Cap 3 – Isabella.
Una doccia e un breve sonno non erano bastati a togliere i segni di una notte come quella che avevo appena trascorso.
I lividi nascosti ancora dolevano.
Mi ero recata direttamente in ufficio dove tenevo sempre un cambio d’abito e della biancheria pulita.
Ero distrutta e dopo una breve occhiata agli impegni della giornata avevo deciso di rientrare a casa con un po’ di anticipo.
L’infermiera era in cucina con la domestica che discuteva a bassa voce.
Non si erano accorte che io fossi rientrata e dal corridoio riuscii a carpire parte del loro discorso.
- Il signor Edward è una brava persona. E’ sempre gentile con me.-
Diceva Eleonor, la domestica.
- E’ meraviglioso davvero. Povero ragazzo. Avrebbe bisogno di essere seguito di più dalla moglie. Quella donna è di ghiaccio. Come fa ad ignorarlo a quel modo, quando basterebbe così poco per essergli di conforto. -
Rosalie era la sua infermiera personale dal momento in cui aveva fatto ritorno a casa dall’ospedale e si prendeva cura di lui con grande dedizione.
Giovane e carina, Rosalie si era presa a cuore le sorti di mio marito, tanto da dedicare a lui tutto il suo tempo. Aveva addirittura lasciato il lavoro all’ospedale quando Edward le aveva chiesto di seguirlo e per quanto la cosa mi facesse soffrire, sapevo quanto lui ne avesse bisogno e quanto poco accettasse il mio di aiuto.
Mi ero arresa e avevo lasciato tutto nelle mani di quella bella ragazza bionda che dietro agli occhiali seriosi che indossava sempre, sapevo avere un animo gentile. Con lei sembrava più tranquillo e sereno.
La mattina presto arrivava occupandosi di fargli praticare le sedute di fisioterapia di cui necessitava e, sebbene Edward continuasse a collaborare con scarsa partecipazione, lei non mollava mai, quasi questa cosa fosse diventata per lei una scommessa contro il suo male.
Mi trovavo spesso, prima di uscire al lavoro, a osservarli di nascosto nella piccola palestra che avevamo attrezzata al posto della cameretta che sarebbe dovuta essere per i nostri figli.
Lo vedevo sorridere di tanto in tanto…e mi si stringeva il cuore.
Era l’uomo più affascinante e sensuale che avessi mai conosciuto e le sue risate mi mancavano da morire.
I nostri figli.
Edward amava molto i bambini e sognava di mettere su famiglia.
Aveva già deciso i nomi quando ci eravamo sposati.
Io no.
Non avevo mai amato quelle piccole creature rumorose, ma sapere che lui ne sarebbe stato il padre per un po’ mi aveva fatto cambiare idea.
Ora però…
Mi sembrava strano che Edward non fosse nel salone con Rosalie, erano soliti giocare a scacchi prima di servirsi il pranzo.
Il più delle volte gli impegni di lavoro mi costringevano a rimanere fuori a quell’ora, con colleghi o clienti importanti, ma quando potevo cercavo di tornare a casa, sempre sognando di ritrovare quell’abbraccio confortante che soltanto lui aveva saputo donarmi in passato.
Venni riscossa dai miei pensieri dalla voce di Eleonor.
- Stamattina l’ho trovato di nuovo completamente ubriaco. Dormiva sulla sua sedia in una posizione assurda e la bottiglia era per terra, a pezzi. Mi fa una pena vederlo così. -
Mi sentii gelare il sangue.
- L’hai messo a letto tu allora? Oddio e sei stata attenta? Le gambe erano ben diritte? Ma come ha potuto lasciarsi andare così!E la moglie dov’era! -
La voce agitata di Rosalie mise in allarme anche me e quando corse in corridoio, per raggiungere la camera, ci scontrammo facendo cadere il sacchetto con gli abiti della sera prima che tenevo in mano.
I resti malconci della mia notte brava si riversarono sul pavimento, mettendo a nudo la mia vergogna. Mi abbassai in fretta a raccoglierli…colpevole.
L’intensa puzza di fumo ci colse entrambe penetrando inaspettata nelle narici e i pantaloni neri in pelle, lì sul pavimento, sembrarono più volgari di quanto ricordassi.
Rimisi tutto in fretta nella borsa e mi risollevai sentendo quei grandi oceani azzurri ed intensi osservarmi come lame, senza pudori, diritta negli occhi.
- Mi scusi! –
Fu tutto ciò che disse prima di scostarsi da me come se avessi la peste e dirigersi a passo veloce verso la camera.
Non ero riuscita a controbattere, soggiogata da quello sguardo inquisitore dentro al quale leggevo a chiare lettere tutte le mie colpe.
Edward aveva bisogno di me, mentre io gettavo via il mio tempo e la mia vita a soddisfare la più sordida delle bassezze.
Sesso.
La mia malattia…la mia droga.
Maledettissimo sesso.
Mi odiai sentendomi sporca.
Nascosi gli abiti nel ripostiglio, chiudendo dietro ad una solida porta quella parte di me che odiavo.
Tornai in cucina.
- Buongiorno Eleonor, hai già preparato il pranzo? –
- Buongiorno, stavo giusto cucinando qualcosa di leggero –
La voce le tremava un po’. Era a disagio.
- Il signore non si sentiva molto bene stamattina. –
Finsi di non conoscerne la ragione e rovistai nel frigo per vedere cosa ci potesse essere di interessante come ingrediente.
Ero un’ottima cuoca, a dispetto delle apparenze e i programmi di cucina erano quelli che amavo di più guardare alla tivù.
Un tempo ci piaceva invitare a casa tutti i nostri amici e le mie cene sensazionali erano rimaste nei ricordi di ognuno di loro.
Dopo l’incidente Edward non aveva voluto più nessuno intorno e un po’ alla volta le telefonate da parte loro si erano diradate…fin quasi a sparire.
Non chiamava più nessuno.
- Lascia pure tutto a me. Oggi vorrei essere io a preparare qualcosa per Edward. –
Cercavo di deviare il senso di colpa facendo qualcosa per lui, ma, troppo intenso, quel masso dentro al petto era duro da scalfire.
Lo stomaco mi bruciava e continuavo a deglutire nel vano tentativo di snodare quel groppo che mi opprimeva la gola.
Eleonor era rimasta in silenzio a guardarmi mentre annaspavo alla ricerca di pentole che non ricordavo più dove fossero, asciugando il sudore delle mani sul canovaccio che stringeva forte tra le dita come un ostaggio.
Era una donna semplice e nel tempo non mi aveva mai dato alcun problema.
Si sarebbe messa da parte…come sempre.
Mi sentivo un mostro ai suoi candidi occhi e quella forte sensazione di sporco mi riassalì lasciandomi spossata.
Mi mancava l’aria.
Mi appoggiai sul bordo dei fornelli per sostenermi, mentre un capogiro improvviso mi fece quasi cadere.
La stanza cominciò a girare come in un vortice nel quale venivo sbattuta da una parte all’altra…venni colta dal buio…e persi i sensi.
I sogni si presero gioco di me…e venni punita.
Edward sta disteso in un lettino da spiaggia.
Sorride a qualcuno stringendo il bicchiere in mano.
L’aria e’ calda, quasi soffocante…la brezza dell’oceano l’unico sollievo.
Il suo corpo è abbronzato e tonico e si lascia accarezzare da dita esperte che lo stanno cospargendo di crema solare.
E’ splendido e quel corpo accende i miei ricordi.
Una risatina cristallina…una donna.
Bionda e formosa, la pelle candida e perfetta…gioca scherzando sulle pieghe della sua pelle.
Lui allunga un braccio e le accarezza il viso.
Lei lo asseconda avvicinandolo al suo.
Non respiro e resto a guardare come paralizzata da quel quadretto.
Sono soli in quel tratto di spiaggia.
Alle loro spalle una villa bellissima…bianca, moderna…
Un cancello aperto sul tratto di mare.
Edward l’afferra per i fianchi e la stende sopra di sé.
Lei continua a ridere e a massaggiargli il petto con le mani.
Lui la cerca, scorrendo le mani sul suo corpo accaldato.
La stringe…palpando le parti strette dentro ad un costume inesistente.
Lei si solleva.
Rimane a cavalcioni , sfregandosi in modo sensuale su di lui.
Edward sembra eccitato e le sua labbra sono aperte.
Gli piace molto quello che vede.
Mi sento avvampare di rabbia, ma non riesco a muovermi.
Sono nuda.
Il vento soffia sulla mia pelle e i capelli giocano a farmi il solletico.
Mi eccito.
Mi sento strana.
Le mani di lui si infilano in quel reggiseno misero e stringono.
Il seno pieno, giovane.
Lei getta indietro la testa e posando le mani sulle ginocchia di lui gli si offre generosa.
Lui colma le mani di quella carne soffice e la lavora senza darle respiro.
Geme. Le strappa quel pezzo di stoffa.
Lo getta a terra.
Non le da pace.
Una mano scende in basso.
Lo vedo infilare il pollice negli slip e muoverlo con dolcezza.
Lei si contorce sollevando il bacino.
Lo aiuta muovendosi su quella mano.
La desidera.
Abbandona quel seno che si muove a ritmo.
Si solleva stringendola con quel braccio .
Prende in bocca quel capezzolo turgido e lo morde.
Lei geme…forte…e gode.
Lui la guarda con le labbra umide della sua stessa saliva.
Si morde le labbra e grugnisce di piacere.
Gli occhi eccitati, lucidi.
Le ciglia abbassate a metà.
Lei si alza…leccandogli le labbra prima di sfuggirgli.
Lo tenta toccandosi il seno…infilandosi le dita in bocca.
Lo provoca.
Si avvicina ad Edward e gli bacia la mano appoggiata vicino al sesso.
E’ eccitato.
Duro e vigoroso il membro spinge sulla stoffa del boxer attillato.
Lei raccoglie il suo pollice tra le labbra e lo succhia lentamente.
Rimango immobile.
Sento il calore aumentare tra le cosce.
Usa la lingua per bagnarlo in tutta la sua lunghezza.
Lo infila in bocca fino in fondo facendolo scivolare.
Lo morde e lui l’afferra con entrambe le mani per i capelli.
Si mette seduto e la fa inginocchiare davanti a sé.
Lei obbedisce strusciando il seno nudo sulle sue gambe aperte.
Usa le mani per sfilargli l’ultimo ostacolo alla sua meta.
Libero, il suo membro si erge e lei lo imprigiona tra i seni.
Lui geme tirandole i capelli.
Sono ipnotizzata.
Mi eccito da morire per la situazione.
Comincia a muoversi lenta, via via piu’ veloce.
Lui guarda il suo cazzo scorrere in quella carne bianca.
Comincia ad ansimare.
Lei lo guarda vittoriosa…incitandolo.
Si lecca le labbra.
Non sento cio’ che dice…è coperto dal rumore delle onde del mare.
Lui non ascolta e invece la costringe ad avvicinare la bocca.
Le impone la testa e le comanda di infilarselo in bocca.
Lei si rifiuta ridendo.
Lui la accarezza…poi la schiaffeggia.
Lei sembra che stia al gioco, che le piaccia.
La vedo leccarsi nuovamente le labbra e prenderlo delicatamente in bocca.
Solo la punta.
Leccando lieve intorno.
Poi coprendolo e succhiandolo.
Lui la lascia fare e la guarda a labbra aperte.
Sospira…e geme.
La incita a prenderlo tutto in bocca.
Lei continua a leccarlo a lungo.
Poi lo infila in quelle labbra, fino in fondo.
Non usa le mani, ma solo la bocca.
Ci sa fare, come una puttana.
Penso tra me..”saprei fare di meglio”.
La sua puttana sono io.
Ma non riesco a muovermi da dove mi trovo.
Lui sembra eccitato al massimo.
Ha quasi raggiunto il limite.
Lei si ferma…lasciandolo pulsante.
Lui e’ contrariato.
Lei si scioglie i laccetti dello slip liberandosene.
E’ liscia e perfettamente depilata.
Posso vedere il gonfiore della sua eccitazione.
Ora è anche la mia…mi tocco.
La scena mi fa soffrire, ma mi eccita pure.
Mi incazzo perché lo voglio.
Mi tocco per trovare sollievo.
Anch’io sono liscia come seta…e bagnata fino all’inverosimile.
La prende per i fianchi.
Lei in piedi…lui seduto.
La faccia di lui proprio sulle dita di lei che giocano per eccitarsi.
Allontana la mano senza nessuna delicatezza e affonda la sua lingua,
Raccoglie gli umori e li spalma sull’addome di lei.
La trattiene per i polsi.
La costringe.
Torna sul punto più eccitato e gioca a darle il tormento.
Usa la lingua…il naso, tutta la faccia per farla godere.
Fa l’amore col suo clitoride e lei quasi urla stretta come una morsa
Li odio, ma non riesco a staccarmi da quell’immagine eccitante.
E’ al culmine e vuole lui.
Lo implora.
Lui ride.
La mette in ginocchio sul lettino.
Le tiene i polsi stretti dietro la schiena con una mano.
Affonda in lei aiutandosi con l’altra e spinge a fondo.
Lei urla.
Lui ansima.
La insulta…a lei piace.
Aumenta il ritmo.
Lei preme sul suo bacino assecondando il movimento.
Li osservo di profilo contando le spinte come fossero pugnalate.
Tre…cinque…dieci…
Il ritmo e’ sostenuto.
La mia mano affonda dentro di me.
Sto per venire con loro…mi odio per questo.
Quindici…sedici…venti…
Non reggo più ed esplodo insieme ad Edward.
Come se fosse lui a pompare in quella cavita’ bollente che sento sulle dita.
Mi accascio a terra in ginocchio.
Piango lacrime amare…e tutto il disprezzo per me stessa.
Si lasciano cadere uno sull’altra anche loro.
Si voltano entrambi verso di me.
Rimango di sasso.
Edward….Rosalie…
Ridono…di me.
Mi svegliai di soprassalto, sudata fradicia.
Sentivo ancora il mio corpo pulsare e prendersi gioco di me.
Le loro risate che risuonavano in testa lasciandomi spogliata di ogni difesa.
Era stato solo un sogno…un incubo. Uno spudorato gioco della mia mente che cercava di punirmi. Il mio cuore pompava veloce, inseguendo il mio respiro che cercava sollievo, ma la sensazione di perdita era così reale da impedirmi di ritrovare la calma.
Mi misi seduta, oppressa dal disagio, rendendomi conto di non sapere come fossi arrivata al divano dove mi trovavo.
Non ricordavo nulla.
Le immagini appena vissute impedivano al mio cervello di ragionare e mi pareva di averle sofferte per davvero…tanto erano vivide nella mia testa.
Fuori era buio.
L’orologio alla parete segnava le 5 del mattino.
Mi alzai raggiungendo la camera.
Volevo vedere Edward.
Accertarmi che stesse bene.
La porta era appena appoggiata e con leggera spinta l’aprii.
Rosalie era seduta accanto al letto.
Le spalle e la testa appoggiate sulle ginocchia di lui.
Edward steso dormiva sereno.
Le loro mani unite e strette.
Mi sentii morire.
Sai descrivere scene come questa senza essere mai pesante e volgare, ma ti adoro Francies! Scrivi tutto da Dio, anche queste cose più zozze come dici te! Continua continua che a me mi garba parecchio!!!
RispondiEliminaMi sollevi lo spirito Trilly...<3
RispondiEliminaciao francies nn sapevo di qst storia l'ho scoperte x caso,anke se è hot ma a un intensità incredibile di amore e sofferenza da nn dare peso all'erotico ke è molto fluido ...scrivi in una maniera pazzesca mi fai sentire sulla pelle le sensazioni ke scrivi...continua ...mery
RispondiEliminaNON HO PAROLE!!!!!!!!!!!scrivi da dio!!!!ed è vero,sai giostrare quel mix di sesso,angoscia e amore così bene che mi fai venire i brividi!!!!!!!!sei veramente veramente unica!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaquoto la Trilly in toto...grande Fra!garba parecchio anche me, insolita , interessante e sofferta storia!
RispondiEliminaMIO DIO!!! Strwpitoso...lo sapevo mi avresti rovinata...
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