giovedì 19 luglio 2012

Capitolo 28


Capitolo 28 – Edward



Mi lasciai scivolare dentro l’acqua, raccogliendo i pensieri in quell’atmosfera ovattata e intima che sembrava isolare il mondo al di fuori.
Come protetto,  ascoltavo il mio respiro tenuto prigioniero.
 La temperatura era perfetta e le piccole luci sul soffitto a volta donavano a quell’ambiente la serenità necessaria a rilassare la mente.
Lasciai fuoriuscire l’aria dalla bocca, rovesciando l’ansia in quell’abbraccio di benessere e osservai le bolle informi salire in superficie, fino a scoppiare raggiungendo la libertà.
Riemersi lentamente, appoggiando la testa al bordo della grande vasca.
Premetti il pulsante dell’idromassaggio, lasciandomi cullare dal rollio confortante del motore che lo azionava.
Sospirando fissai lo sguardo sulle tre candele sul ripiano accanto a me…e lasciai che i pensieri tenuti a freno prendessero il sopravvento.
Rose.
Quella donna era un mistero e,  ogni giorno che passava,  la sentivo più estranea e distante.
Avevo dato per scontato che il nostro rapporto di amicizia fosse sincero e stabile, ma forse , nella situazione in cui mi trovavo, non avevo tenuto conto di molte cose che,  troppo concentrato su me stesso,  non  ero riuscito a vedere.
Tre settimane erano un tempo troppo breve perché un’amicizia come la nostra potesse cambiare così tanto e, ogni giorno di più, mi ritenevo responsabile di questo mutamento.
Mi ero sbagliato però.
Così aveva detto lei.
O forse il suo intento era di  farmelo credere.
Ancora non capivo cosa le stesse succedendo.
Ogni giorno era presente alle terapie e si faceva in quattro perché tutto funzionasse come stabilito.
Mi salutava distrattamente e prestava attenzione soltanto ai commenti dei medici e dei fisioterapisti che senza pause andavano e venivano dalla villa senza che io ne conoscessi i programmi.
Mi fidavo ciecamente di Jasper e obbedivo ad ogni richiesta da parte del suo staff, ma in tutto questo mi sentivo solo.
Sì! Solo!
Rose era impeccabile nel suo lavoro e in questo, almeno,  non era cambiata.
Non potevo ignorare però le occhiaie profonde che segnavano il suo viso e quegli atteggiamenti freddi e distanti,  dietro ai quali nascondeva qualcosa che non capivo.
Era frustrante.
Quando poi riappariva Isabella dimenticavo tutto.
La sua gioia e allegria ritrovata, mi rimettevano al mondo e sebbene le terapie stessero avendo l’effetto previsto, la cura migliore era sempre lei.
Non avevamo più discusso su niente, ne avuto dissapori di sorta e sembrava che i nostri problemi, prima insormontabili, si fossero dissolti in quell’aria profumata di resine e di erba tagliata, non appena eravamo scesi da quell’auto dopo il lungo viaggio da San Francisco.
Era bastato respirare il confortante odore del lago…e tutto era cambiato.
Ero molto felice e ogni giorno aspettavo di terminare gli impegni per rilassarmi con lei, per poterla stringere e rimanere soli.
Avevamo parlato per ore e col trascorrere dei giorni tutto il buio che ci aveva circondati si era dissolto.
Dentro me era tornato a splendere il Sole.
Isabella era la mia luce e senza di lei ogni piacere svaniva.
La notte eravamo una cosa sola e in quel lasso di tempo tutto nostro, ritrovavamo la familiarità dei nostri gesti e l’armonia dei nostri corpi.
Non avevo recuperato l’intera energia di un tempo, ma i progressi che vivevo sulla mia pelle mi davano la certezza che fosse una cosa possibile.
Il solo crederci…era già una cura.
Durante le ore in cui ero occupato,  Isabella si dedicava al suo lavoro.
 James la chiamava continuamente per tenerla al corrente degli sviluppi circa il processo di cui mi aveva accennato.
Non chiedevo mai nulla di tutto questo.
Mi bastava vederla tranquilla e sapere che stava bene.
Quando al pomeriggio mi raggiungeva non portava il telefono con sé e di questo le ero infinitamente grato.
Era il nostro tempo…e ne avevamo già perduto abbastanza per sprecarlo in chiacchiere con altri.
Era serena e sembrava che tutto fosse sotto controllo.
Avevo intenzione di  chiederle di uscire a cena da qualche parte.
Lei ed io…soli.
 Stavo progettando il modo migliore di farlo insieme a Lia e Marta che,  trattandosi di una sorpresa, non stavano nella pelle per aiutarmi.
Era solo l’inizio.
L’inizio di una nuova vita insieme.
Era tutto perfetto.
Tutto.
Tranne l’umore di Rose…e i suoi silenzi.
Mi aveva spiazzato quando poco prima aveva alzato la voce.
Non l’avevo mai vista alterarsi, nemmeno in occasioni in cui sarebbe stato normale farlo.
Eppure era accaduto.
Mi stavo preparando per il massaggio e non appena era entrata avevo avvertito il suo malumore.
Era arrossata in viso come se avesse corso e il respiro le veniva a fatica….
Mi riscossi.
Isabella mi stava aspettando e non volevo perdere nuovamente il  buonumore ripensando a quella discussione.
Mi sforzai…senza riuscirvi.
Cercai di allontanare il ricordo dell’immagine di lei in quello stato, concentrandomi sulle fiammelle fluttuanti, che sembravano poter rapire la mia mente e portarla lontano, ma non ebbi successo.
La candela di destra si spense, liberando al suo posto un sottile filo di fumo bianco, che indeciso se salire o scendere, disegnava le sue incertezze nell’aria, come un  artista dipinge le sue paure su di una tela.
Soffiai in quella direzione…per interrompere quell’agonia.
Il fumo svanì…. e il dialogo con Rose tornò a risuonarmi nelle orecchie…
Chiusi gli occhi e la rividi…
-      Rose stai bene? – Mi sembrava stanca e i capelli erano scomposti.
-      Certo, sto benissimo, perché? –
Sorrideva sforzandosi di apparire normale, ma gli occhi erano cupi e non riusciva a nascondere il fiatone.
-      Mi sembri scossa. –
Mi ero steso supino e avevo steso le braccia lungo i fianchi.
Soliti movimenti.
Lo avevamo fatto milioni di volte e non era necessario aspettare ordini da lei.
-      Non è niente…ero in ritardo e mi sono affrettata, tutto qui!-
Voleva chiudere la discussione e stendendo l’asciugamano sopra di me si richiuse nel suo silenzio.
Gli occhiali le scivolavano sul naso, mentre gocce di sudore le colavano dalle tempie.
Dovevo fare qualcosa.
Non riuscivo a starla a guardare ignorandola,  mentre si tormentava così.
Si era lavata le mani con cura e rinfrescata il viso.
 Asciugandosi poi,  era tornata da me.
Lasciai che si versasse l’olio nelle mani e che iniziasse il suo lavoro.
Occhi chiusi e braccio ripiegato sopra agli occhi, pensai a come affrontare quel discorso che da tempo volevo fare con lei.
Le sue mani erano pesanti e nervose e quando le fece scorrere sulla coscia, per allungare il muscolo, scivolò graffiandomi.
Mi lamentai sollevando le braccia e lei si fermò.
-      Scusami Edward…Non so cosa mi prenda oggi, mi dispiace tanto. Io…- La interruppi prima che dicesse altre sciocchezze.
-      Calmati Rose…ehi….guardami. Non è successo niente. – Alzò i suoi occhi blu cercando conferma ed io gliela diedi sorridendole.
-      Il  fatto è che non dormo bene e stanotte non ho proprio chiuso occhio.-
Si era chiusa le mani sopra il viso strofinandosi gli occhi mentre parlava, urlando poi per il bruciore causato dall’olio mentolato che aveva sulle dita.
-      Oh mio Dio…sono davvero un’idiota oggi…guarda cosa ho fatto… - ed era corsa a bagnarsi gli occhi direttamente dal rubinetto.
Mi ero messo a ridere, ma lei sembrava arrabbiata e invece di assecondarmi mi attaccò.
-      Smettila! – Un comando secco. Non era lei.
-      Ma che ti succede Rose, non ti riconosco più. – Sbuffò continuando il suo lavoro meccanicamente senza darmi risposta.
-      E’ dal giorno che siamo arrivati qui che non parli più con me. –Insistetti.
-      Non è vero! Stiamo parlando no? – Cercava di controllarsi, ma con scarso risultato.
-      Ma non come prima. Sei distante e non sorridi più. E’ colpa mia vero? –
-      Non so cosa ti sia messo in testa , ma non è così. –
-      Davvero? Io non credo. Jasper ti ha forse costretta a venire? Se così fosse mi spieghi perché non me lo hai detto?-
Riprese a massaggiare con decisione eccessiva e mi faceva male.
 Non rispondeva.
Resistetti a quell’assalto muto…volevo arrivare al dunque.
-      Dannazione Rose, aiutami a capire. Non voglio che tu stia male per colpa mia. – Si innervosì ancora di più, ma la sua bocca rimaneva sigillata e questa cosa mi spiazzava.
Sollevò l’asciugamano spostandolo sulle gambe.
Riprese l’ampolla dell’olio e se ne versò forse troppo sul palmo della mano, rovesciandone delle gocce sul mio petto.
-      Ora stai un po’ in silenzio e lasciami lavorare Edward. –
Acida, piena di rancore.
Avevo fatto centro.
Ero io la causa di tutto.
-      Ecco, lo vedi? Ce l’hai con me. Ma come diavolo faccio a sapere cosa ho fatto se non me lo dici?-
Si fermò di colpo.
Le dita affondate sulla mia pancia pressavano troppo, ma sembrava non accorgersene. Il suo viso era cambiato e gli occhi si erano ridotti a due fessure.
Le labbra tirate.
Pochi istanti ed esplose.
-      Edward Cullen, forse ti sembrerà impossibile crederlo, ma non tutto, a questo mondo, gira intorno a te. –
-      Non volevo dire questo, ma dopo l’incidente eri…- Non mi permise di continuare.
-      L’incidente…l’incidente…non sai parlare d’altro. Ma ti rivelerò una cosa. Non sei l’unico ad avere sofferto nella vita e non sei il solo che abbia delle difficoltà da superare, ok? Se ho voglia di starmene in disparte è perché lì fuori c’è qualcosa che non volevo ricordare e che questa tua vacanza mi ha invece costretta a rivivere. Sono scappata da qui molti anni fa e c’era una buona ragione che mi ha spinta a farlo, ma tu sei troppo accecato da te stesso per pensare che possano esistere ragioni differenti da te. Non è così?
-      Rose, io pensavo che…-
-      Che cosa? Che soltanto tu hai il diritto di sentirti a pezzi? Che il tuo dolore sia più grande di tutti gli altri e che nessuno oltre te possa veramente capire cosa significhi soffrire ? Beh non è così che stanno le cose. Perché per te tutto si risolverà e riavrai la normalità che ti spetta, mentre io ….io non riavrò mai indietro quello che ho perduto…mai..lo capisci? Mai! –
-      Di cosa parli Rose, calmati…ti prego. –
Le lacrime le solcavano il viso, silenziose al punto che nemmeno lei se ne accorse.  Si guardò le mani rendendosi conto di farmi male, mentre io gliele stringevo per scuoterla da quell’angoscia rivelata.
     Si rese conto all’improvviso di aver perso il controllo e tornando in sé mi  posò la mano sulla guancia preoccupata.
-      Stai bene? Edward scusami…tu non c’entri niente. Perdonami davvero…non so che mi è preso. –
-       Non è niente, sto bene,  ti prego stai tranquilla. – Afflitta abbassò gli occhi a terra. Quel che disse dopo era solo un sussurro.
-      Lascia perdere quello che ti ho detto, ok? Va tutto bene. –
Si ricompose tornando ad interpretare quello che oramai mi era chiaro fosse solo un ruolo,  per nascondere al resto del mondo chissà quali amarezze. Riprese a respirare regolarmente e si lisciò il camice scorrendo le mani lungo il corpo. Gesti rituali che la riportarono alla calma.
Si decise a parlarmi, mentre riponeva l’olio e le altre cose nel cestino accanto a me.
-      Sono qui per finire quello che ho cominciato Edward e a costo di metterci il resto dell’anno io ti rimetterò in piedi come promesso. Il resto non ha importanza. Dimentica le sciocchezze che ti ho detto. –
-      Non lo farò Rose, io ti voglio bene e quando avrai bisogno di me…io ci sarò. –
Rimase silenziosa, mentre mi rivestivo.
Stava per uscire dalla stanza, ma la trattenni afferrandole un braccio.
Rimase immobile…senza voltarsi.
-      Non so cosa ti sia successo di così terribile Rose, e credimi se ti dico che mi dispiace, ma ricorda… -
…feci una pausa, mentre la sentivo tremare sotto le dita…
-Non sei sola. Per qualsiasi cosa…io ci sarò. – La lasciai andare.
Raggiunta la porta si era voltata volendo dire qualcosa, ma all’ultimo decise di tacere… e un istante dopo non c’era più.
Istintivamente avevo afferrato la maniglia dell’elevatore e avevo cercato di mettermi in piedi, ma le gambe non mi avevano retto e mi ero accasciato a terra.
Poco male.
Ci avrei riprovato fino a riuscirvi.
Mi trascinai alla parete poggiandomi con la schiena e aiutandomi con le braccia accavallai le gambe.
Ero esauto.
Frastornato.
Pieno di domande.
L’arrivo di Isabella aveva spazzato via tutto quel senso di impotenza che gravava sui miei pensieri…e ora…rimanevano solo le domande senza risposta.
La musica e la voce di Isabella che cantava in cucina mi riportarono con un sorriso al presente.
Quella donna era nata per farmi felice e sentii il bisogno di raggiungerla.
Ci misi il tempo di un paio di canzoni e,  con l’ingegnoso aiuto dei sofisticati automatismi,  fui pronto a tornare da lei.
Quella casa mi faceva sentire di nuovo autonomo e l’effetto sul morale era incredibile.
 Diedi un’ultima occhiata allo specchio, lisciandomi i capelli ancora umidi all’indietro. Ero migliorato. Con un accenno di barba ero proprio uno schianto.
Sorrisi a me stesso strizzandomi l’occhio e mi avviai alla cucina.
Il profumo che sentivo nell’aria era delizioso, e più ancora lo fu ciò che vidi quando varcai la soglia.
Il tavolo era arricchito di una tovaglia color pesca e le candele al centro svettavano tra la frutta fresca che proveniva dal nostro giardino.
Piattini di antipasti erano già disposti con cura e Isabella era intenta ad accendere le fiammelle con un fiammifero che sembrava non volesse saperne di prendere fuoco. Cantava e imprecava mantenendo il ritmo della musica e non seppi trattenere la risata che sorse spontanea nel vederla in difficoltà.
-      Hai bisogno di aiuto? – Mi avvicinai. Lei,  intenta,  mi rispose senza voltarsi.
-      Credo di potercela fare. – E continuò imperterrita.
L’aria fresca che entrava dalla finestra spalancata profumava di gelsomino e gli ultimi barbagli di luce creavano ombre che giocavano a rincorrersi alle pareti.
Isabella aveva spento tutte le luci tranne quella sopra ai fornelli e l’atmosfera era suggestiva e rilassante.
Quando si voltò rimasi a bocca aperta.
Indossava un abito blu che le fasciava i fianchi lasciando scoperta la schiena . I capelli sciolti sulle spalle sembravano godersi il contatto con la sua pelle e la collana lunga che le aveva regalato l’estate precedente completava il tutto dando un tocco di eleganza.
Era scalza…come da tradizione.
Non lo faceva da moltissimo tempo e rivedere le sue dita arricciarsi non appena vi posai gli occhi mi allargò il cuore.
La mia Isabella era tornata.
La mia vita era ricominciata.
La camicia azzurra che avevo indossato mi parve appropriata e il Jeans scolorito sapevo che la faceva impazzire.
Eleganza e sex appeal non sempre andavano di pari passo.
 Sapevo di piacerle un po' informale e dallo sguardo che aveva compresi di avere ragione.
La raggiunsi guardandola così come si fa con una dea e raccogliendo la sua mano gliela baciai…sfiorandole le prime due dita, come adorava.
Fissai i suoi occhi nascosti nell’ombra e le sussurrai poche parole lasciando che il fiato le accarezzasse la pelle della mano.
-      Se volevi fare colpo su di me…sappi che sono rimasto senza fiato. – E l’attirai a me cercando le sue labbra.
-      Il cibo italiano è altamente afrodisiaco. Lo sapevi?- Si trattenne ad un soffio dalle mie e il desiderio di lei sfondò prepotente ogni barriera facendomi dimenticare ogni altro piacere.
-      Non quando ci sei tu nei paraggi. Sento solo la voglia di te. – Le soffiavo le parole sul volto…lente… le solleticavano la pelle che reagiva rabbrividendo.
-      Non vorrai sprecare tutto questo ben di dio…non sarebbe carino. – Le sue labbra toccarono le mie,  ma subito si ritrassero. Obbedienti le mie le seguirono, ma trovarono le dita della sua mano a fare da scudo.
-      Ceniamo in fretta…ti prego. - La tentai.
-      Il tempo necessario…te lo prometto. –
Si sedette sulle mie ginocchia e mi avvolse tra le sue braccia.
La baciai mettendovi tutta la passione che sentivo viva dentro di me e quando poi la guardai negli occhi, vi lessi la promessa di una notte indimenticabile.
Le donai tutto me stesso e il profumo di gelsomino e di cera sciolta…impresse per sempre quei momenti nella mia memoria.
Una serata incantevole…che avrei ricordato per il resto della mia vita.

8 commenti:

  1. Penso che il dolore che prova rose sia solo la perdita di u figlio troppa rabbia e dolore gli a portato quel posto, che vuole a tutti i costi dimenticare(penso si questo il motivo) adesso penso realmente che edward la voglia aiutare e nn perchè sia innamorato.... e spero che sia una serata indimenticabile per loro!!! meravigliosa creatura mia dolce francy!!

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    1. Tutto sbagliato, spero che la mia versione ti possa piacere lo stesso. Basta figli...e basta violenze...solo vita realmente possibile. Bacio cara Mary

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  2. finalmente qualche carta comincia ad essere scoperta....mi è piaciuto lo sfogo di rose....non tutto gira intorno a edward cullen.....eh si caro il mio edduccio.....anche gli altri soffrono.....
    chissà cos'è successo a rose x farla scappare così.....anche jasper xo' un po' di tatto ogni tanto......
    vedremo come andrà a finire la cena tra la nostra coppietta e cosa faranno x aiutae rose, xchè x quanto "marcia" possa sembrare bella, agirà x il suo bene, aiutando rose, in modo da levarsela dai piedi.....
    bravissima francy, dopo tanta sofferenza una cena dal sapore piccante!!!! ;)

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    1. lo scenario sara' diverso e spero possa soddisfarti. I nuovi fatti mi hanno un po' turbata e non so se manterrò la stessa linea che avevo deciso prima.....nuovo cap a disposizione per chiarimenti. Bacio e grazie di commentare sempre....mi fa tanto tanto piacere

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  3. mi ero persa questo splendido capitolo, di ros di edward nella vasca.....del fumo delle candele... della rabbia che non riesce più in nessun modo ad essere arginata..... benissimo... si gioca a carte scoperte finalmente.

    Baci

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    1. Niente è perduto. Ora si svela la vita di Rose e le ombre che la rendono così nervosa. Via alle danze!!!! bacio Andrè

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  4. Profuma di magia questo capitolo... dolce al punto giusto e con quella nota dolorosa di Rose .. Ho un vago sospetto che solo tu proseguendo questa intrigante storia potrai svelare. A presto darling ;)

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    1. Sempre presente amica mia, sono sempre felice di leggerti a piè pagina...non puoi immaginare quanto. Presto sarà svelato tutto....molto presto....bacio cara <3

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