mercoledì 14 dicembre 2011

CAPITOLO 8

Cap 8 – Isabella




Cap 8 – Isabella


Cercavo di visualizzare il mio obiettivo, così come facevo quando affrontavo le difficoltà nel mio lavoro, ma il dolore al petto, dovuto all’ansia per l’inattesa sorpresa, mi impediva di metterlo bene a fuoco e i contorni  appannavano.
 Nascosi quella sensazione di caduta libera dietro ad un sorriso stirato che per quanto mi sforzassi di rendere naturale era più simile ad una smorfia. Edward mi seguì fino al tavolo della cucina. 
 Senza troppo entusiasmo si mise al suo posto. 
Il volto era una maschera inespressiva e gli occhi tenuti bassi non mi davano modo di capire quale fosse il suo reale umore in quel momento. Conoscevo a memoria ogni più piccola pagliuzza dorata del suo sguardo di mare assolato e ne sapevo leggere le profondità più limpide e nascoste, come se a parlare quella lingua fossi soltanto io.
Ma non succedeva ormai da tempo.
 Edward non me ne dava la possibilità.
 Lontano anni luce da me, sembrava ignorare quanto io soffrissi ed era proprio questa sua freddezza che più profondamente mi feriva.
 L’immagine di Rosalie faticava a lasciare la stanza. 
Come una presenza in carne ed ossa rimaneva ferma in piedi tra noi a collassare ogni nostra risorsa, impedendoci di ritrovare quell’attimo di armonia che c’era stato poco prima nel salone.
Ancora tremavo per quell’apparizione improvvisa…inaspettata.
Ero divorata dalla gelosia.
 Sapevo quanto la mia fosse soltanto una folle e spietata vendetta, dettata da un doloroso incubo di cui entrambi non avevano colpa, ma in me si era risvegliato un qualcosa che mi faceva pensare di non essermi sbagliata e che se tenevo a riavere Edward non dovevo sottovalutare. 
Le ero grata per quello che aveva saputo fare per lui, ma il mio sesto senso era vibrato e il mio cervello continuava ad elaborare quel sentore come pericolo. 
Edward era la mia vita e non le avrei permesso di rubarmene nemmeno una piccola parte. 
Ogni cosa di lui era immensamente preziosa per me.
-      Hai fame? – Mi spostavo dal piano della cucina al tavolo con ciotole e piatti già predisposti. Sapevo che vedermi girare intorno lo infastidiva. Quando cenavamo voleva che rimanessi seduta con lui…e così feci, come un tempo. Tutto avrei fatto pur di donarci un attimo di normalità.
-      Un po’. –
 Sollevò lo sguardo un  istante, quel tanto che mi permise di morirci dentro. 
La luce dei suoi occhi mi mancava come l’aria e dovermene privare significava soffocare.
-      Ho preso la carne dal macellaio pazzo, te lo ricordi? –
Sorrisi cercando un varco in quello spesso muro tra noi.
 Lui era bellissimo nel suo pullover nero.
I capelli scomposti e ancora umidi. 
Il profumo di lui che mi ubriacava più del vino che stavo sorseggiavo distrattamente. 
Rimasi rapita dai dettagli di lui che amavo.
Gli inconsapevoli gesti che faceva senza volere.
Che conoscevo a memoria. 
Il sapore dolce di quel momento mi appagò di tanta attesa.
-      Si, me lo ricordo. – 
Accennò una sorta di sorriso pure lui e incalzai.
-      Oggi il negozio era affollato e allora sai che ha fatto? Sulla porta ha affisso un foglio di carta grezza con su scritto “Non c’è più posto”. Chi provava ad entrare lui lo cacciava col coltello in mano. – 
Con notevole impegno mi sforzavo di essere frivola e leggera, di spezzare quella tensione palpabile che ci impediva di comunicare e seppure a fatica la cosa a frangenti sembrava funzionare.
-      E’ …davvero pazzo. – 
Mi accorsi di quanto gli costasse rivolgersi a me,
di come faticasse ad aprire una breccia in quella spessa corteccia che lo avvolgeva. Apprezzai quel piccolo sforzo, sentendomene lusingata.
-      Tornando sono passata per il parco e sembra che stiano allestendo il gazebo per il concerto di primavera. Come l’anno scorso. – 
L’allusione all’anno precedente e alla nostra dolcissima fuga notturna che ci aveva portati proprio a quel concerto sembrò addolcirlo. 
Misi da parte gli indugi e tentai la sorte tra un boccone e l’altro, gettando come se fosse nulla un’idea che mi era appena balenata. 
Gli versai del vino rosso nel calice di cristallo.
-      Ti piacerebbe che ci andassimo insieme? Tu ed io? Lo vorrei tanto. –
Mi guardò come non faceva da tempo, inclinando la testa in quel modo tutto suo, mentre tra le labbra appena schiuse si profilava quel sorriso candido che mi rapiva ogni volta che lo vedevo sorgere. 
Era dolcissimo e rimasi dolorosamente a guardarlo, mentre decideva se dare un’opportunità o meno a questa mia richiesta inaspettata.
Deglutì trattenendo le parole e a disagio cercò un diversivo passandosi le lunghe dita tra i capelli.
L’indecisione era un palliativo per non dover parlare. 
Farlo con me era diventato un doloroso ostacolo, difficile da superare. Sembrò quasi che stesse cedendo alle mie richieste….volli tentare la sorte.
Allungai la mano scivolando sulla candida tovaglia, avvicinando quelle dita che desideravo tra le mie come un premio.
Non mi ero mai sentita così insicura come in quel momento, ma il pensiero di poter di nuovo sentire la sua pelle sulla mia, quel calore familiare, quel velluto caldo che sapeva avvolgermi e farmi volare…mi diede il coraggio.
-        Edward, ti prego! – 
La mia voce era cambiata…soffocata dalla paura che mi rifiutasse. Imploravo la sua attenzione…e tra un respiro e l’altro cercavo di affrontare il verdetto.
-      Potremmo cenare in quel localino accanto alla fontana, dove abbiamo fatto amicizia con quel cameriere italiano che ci ha regalato la bottiglia di vino, ricordi?- 
Liberavo quelle parole incastrate tra i denti, incespicando di quando in quando come se fossero scalini sconnessi. Ad ogni sillaba il suo volto cambiava…e mi persi, annaspando nel tentativo di vederlo cedere.
Afferrai la sua mano accarezzandola con l’altra…rimase passivo.
Subiva in silenzio.
Un vortice di espressioni contrastanti gli si lessero in viso ed io credetti di affogare quando nervosamente si mise a ridere, senza gioia…freddo. Una risata falsa, soffocata poi in un sospiro profondo.
-      Non credo sia una buona idea. – disse.
-      Perché? – 
Calcai la domanda, esigendo una risposta subito. 
Quella vera e non quella che il suo orgoglio ferito gli suggeriva.
- Hai bisogno di uscire di qui Edward, di tornare là fuori. –
 Lo tenevo stretto, mentre le sue dita si irrigidivano ogni istante di più. Dovevo dire tutto quello che tenevo dentro da mesi e che altrimenti, persa l’occasione, avrei trascinato per la vita.
- Ho bisogno di te Edward, non ce la faccio più ad andare avanti in questo modo. I tuoi silenzi mi distruggono e tenermi a distanza non gioverà a te….e neppure a noi. Sono passati ormai più di sei mesi ed è arrivato il momento di affrontare tutto questo come se fosse passato, soltanto passato. Voglio aiutarti Edward, lo voglio veramente…non puoi nemmeno immaginare quanto. Dammi l’opportunità di starti accanto, fallo per me se non vuoi farlo per noi…ti prego. – 
I lineamenti si indurirono e tolse la mano dalla mia presa come se improvvisamente gli desse fastidio il mio tocco.
Il mutamento fu repentino a tal punto che faticai a capacitarmene.
-                  ---    Niente sarà come prima… -
Stringeva i denti e le mascelle vibravano per lo sforzo.
-        ----- Non è vero Edward, io sono sempre io e tu sei tu…io ti amo e voglio potertelo dimostrare. Lasciati amare ti scongiuro..dammi una possibilità. -
Cedette con la testa in avanti stringendo gli occhi ..le labbra una fessura amara. Si voltò per non guardarmi. 
Combatteva chiuso in se stesso quello che mente e cuore volevano separatamente per sé, ma nessuno ne usciva vincitore e la lotta lo sfiniva. Assistevo impotente a quel disastro, cercando affannosamente di salvarlo, ma lente ed inesorabili vidi disfarsi tutte le mie speranze come nuvole al vento e presa da rabbia volli giocarmi anche un ultima carta.
-      Forse è proprio questo che  vuoi. Stare lontano da me. Per poter stare con lei. –
Sussurravo… scrutando se da quelle rigide spalle provenisse un segno di cedimento. Mi accorsi di tremare, mentre il cuore pulsava come un martello nella mia testa.
 Nulla.
Immobile.
Tutto intorno mi sembrò crollare.
Rividi le loro mani unite.
I sorrisi che le rivolgeva ogni giorno…in privato, nel loro isolato mondo dal quale mi avevano esclusa come una nemica.
Immaginai le mani di lei toccarlo.
Prendere quello che era mio di diritto.
Ogni pensiero mi portava lì…nell’incubo maledetto.
Le mani di lui sul suo seno pieno e generoso..
Quelle di lei sul suo membro eccitato.
Realtà e incubo cominciarono a mescolarsi uno con l’altra nel film che scorreva nella mia mente accecata ed elaborai una tale rabbia da sentirmi quasi esplodere.
Urlai senza più freni, sentendo ancora nelle orecchie le risate di loro due su quella spiaggia.
- Rispondimi maledizione. Ho il diritto di sapere se quella donna ora sia più importante di me. –
Si girò improvvisamente, aggrappato con le mani alla sedia come se faticasse a trattenerle. 
La linea dura delle sue labbra e di tutto il volto mi spaventarono al punto di ridurmi al silenzio.
Indietreggiai di qualche passo.
 Negli occhi una sofferenza talmente grande da ferire anche me.
 Ero andata troppo oltre…ma era troppo tardi.
-       Tu non hai nessun diritto di insultare Rose…Tu, proprio tu che… –
Soffocava le urla trattenendole in gola.
Rimasi in silenzio, mentre quelle parole non dette …lente si incendiavano,  conficcate nel mio cuore come carboni ardenti.
Ero immobile…le mani sul viso a proteggermi da tutto quell’odio…senza riuscire a difendermi…sentendo il peso di un’oscura colpa che mi si era incollata addosso e che non riuscivo più a togliere.
Lui sapeva…
Lui mi odiava.
Io mi odiavo…
L’ombra di quel dubbio atroce calò sulla stanza imbrattandomi di vergogna.
Un doloroso sospiro …e poi nulla…
Spinse lontano da me ogni speranza poco prima riposta… allontanandosi in fretta…senza aggiungere altro.
Il cigolio di quelle ruote mi macinarono  il cuore …
Avevo perso….

10 commenti:

  1. Mamma mia che angoscia che mi hai fatto provare .. mi si è strinto lo stomaco, povera Isabella ma anche Edward ... ce la faranno a superare tutto questo? L'amore vince ... quasi sempre.

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  2. Mammamia che sofferenza atroce.....stò male x loro....grandi emozioni Francies grazie, spero che superino questo status!

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  3. Sono distrutta, peggio di Isabella da una parte...ma poi dico come si fa a essere gelosi se si tradisce in un modo così brutto ad un uomo ke nn si può difendere e ke ti ama tanto?????La sofferenza c'è a si sente in tutti e due ...Ed a sbagliato xkè e anche colpa sua ke l'allontana .....Fra ke qst sofferenza nn duri tanto..è un bel chiodo Rose! alla prossima donna

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  4. ecco.... la sofferenza è grande, si percepisce benissimo, sia lo stato d'animo di bella, sia quello di edward. Sono distrutti, ma bella forse è sul sentiero giusto.... la strada è ancora dura e tortuosa però.

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  5. Molto bello Fra, come sempre intenso e serrato (non lo trovo affatto ridondante). I dialoghi sono favolosi e alla fine il risentimento di lui mi è sembrato opportuno e corretto. Ci sono troppi nodi da sciogliere e fare finta che non esistano non è una soluzione ... team Edward all the time!!!!

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  6. Guarda francies,giuro ke se avessi una casa editrice tutta mia te lo pubblikerei!!!!!!!!!!BRAVAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!ke emozioni ke sai trassmettere e che modo di scrivere....wow

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  7. Dio mio che strazio questo capitolo!!! Sai arrivare dritto alle emozioni delle persone descrivendo quelle dei tuoi personaggi!!! Per me è notevolissimo!!!

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  8. accidenti...il tradimento! riescirà a superare questo torto immensa?

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  9. angoscia...tremenda e inesorabile angoscia...

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