venerdì 9 dicembre 2011

CAPITOLO 5

Cap 5 – Edward




Mi ero svegliato stanco.
Mi dolevano gli occhi e la testa sembrava scoppiare.
Non ricordavo come fossi arrivato nel letto…non mi importava.
Anche quella notte era passata…un’altra delle tante tutte uguali che mi aspettavano in quella mia vita senza vita.
Ebbi la sensazione di non essere solo.
Girai la testa e mi accorsi che accanto a me c’era qualcuno.
Nella penombra era solo una figura indistinta.
Un alone immobile….fatuo.
Avvertii il calore delle mani che stringevano le mie come un’ancora e per un momento ne fui confortato.
Mi abituai lentamente alla poca luce e stringendo gli occhi riuscii a vederne i contorni…e a poco a poco i colori.
L’aria profumava di  Love di Cloe’…un’essenza che avevo imparato a conoscere molto bene.
Che accompagnava le mie giornate.
 L’unico ponte con quella realtà che  faticavo a riconoscere come tale.
Rosalie.
Il mio angelo custode.
Quel profumo frusciava come la seta intorno a me e mi accarezzava delicato…confortante.
Appagava il mio  olfatto…e il mio amore per i profumi floreali.
Quel lieve aroma d’arancio…e di rosa.
I lunghi capelli biondi erano sparsi sulle mie ginocchia dove la mia unica amica si era addormentata vegliando me…che proprio non lo meritavo.
Mi piaceva parlare con lei…a volte soltanto starla a guardare, perché col suo candore riusciva a pulire l’immondizia che macinavano i miei pensieri e per qualche istante … li dimenticavo.
Era la prima volta che mi svegliavo con lei accanto e per quanto rifiutassi la  sensazione che stavo provando…ne ero felice.
Sollevai lo sguardo e misi a fuoco quella macchia sul soffitto…il punto fermo dal quale partivo per i miei viaggi mentali.
C’era silenzio in casa.
Probabilmente non era ancora giorno.
Il letto di Isabella era vuoto.
Sospirai e chiusi gli occhi…
Era accaduto ancora.
Di nuovo.
Le sue fughe nella notte le conoscevo bene.
Ne morivo.
Ogni volta che la sentivo aprire quel mobile dove teneva il casco della moto capivo.
Impotente in tutti i sensi,  rimanevo inchiodato alla mia sedia.
Serravo stretti i pugni per non distruggere tutto quello che mi circondava.
Perché se anche lo avessi fatto non sarebbe servito a nulla.
Niente sarebbe mai servito…per riavere indietro quello che avevo perduto.
Da tempo non capivo più cosa fosse quello che sentivo dentro.
L’amavo… come si ama una dea.
La odiavo …come si odia un nemico.
Contrastanti …come le sole emozioni forti sanno essere.
Avrei voluto tutto di lei e al tempo stesso rifiutavo tutto quello che aveva da offrirmi… come fosse veleno, come se accettarlo divenisse una sconfitta.
Sentendomi sconfitto per non avere la forza di accettarlo.
Morendo della sua sofferenza.
Godendo di essere io a procurargliela  quando la ignoravo.
Non avevo scampo.
Ne soluzione.
Niente.
Ero stato sul punto di urlarle in faccia tutto il mio disprezzo.
Ed altre volte mi sarei buttato in ginocchio per implorarla di perdonarmi.
Cavalcavo quella belva che si era impossessata di me…e che governava la mia volontà,  beffandosi dei sentimenti.
“ Cazzo…devo uscirne o divento pazzo!”
Sbuffai nervoso.
Strinsi involontariamente le mani e Rosalie si svegliò di soprassalto.
-         -       -Edward, che succede? Si sente bene?- La sua voce impastata.
Gli occhiali giacevano accanto alle mie mani…abbandonati probabilmente nel sonno.
I lunghi capelli sciolti. Morbidi.
Era la prima volta che la vedevo senza quelle spesse lenti a coprirle il viso.
Era bellissima.
La luce ora filtrava dalla finestra.
Illuminava quelle linee del volto che conoscevo a memoria.
Apparivano più morbide…rilassate.
Sembrava più giovane.
Mi accorsi che la stavo fissando senza rispondere e mi affrettai ad aprir bocca per rassicurarla.
-                    E’ tutto a posto, scusami, ti ho svegliata. – Le sorrisi,  nascondendo il tormento di poco prima.
Le tempie pulsavano.
-                    Non importa, anzi, mi scuso di essermi addormentata qui. Stavo leggendo e poi…non so… sono crollata. –
Non capivo perchè cercasse di giustificarsi.
Cambiai discorso per non metterla in imbarazzo.
-                    Cos’è successo? –
Finsi di non sapere.
Fingere mi aiutava a credere di non sapere nulla veramente.
Lei mi guardò per qualche istante.
Scuoteva la testa.
Sulle labbra una smorfia velata.
Mi conosceva bene…era inutile mentirle.
Rimasi in silenzio e lei si alzò dalla sedia rimettendosi in ordine.
Sollevò le braccia per raccogliere i capelli e arrotolarli in alto come li teneva sempre.
Non indossava il solito camice formale che portava ogni giorno.
L’aveva tolto e appoggiato sul fondo del letto.
Il sottile abito di lana le fasciava le curve mettendone in risalto le forme piene.
Alcuni bottoni si erano aperti.
La  scollatura generosa rivelava un lembo di pizzo nero.
La pelle era liscia e perfetta come seta.
Candida.
 Quasi brillava in contrasto col nero della lingerie.
Rimasi a guardarla incantato, mentre si muoveva per la stanza nascondendo via via quel corpo giovane e sodo.
I fianchi erano fasciati come un guanto.
Ne gustai le forme aggraziate.
Sfiorò il mio sguardo.
La bocca schiusa.
Le labbra pizzicate tra i denti.
Ebbi un fremito.
Impercettibile.
Ma reale.
Un brivido, che mi sembrava avesse preso vita.
Sgranai gli occhi ascoltando attentamente il mio corpo che cercava di parlare.
Non era possibile.
Eppure…
Un languore.
Era stato solo un istante, ma lo avevo sentito.
Rincorsi quella sensazione con tutte le mie forze.
Ma era sparita.
Deglutii a fatica, mentre impallidivo senza capire.
Rosalie si avvicinò.
Il suo profumo giunse con lei come una folata.
-            -  Edward, che le succede? Si sente male? –
-            -    Non è niente, ora passa. –
Dovevo sembrarle un idiota.
Ero un’idiota.
Credere di sentire ancora l’eccitazione era un falso della mia mente.
Non poteva essere reale.
La cosa mi ferì.
Mi chiusi in me stesso e non le dissi altro.
-              -    L’aiuto ad alzarsi e a prepararsi, così facciamo colazione insieme e poi procediamo con la fisioterapia. E’ d’accordo? – Mi scostai in malo modo.
-              - No! Mi alzo da solo. Vai pure. Io ti raggiungo. – Ci rimase male.
-              -  Ok! L’aspetto in cucina allora. –
Professionale come sempre, non aggiunse altro, ma le leggevo in faccia la delusione.
Abbassò gli occhi.
Spalancò le tende permettendo al Sole di entrare e uscendo richiuse la porta.
Mi lasciai cadere sui cuscini, mettendo le braccia dietro la testa.
La macchia sul soffitto….e un altro viaggio.
Forse può ancora succedere.
L’illusione frullava e scavava come un tarlo nella mia testa.
Se solo ne fossi stato capace.
Se soltanto avessi trovato il coraggio di provarci.
Forse
Isabella si impose di nuovo nei miei pensieri.
Era lei che vedevo sempre nelle mie fantasie.
L’unico luogo dove ancora potevo fare l’amore con lei….o chiunque altra.
Era un’amante fantastica.
La sua pelle e la sua bocca mi mancavano da morire.
Le sue mani non mi toccavano dal giorno dell’incidente.
Non glielo permettevo.
Non permettevo a me stesso di provare più nulla.
Lei mi puniva andandosene in giro di notte.
Io la punivo standole lontano di giorno.
Saremmo mai riusciti a ritrovarci?
Misi le mani in posizione e avvicinando la sedia al letto mi lasciai scivolare sopra.
Pochi gesti…ed ero pronto.
Sospirai.
Indossai la mia solita maschera…ed andai in cucina.
Eleonor aveva già predisposto le tazze per il caffè sopra al tavolo e come facevo ogni mattina, mi avvicinai al mio posto capotavola.
Vidi una rosa accanto al mio vassoio...
Sopra il gambo vi era appoggiato un biglietto di pergamena.
Sopra… il mio nome.
Riconobbi subito la calligrafia e senza esitare mi voltai per non vederlo.
Indietreggiai con la sedia e la feci ruotare.
Ansimavo e la rabbia stava divorando l’aria nei polmoni.
-         Posso servirle il caffè signore? –
La sottile voce di Eleonor sembrò sbattere sulle pareti come un flipper e colpirmi mandandomi in tilt.
-             - Non voglio niente!! – urlai sgarbato – Oggi non ho fame.
Due colpi secchi alle ruote maledette e mi ritrovai nello studio dove un tempo lavoravo.
Volevo stare solo.
Non volevo che nessuno ora mi dicesse una sola parola.
Spinsi forte la porta facendola sbattere alle mie spalle e quasi automaticamente accesi il portatile sulla scrivania.
Un gesto meccanico.
Inconsapevole.
Lo schermo si aprì.
E quel che vidi…. mi catapultò nel passato.
L’immagine di me e Isabella sulla spiaggia di Malibù…il giorno del suo compleanno.
Quel ricordo mi investì con un tonfo sordo…graffiandomi il cuore al punto di sentire dolore.
Portai la mano al petto.
L’altra sopra la bocca.
Il battito assente.
L’aria inconsistente.
Sentivo premere le lacrime dietro alle palpebre fisse su di lei…
...la mia Isabella.
Rideva tra le onde dell’oceano…tendendo le braccia verso di me.
Mi ritrovai a singhiozzare…dilaniato…annientato.
Volevo quella donna più di qualsiasi altra cosa al mondo.
L’amavo fino a sentirmi male.
La desideravo esattamente come il primo giorno.
Mi piegai sulla scrivania poggiando le mani sopra lo schermo.
Disegnandone il profilo.
Accarezzandone le labbra.
A pezzi, abbandonai la testa sulla scrivania…piangendo senza più trattenermi.
Non mi permettevo di lasciarmi andare da mesi.
Rimasi sommerso da tutto quel dolore...e gli permisi di sopraffarmi.
Una mano leggera mi accarezzò  i capelli.
Sollevai lo sguardo e vidi la mano di Rosalie tendermi il biglietto.
La rosa era accanto a me.
-               -   Cerchi di trovare la forza. Leggerlo l’aiuterà. – Non trovai il fiato per  ribattere.
Discreta, così com’era venuta, si allontanò…
Chiudendosi la porta alle spalle.
Solo... con quel piccolo pezzo di carta in mano non sapevo che fare.
Lo appoggiai sulla rosa accarezzandolo…
Asciugai le lacrime con dorso della mano.
Esitai solo un attimo....
Qualcosa in me si spezzò.
Persi tutto il mio coraggio e sconfitto.... me ne andai.

6 commenti:

  1. bellissimo Fra .. bellissimo ... mi spezza il cuore immaginarmi Edward così... e fattelo dire .. nel tuo caso uno stile tutto femminile anche quando parli per LUI!

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  2. che devo dire Fra..stupendo nn ci sono parole un Edwarb spezzato in due saper di nn poter + dare alla sua amata se stesso. TU? STRAORDINARIA FOLLIA. TVB. mery

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  3. Che dire...soffro con lui...mi sembra di essere li....di respirare l'aria di dolore che respira Edward.....cavolo bello bello...♥♥♥

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  4. miodio è tragicamente favoloso....soffro con Edward Francies....sei bravissima, grazie x queste emozioni!!

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  5. malinconico e straziante...quanto dolore devono passare i tuoi personaggi! <3<3<3

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  6. troppo bello e tu..troppo brava...devastante sentirlo soffrire così...

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