lunedì 12 dicembre 2011

CAPITOLO 7

Cap 7 - Edward


Eleonor parlava a voce troppo bassa perché la potessi sentire, ma da come si muoveva compresi che al telefono stava parlando con Isabella.
Aveva un sacro timore di lei e ogni volta che le si rivolgeva, tormentava le dita una con l’altra.
Rimasi a osservarla mentre riagganciava, toglieva il grembiule e riassettava velocemente la cucina.
Spruzzò nell’aria un balsamo per la casa e guardandosi intorno si convinse che fosse tutto a posto.
Un rituale quotidiano il suo, al quale assistevo involontariamente dal mio posto davanti alla finestra…sempre uguale e di solito puntuale come un orologio.
La vidi venire verso di me.
-       Signore, sua moglie ha chiamato per dire che si occuperà personalmente della cena e mi ha quindi lasciato la serata libera. Se non ha bisogno di me io andrei. – Stava sempre in atteggiamento servile.
Era insopportabile vedere quanta poca stima avesse di sé.
-       Vada pure Eleonor. Grazie per avermelo chiesto. –
Mi sorrise e se ne andò.
Erano le cinque del pomeriggio e Rosalie dal momento in cui mi aveva lasciato solo nello studio non l’avevo più vista.
Conoscevo la sua discrezione e aspettare che fosse lei a cercarmi sarebbe stato  inutile.
Fuori dal grande vetro il tramonto stava stendendo il suo velo rosato e la baia accoglieva le ombre stringendole a sé come una coperta.
Isabella…
La malinconia tornò a stringermi come una camicia di forza.
Una serata noi due soli.
A cosa sarebbe servito.
La paura mi impediva di pensare a lei lucidamente.
Io non volevo pensare a lei.
Farlo mi distruggeva…
Anche se…
Allontanai quel pensiero scomodo come se scottasse…
Feci scorrere la sedia fino alla piccola palestra e dalla fessura della porta appena schiusa, vidi Rosalie intenta a rimettere tutto a posto.
Era lei che si occupava di quella preziosa stanza…a nessuno era permesso entrarvi o mettere mano agli attrezzi.
Tutto era supervisionato da lei, compresa l’igiene delle sofisticate attrezzature.
Sbirciai e rimasi a osservarla in silenzio.
Farlo mi faceva bene.
Era il mio alibi, per impegnare la mente altrove.
Chinata in avanti,  passava lo straccio con il disinfettante sulla panca usata per gli esercizi quotidiani.
Un ginocchio appoggiato dove solitamente ero steso io..
La mano sinistra manteneva in equilibrio il resto del corpo che seguiva il movimento ondeggiando armonioso.
Non poteva vedermi, ma io si.
Era nuovamente senza il camice e indossava ancora quell’abito di lana grigio che metteva in mostra le sue morbide curve.
Mi resi conto che era lì in casa mia da quasi due giorni.
Un pensiero piacevole. Rassicurante.
L’aveva sollevato un po’ suo fianchi per potersi muovere meglio e le gambe, coperte dalla sottile rete delle calze ambrate, sembravano disegnate da un artista.
Indubbiamente era bellissima.
Diafana.
Eterea.
Una statua di venere.
Dal mattino ero ossessionato da quella sensazione che avevo provato guardandola…
Nuova e antica allo stesso tempo.
Quell’audacia che muoveva il mondo e che credevo di non poter provare più.
Il pensiero mi ridiede quel brivido.
Volevo capire.
Volevo risentirlo per poter credere fosse accaduto davvero.
Solo per un momento.
Sospirai senza accorgermene e lei si voltò verso la porta.
Si sollevò sistemandosi velocemente e venne ad aprire.
-       Edward! Non sapevo fosse pronto per la terapia. Poteva dirmi che era qui fuori. La stavo aspettando. –
Disinvolta e professionale, come soltanto lei sapeva essere mi accolse spingendo la sedia dietro di me.
-       Non le farò fare i soliti esercizi…credo che oggi si sia già affaticato abbastanza. –
-       Stanco di cosa? Rose non faccio nulla da mesi. Lo sai che è tutto inutile-
Si muoveva fluida nella stanza, stendendo il telo di spugna sopra il lettino dei massaggi.
 Movimenti esperti che ripeteva ogni giorno, sempre uguali.
 La osservavo…lei se ne accorse e mi fissò.
-       Se solo si decidesse a collaborare….forse non sarebbe tutto inutile, non crede?-
-       Quando ti deciderai a smettere di essere così formale…praticamente viviamo insieme dalla mattina alla sera. –
-       Sono la sua infermiera e...-
-       Andiamo! Sei l’unica amica che ho Rosalie….ti prego, smettila. –
Sorpresa dalle mie parole si sentì in imbarazzo.
Abbassò gli occhi lisciandosi il vestito…per poi indossare nuovamente la sua maschera di serietà. Si sistemò una ciocca immaginaria dietro l’orecchio.
-       L’aiuto a stendersi. –
-       Rose…ti prego! – Un lieve sorriso di scuse.
-       Ok…ti do una mano…va bene così?-
-       Ecco…meglio!!!-
Si avvicinò chinandosi per afferrarmi le braccia ed io rimasi immobile…a fissarla ad un palmo dal mio viso.
Rimanemmo per qualche istante a guardarci.
Forse potevo dirglielo…
Lei avrebbe capito.
Lei mi avrebbe aiutato.
Soltanto lei poteva farlo.
Azzardai….aggrappandomi alla flebile speranza che comprendesse.
-       Ho bisogno di confidarti una cosa. –
Sorpresa, sorrise e si piegò sulle ginocchia rimanendo accucciata di fronte a me.
Le sue mani sopra le mie.
-       Che cosa c’è? –
Il disagio mi colse e non trovavo le parole.
Balbettai qualche sillaba senza senso.
Non era da me essere così idiota.
Ero sempre stato bravo con le parole…ma ora…
Mi feci coraggio e lo dissi tutto d’un fiato.
-       Qualcosa è cambiato Rose. Non chiedermi come sia successo, ma…-
-       Hai ritrovato la sensibilità? –
-       Non è proprio così, ma.. -
-       Qualche movimento involontario…crampi?-
-       Non lo so cosa sia stato, ma stamane mi è parso di risentire le mie gambe…e …qualcos’altro. –
-       Ma è splendido…vedi…non è stato tutto inutile allora. – Una nota di stupore e proseguì.
-       Cosa intendi per qualcos’altro? –
-       E’ questo il punto… – Esitai.
Non glielo potevo dire a quel modo. Non avrebbe capito.
-       Sai bene quale sia l’altro mio problema…e….-
La vidi sollevarsi e voltarsi lenta verso il muro dietro di sé, le braccia incrociate davanti. Si era chiusa.
-       Non saprei a chi altri dirlo…scusami. – Vacillò solo per un attimo.
-       Ha ragione, mi perdoni. -  Capiva. Di nuovo mi guardava.
-       Ti prego Rose… -
-       Ok…ti chiedo scusa. Puoi dirmi tutto quello che ti succede. Sono qui per questo, per aiutarti a risolvere questo tuo blocco…quindi forza. Finisci quello che stavi dicendo. –
Non comprendevo se parlasse sul serio o meno, ma la mia occasione era quella…e la colsi.
-       Mi sono eccitato guardandoti…non lo so il perché, ma è successo. –
-       In che senso? –
-       Ohh…è stata solo una sensazione…niente di più…ma è la prima volta che mi capita dopo l’incidente e non ci volevo credere….ancora non ci credo. Ho paura di essermi solamente illuso.-
Deglutì a fatica cercando di mantenere l’espressione professionale di prima, ma la cosa l’aveva in qualche modo turbata e glielo si leggeva in faccia.
-       E’ un passo avanti. Staremo a vedere che succede. Intanto è giusto continuare con la terapia che il Dottor Hale ti ha prescritto. A quanto pare funziona. –  Una risata nervosa svelò il turbamento.
Glielo concessi.
Era una brava ragazza.
-       Spero non sia dipeso da me. Non vorrei che pensassi che io stia cercando di…- La interruppi subito.
-       Lo so. Rose… non dubitare di questo. –
-       Bene! – Un sospiro a concludere la discussione.
Il passo era fatto. Non volli andare oltre.
-       Ora stenditi. Un breve massaggio di favorirà la circolazione. –
Mi allungai supino sul lettino.
Mi sfilò i pantaloni…come sempre.
Non sentivo nulla.
Tutto quel discorso fatto ora mi sembrava assurdo.
Ridicolo.
Ma cosa pensavo di fare?
Probabilmente stava ridendo di me, ma era troppo corretta per darmelo ad intendere.
Chiusi gli occhi.
Avvertivo il movimento calmo delle sue mani che scorrevano leggere ed esperte sulla mia pelle,  senza effettivamente  sentirle.
Era come un lento sciabordio che mi cullava rilassandomi.
Il profumo dell’olio che lasciava colare sulle mie gambe inerti mi raggiunse facendomi sospirare.
Era familiare.
Piacevole.
Lentamente le sue mani proseguirono verso il bacino, concentrandosi sugli addominali.
Continuavo a tenere gli occhi chiusi….godendomi finalmente quel tocco leggero, ma profondo.
Quelle carezze mi fecero volare i pensieri altrove…in un posto lontano.

Isabella era nuda su quella spiaggia deserta…
Io con lei…
Il sole accecava…
Solo noi due…
Soltanto le sue mani curiose a graffiare la mia pelle…
A cercarmi..
A farmi impazzire…
Eccitato fino a scoppiare.
L’avevo presa con la forza…come piaceva a lei.
L’avevo fatta godere…come piaceva a me.
Non mi aveva dato pace…
Non le avevo dato respiro…
E ancora…
Ancora….
Ancora…

Mi ridestai da quel ricordo spalancando gli occhi.
Le afferrai il polso stringendo.
Negli occhi una tacita richiesta.
Volevo mi toccasse.
Stavo ansimando…e non me n’ero reso conto.
Lei aveva il volto arrossato…lo nascose girandosi.
-       Per oggi può bastare. – La sua voce troppo bassa. La schiarì con un colpo di tosse.
-       Rose…- Un sussurro il mio. – Non volevo…io…-
Il cellulare nella sua borsa cominciò a trillare forte…facendola sussultare.
Frugò sul fondo rovistando.
Rispose.
-       Ciao Emmet..Si tutto bene, sono stata trattenuta stanotte…No niente di grave, ma ho preferito essere qui quando si svegliava...Certo. Stasera?..MMMmmm perfetto. Ti aspetto alle sette e trenta, qui sotto ok?. Allora…Ciao…si!... Ti amo anch’io. - 
Non potevo vederla in faccia.
Mi sentivo colpevole per quello che era appena accaduto.
Cercai di scendere, lasciando cadere le gambe per potermi muovere meglio da seduto…lei mi raggiunse premurosa.
-       Stai attento…- Mi prese le mani…poi le lasciò andare in fretta.
Toccarmi non le veniva più così naturale.
Avevo rovinato tutto.
Cercai di rimediare.
-       Scusami Rose…- Mi resi conto della follia.
Non disse nulla.
Mi aiutò a lavarmi e a vestirmi.
Tornai nel salone lasciando che si cambiasse e si preparasse per la sua serata.
C’era silenzio….troppo silenzio.
Isabella odiava il silenzio.
Isabella
Cosa non avrei fatto per potermi sentire come allora.
Pensarla mi apriva le porte di un mondo che mi aveva fatto sentire un uomo completo…con accanto l’unica donna in grado di appagarmi.
Invece…ora…
Dovevo crederci se volevo riavere quella vita.
Dovevo crederci se volevo riavere lei.
Per risentire quelle mani su di me.
Per farla godere …e così facendo godere anch’io.
Mi ritrovai davanti al pianoforte aperto.
Sul camino le lingue di fuoco rosso avvolgevano la legna di pino…liberando un gradevole profumo di resine.
Appoggiai le dita su quei tasti freddi….e mi lasciai andare.
Ricordi…suoni…note, volteggiavano rincorrendosi intorno e dentro di me, ridestando sensazioni ed emozioni provate… sognate…desiderate.
Quella musica era nata per Isabella.
Aveva preso vita da sola seguendo l’onda del sentimento che avevo provato vedendola la prima volta..
Che provavo ancora.
Che non mi abbandonava mai.
Che mi stava soffocando da mesi.
Suonarla era come toccarla.
Permisi a quell’immagine di noi di uccidermi fino all’ultima nota…e sulle ali di quell’eco di ricordi…mi lasciai trascinare nel nostro mondo.
Ancora il silenzio…
Chiusi gli occhi.
Isabella…..
Il lento fluire delle immagini di un passato che si abbatteva sulla porta sbarrata della mia mente.
Un serpeggiare malato di emozioni contrastanti.
Una sofferenza di una portata tale da rimanerne stritolati.
Poi…in un attimo…lei.
Riconobbi come un amico il tocco delle sue dita, quel lento graffiare che mi rendeva suo schiavo. Il brivido che sconvolse il mio respiro me ne diede conferma.
Mi girai cercando quegli occhi …Uno sguardo caldo ad accogliermi.
Tutto intorno divenne sordo e muto.
Il mio universo era raccolto nel calore di quella mano sul mio viso…
Di quel regalo inatteso.
La sua voce una carezza.
Rose apparve sulla porta freddando le mie tiepide illusioni.
Poche fredde parole.
Trascinato a forza davanti ad uno specchio che rifletteva l’amarezza del mio presente.
Tornai nel mio stretto guscio, riavvolgendomi nel mio torpore.
Abbandonai le illusioni che mi ero costruito.
Lento e vuoto…seguii Isabella come un’automa.

11 commenti:

  1. Mi emoziono sempre quando sono i pov di Ed...più sofferti più sentiti e tu FRA me li fai sentite sotto la pelle!!!Spero ke nn si chiuda e che lasci a Isabella possibilità di aiutarlo! (ma s'eccitato ???? e vaiiiii)

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  2. questa storia sta andando avanti che è un piacere! Ma Rosalie rimane un mistero. Bravissima Fra!

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  3. Anch'io amo i pov di Edward....mi sono aggiornata ora attendo il seguito, sono ripetitiva ma sei grandiosa Fra!! grazie

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  4. Lui ha bisogno della moglie e subito.... sta scivolandoooo..... e rosalie impegnata ma..... chissa?
    Spero che ed e bella sia diano un'altra opportunità. Lei forse ci sta provando.
    E' sempre un piacere leggerti.

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  5. Molto toccante ... ero rimasta un po' indietro ed è stato un vero piacere mettermi in pari ... si sente che ti piace scrivere questa storia e a me piace molto leggerla ... attendo il prossimo capitolo darling. ;)

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  6. Ancora molto coinvolgente...aspetto questa cena con trepidazione...

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  7. IO nn so più ke dire! ho già detto tutto: Francies la tua scrittura è emozione pura,sei unica.....

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  8. la sofferenza dell'anima è quella che procura più dolore, che pena che mi fanno i due coniugi!

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  9. Meeeraviglioso...coinvolgente di brutto...devo continuare..

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