Una vita intera non sarebbe bastata a cancellare dalla mia pelle i segni del dolore che stavo provando.
Quella scena viva davanti a gli occhi….
Infilzata come un coltello nella mia testa.
Quell’incubo perverso che riavvolgevo di continuo, rivivendolo come una condanna.
Imbavagliata dalle mie colpe che mi tappavano la bocca.
Solo silenzio intorno.
Il mio pianto… soffocato come se non ne avessi diritto.
Richiusi quella porta lentamente, sentendomi come un ladro in casa d’altri e incapace di sorreggermi oltre, mi appoggiai alla parete del corridoio, lasciando che il peso delle mie pene mi schiacciasse a terra.
Scivolai lenta, aggrappandomi inutilmente a quella parete liscia e fredda come la lastra di una tomba e il tempo sembrò dissolversi.
Fermandosi.
Cancellando il mio passato.
Cancellando il mio passato.
Come piccoli granelli le immagini dei ricordi sgranavano divenendo sabbia.
Mi affrettai a rincorrerli cercando di trattenerli, ma come un virus il processo sembrava inarrestabile.
Scivolavano tra le dita.
Cadevano.
Un’immagine soltanto rimaneva salda.
Come un terribile assassino mi stava uccidendo lentamente.
Un breve tratto della mia vita in cui ero stata me stessa completamente.
L’attimo in cui tutto era cominciato.
Il giorno nel quale, come il Sole in cielo, Edward era apparso ad illuminare la mia vita rendendo quasi inutile….tutto ciò che avevo vissuto prima.
In quegli occhi luminosi mi ero persa e poi ritrovata.
E tutto quel che avevamo vissuto insieme era stata la mia vera vita.
Poi quel giorno…e tutto era finito.
Mi spaventai della piega che avevano preso i miei pensieri.
Cercai di reagire.
Come un automa mi misi in ginocchio e mi trascinai carponi fino al salotto.
Mi raggomitolai sulle ginocchia.
Seduta a terra, accanto al camino.
Il fuoco era spento.
Le braci imprigionavano quel che rimaneva del suo splendore.
Era l’unico punto di colore che riuscivo a percepire.
Tutto il resto lo vedevo in bianco e nero.
Un grigiore sinistro, che come un buco nero speravo inghiottisse anche me.
Fissai lo sguardo oltre il vetro spesso della grande finestra che dava sulla baia. Copriva gran parte della parete ed era la nostra finestra sul mondo.
Edward l’aveva fatta fare apposta .
Ora ci passava le ore davanti.
Sembrava che quel vetro fosse diventato la trasparente gabbia dietro la quale si era rinchiuso.
Era il mondo che ora poteva guardare Edward qui dentro.
Com’era difficile accettarlo.
In un solo giorno le nostre vite erano state distrutte.
Cancellate da quel camion maledetto.
Non volli pensare all’incidente.
Lui non voleva.
Voleva solo dimenticare.
Ma come poteva succedere, se lui per primo me lo ricordava ogni giorno.
Non mi guardava più.
Non mi parlava più.
Non mi ….amava più.
A quel pensiero una lacrima si fece coraggio.
Si lasciò cadere rigandomi il viso.
Morendo sulle mie labbra.
Leccai il sapore salato del mio dolore e chiusi gli occhi.
Lasciai che quell’unico ricordo nitido scorresse dietro le palpebre chiuse.
Si era avvicinato per riprendere Buddy.
Si era piegato sulle ginocchia prendendo la testa del suo cane tra le mani e scuotendolo in modo affettuoso lo aveva fatto guaire di piacere.
Avevamo riso insieme.
Mi aveva guardata negli occhi…e mi ero innamorata.
Subito…come la più naturale delle conseguenze.
Non vi era stato nulla di particolare nel nostro incontro, ma era stata l’immediata alchimia tra noi a renderlo speciale.
Ci eravamo riconosciuti.
Fu così per entrambi.
Mi aveva aiutata ad alzarmi da terra.
Le sue dita mi avevano sfiorata e al tocco ne ero rimasta incantata.
Quelle mani erano state la mia vita e la mia morte.
Il mio inferno e il mio paradiso.
Le sue labbra mi avevano amata come mai nella mia vita.
Ne ero rimasta prigioniera fino, al giorno in cui aveva deciso di privarmene.
Starlo a guardare mi ripagava di ogni altra mancanza.
L’uomo più dolce e sensuale…e splendido, che avrei mai conosciuto.
Mi costrinsi a riaprire gli occhi.
I ricordi facevano troppo male.
L’alba stava colorando la baia.
La nebbia bassa … il cuscino soffice sul quale aveva riposato quella notte la città.
Il Golden Gate svettava tra le nuvole come se vi fosse posato sopra.
Amavo questa città.
Anche lui l’aveva subito amata.
Quando mi avevano offerto di lavorare nel più importante studio legale di San Francisco lui non aveva esitato.
- - E’ la città perfetta per mettere su famiglia…non credi?-
Mi aveva avvolta tra le braccia e tra un bacio e l’altro mi aveva chiesto di sposarlo.
Il suo lavoro di scrittore lo avrebbe potuto fare ovunque.
Gli bastava stare con me.
Gli bastava ci fosse un noi.
Posai la fronte sulle ginocchia e strinsi le mani sopra la testa.
Perché non poteva essere tutto come allora?!
Scossa dai singhiozzi permisi al dolore di uscire e piansi tutte le lacrime che avevo inutilmente trattenuto.
Il tempo passava lento.
Quando sollevai la testa mi sentivo meglio.
Lavata via parte dell’angoscia che mi opprimeva, ero pronta ad affrontare la mia giornata.
Qualcosa doveva cambiare.
Dovevo agire…affinchè qualcosa cambiasse.
Misi da parte i brutti pensieri e con fede incrollabile mi preparai ad affrontare quello che il futuro aveva da offrirmi.
Non intendevo più stare soltanto a guardare.
Volevo essere partecipe degli eventi.
Ancora non sapevo come…ma lo avrei fatto.
Mi alzai a fatica stirando i muscoli indolenziti.
Avevo freddo.
Mi chiusi nel bagno attenta a non fare troppo rumore e dopo una ventina di minuti ero già per strada.
Avevo lasciato una rosa bianca, sopra il vassoio della colazione..
E un biglietto.
Il mio primo passo…
Torna da me.
Ti amo
Tua …Bella
nooooooooo!!spero ke rosaline nn vada in gelosia e tolga la rosa e il biglietto:( mi stavo domandando qnd isabella prendesse in mano la situazione e meno male l'ha capito...come sempre chiara fino in fondo, corto ma ma importante x capire i sentimenti di Isabella. sei grande donna! mery
RispondiEliminaMolto sentito, molto bello e struggente: voglio leggerne ancora!
RispondiEliminaBello, emozionante. Ti ho già detto che è superiore che è maturo..... il tuo metodo di scrittura....
RispondiEliminaE' bello sempre leggerti, i sentimenti come le situazioni riesci a renderli reali, si toccano. Li rendi concreti.
Aspetto il proseguio!
Baci Georgie Duroy
Intenso e bellissimo .. si sente tutta l'angoscia di una donna distrutta dal dolore per quello che è e che forse non vorrebbe essere .... mi piace tanto tanto ... questa è la Fra che mi piace ... continua darling.
RispondiEliminaBello!sei riuscita a farmi percepire il grande dolore che prova lei.....mamma mia....
RispondiEliminasi sente tutto il dolore di lei..tu sei bravissima...
RispondiEliminaScrivi troppo bene...io leggo troppo bene...mistura perfetta! Grazieeee..
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