di piedi, privandomi
dello spettacolo al quale stavo assistendo.
Passai
la mano tra i capelli sospirando.
Chiusi
gli occhi un istante assaporando quel senso di benessere e ripensando alla situazione
buffa scoppiai nuovamente a ridere.
Quando
li riaprii Isabella era davanti a me.
Rimasi
allibito dalla sua faccia.
- Ciao. – Fu quel che
mi venne da dirle.
Quando
Rose apparve accanto a lei con l’abito che le avevo regalato l’anno prima realizzai
la situazione…
Mi
sentii un idiota.
Mi
guardavano entrambe….non seppi che dire….
Mio Dio!!! Che passaggio ganzissimo!!! E' vero, a volte servono momenti con altre persone che sanno aiutarti meglio di chi ti sta accanto...spesso è molto terapeutico...qui non manca nulla, sensualità, sofferenza, imbarazzo, comicità, umorismo, rabbia, felicità....brava Francies, sei proprio una gran maestro d'orchestra!!!
RispondiEliminaBenissimo ora mi fa commentare! Come tu ho già. Detto... Uno dei miei capitoli preferiti ! Scritto magistralmente...mi hai lasciata agonizzante... E desiderosa di avere di più... Molto di più ! Questo Edward mi piace tanto ... Con le sue fragilità e i suoi dubbi ... Spero si lasci andare! Brava! Mi stai stuzzicando da morire!
RispondiEliminaBrava Fra, che capitolo emozionante adesso voglio proprio sapere cosa diranno a isabella che in quel momento si sente molto umiliata e festeggiare con lei e nn con la moglie mi fa pensare...ama isabella ma è attratto da rose!
RispondiEliminawow... che dire... splendido!!!
RispondiEliminaNo, no...non ci siamo...ecco che mi diventa un altro qualsiasi Edward...ma forse meglio...il MIO non si tocca!! Stupendo Francies...scritto da Dio...troppo brava...
RispondiElimina