domenica 22 gennaio 2012

Capitolo 15


Capitolo 15 - Edward




Un’esplosione di colori pennella l’immenso bacino, illuminato dai raggi del sole al tramonto.
Sfumature di arancio, rosso e viola che come il fuoco abbagliano, riflettendosi sulle limpide acque del lago.
Luminose scintille di cielo in fiamme…che scivolano dal pianeta morente..
Cielo ed acqua confusi ed immersi uno nell’altra…
uniti in un comune destino…
l’una lo specchio dell’altro…per sempre…
Le vette intorno sembrano inchinarsi rivolte verso la luce, incantate anch’esse dalla magia di quello spettacolo impareggiabile.
Isabella accanto a me….distesi.. abbracciati sotto la grande veranda in legno, avvolti dal tepore di una grande e calda coperta…unici spettatori di quel miracolo che ogni giorno si ripete…

Le immagini vibrarono sotto le palpebre mentre il risveglio mi rubava quel momento…quel senso di appagamento e benessere che lo stare con Isabella e lo spettacolo della natura insieme mi stavano regalando .
Ancora sul volto il calore delle sue dolci carezze…e degli ultimi tiepidi raggi che calavano all’orizzonte…le labbra tra i suoi capelli a godere del suo profumo…e l’aria frizzante che avvolgeva i nostri corpi stretti e rifugiati uno tra le braccia dell’altra.
L’attimo fuggì scemando in immagini indistinte, ma l’emozione rimase intatta…intensa…appagante.
Alzai le palpebre pesanti non riconoscendo in quel buio che mi circondava lo splendore che ancora avevo negli occhi.
Pochi secondi…e ricordai.
Tra le dita stringevo le mani di Isabella, addormentata lì accanto.
La sensazione si sostituì all’altra in pochi istanti…e il benessere fu lo stesso.
L’energia sprigionata dai nostri corpi quando si toccavano era una cosa che mi aveva sempre fatto perdere la testa e non comprendevo quale ne fosse la ragione, se non convincendomi che probabilmente eravamo venuti al mondo proprio per questo…renderci felici l’un l’altro completandoci.
L’incidente aveva rotto l’incantesimo avvenuto al nostro primo incontro, ma più il tempo passava…più mi rendevo conto che il responsabile di questa situazione così difficile e penosa ero soltanto io .
 Isabella aveva tentato in tutti i modi di avvicinarmi …ma io glielo avevo negato.
Non le avevo dato nemmeno una sola possibilità.
Non volevo perdere quella gradevole sensazione di risentirla vicina e allontanai tutti quei pensieri negativi che mi impedivano di vivere a pieno quel prezioso momento.
Mi concentrai su di lei.
Assaporai i tratti del suo volto nascosti nell’ombra, rincorrendo le linee del suo viso… riconoscendo a memoria ogni dolce curva che l’assenza di luce mi nascondeva.
Quel contatto mi risvegliò un sorriso…mi sentivo quasi felice….e inconsapevolmente mi avvicinai baciandole la fronte.
Un tocco leggero…indugiai sulle sua pelle calda.
Mi sembrava così strano….quasi avevo dimenticato cosa si provasse, ma i gesti seguirono la spontanea richiesta del mio corpo…e l’accarezzai, scivolando le dita tra i lunghi capelli sparsi sul cuscino.
Lei si mosse ed io allontanai la mano…colpevole….quasi avessi dovuto giustificare un simile naturale gesto.
Raccolse le dita che tenevo ancora sulle sue…e con un sospiro…le strinse al petto accoccolandosi al braccio.
Dolcissima…
Sorrisi emozionato…
Lo faceva sempre, quando un tempo dormivamo insieme.
Cercava il mio corpo…senza mai abbandonare il contatto e al mattino ci ritrovavamo ogni volta aggrappati uno all’altra come non potessimo stare lontani nemmeno un secondo.
Non volevo svegliarla.
Rimasi a guardarla nel sonno…mentre il suo respiro regolare mi solleticava le dita …. poggiate appena sotto alle sue labbra schiuse.
Avvolse la piccola mano sul mio pollice, tirandolo vicino alla bocca e appoggiandolo alle labbra lo baciò abbandonandolo lì….sopra la sua soffice pelle.
Non seppi resistere…e scivolai il polpastrello sopra quel paradiso di seta.
Aprì le labbra in un sorriso appena accennato…e continuò a dormire.
Prezioso come un gioiello quel momento mi emozionò e il groppo in gola ne fu l’inevitabile conseguenza.
Come potevo pensare di poter vivere lontano da lei..
Come potevo credere che per entrambi fosse facile rinunciare a tutto questo.
Sentivo, appena sotto al polso appoggiato sul suo petto, il pulsare regolare del suo cuore…il calore del suo corpo abbandonato tra le lenzuola.
Mi sentii sopraffare dalla tenerezza…
Ruotò sul fianco appoggiando la schiena al materasso e il movimento la fece gemere dal dolore…pochi istanti di smarrimento e i suoi occhi si aprirono.
Si guardò intorno confusa e un po’ spaventata si rivolse dalla mia parte.
-          Shhh…tranquilla, sono io. – Le sussurrai accarezzandole la mano che già stringevo.
-          Edward…- La voce impastata…stupita.
Non risposi, lasciando che le ombre velassero i nostri sguardi nascondendo l’un l’altro le nostre reali espressioni.
Il silenzio si vestì dei nostri sospiri…e le nostre mani ancorate una all’altra parlarono per noi. Piccole come quelle di una bambina si perdevano nelle mie che le avvolgevano proteggendole.
Mi aveva sempre affascinato quel suo aspetto apparentemente acerbo, che racchiudeva lo splendore di una femminilità senza eguali…un coctail afrodisiaco di cui mi ero ubriacato al primo sorso…e che nulla riusciva a farmi dimenticare.
Di Isabella amavo ogni sfumatura del carattere, ogni meraviglioso difetto… tutto in lei diveniva perfezione.
Era Bella….la mia Bella.
Non poteva durare per sempre…e anche se controvoglia…ruppi quel silenzio.
-          Come ti senti? – Parlavo piano, come se temessi di svegliare qualcuno…come se non farlo rompesse l’incantesimo.
-          Come se un camion mi fosse passato sopra…ho male ovunque. –
-          Oh!...Allora so bene come ti senti. – Scherzai.
-          Scusami…Sono un idiota..non volevo…- Cercò di sollevarsi senza abbandonare le mie mani.
-          Non fa niente….lo so… No. Non ti alzare. –
Scivolò sul cuscino con la guancia avvicinandosi.
 Colsi il bagliore dentro agli occhi che cercavano i miei.
Brillavano.
Non riuscii a non esserne felice.
Al buio tutto era più facile….più puro.
Quasi che le paure fossero composte di colori e che l’assenza di luce e il grigiore nella stanza le inducesse a tenersi lontane.
Non volevo che quel momento fosse rovinato da parole pesanti che non volevo sentire, così stemperai l’atmosfera con una richiesta sciocca che altro scopo non aveva che di alleggerire il mio cuore dal peso delle mie inquietudini.
-          Ti va di fare colazione? –
 Ridacchiò come se comprendesse.
Stette al gioco.
-          Che ore sono? – la sua voce un mugolio sommesso.
Spinsi il grosso pulsante sopra la sveglia che tenevamo sul comodino ed entrambi sollevammo gli occhi al soffitto, dove la luce proiettava le due coppie di numeri con in mezzo i due puntini.
-          E’ prestissimo. Sono le sei e un quarto.–
La voce uscì così lenta che la vidi quasi scivolare sulla sua bocca e spingersi in alto poi come un soffice sbuffo di fumo. La immaginai quasi prendere forma come la nuvoletta di un fumetto. La cosa divenne buffa quando nella mia mente formai l’intera vignetta.
-          Eh già! Vuoi dormire ancora? Ti lascio sola? –
 Temevo che uscendo da quella stanza ogni cosa cambiasse, che il peso di quello che era successo la sera prima e i giorni precedenti, alterasse quell’inconsueto senso di pace che il sogno che avevo fatto e quell’istante con lei mi avevano infuso nell’animo.
Lo trattenni…non lo volevo perdere…ne avevo bisogno.
-          Non credo di riuscirci…e poi ho lo stomaco decisamente vuoto. –
Quasi avesse sentito le sue parole, il brontolio della sua pancia fece eco da sotto le coperte…e ridacchiammo insieme.
-          Direi che è evidente…-
Accesi la piccola lampada lì accanto e una tenue luce rosata riscaldò l’atmosfera.
La tenevamo spesso accesa quando facevamo l’amore.
Era intima e confortante.
Ora la potevo vedere bene…ed era bellissima….come sempre.
-          Mi alzo così preparo qualcosa, vuoi? –
Sollevò il lembo del lenzuolo, rivelando le gambe nude che spuntavano da sotto la camicia da notte di cotone.
Lei odiava quella camicia…ma Jasper non aveva trovato altro quando era intervenuto ad aiutarla.
A me piaceva molto…la faceva apparire molto più giovane.
 Con un’aria di innocenza che mi illudevo avesse ancora.
Il ginocchio della gamba contusa era gonfio e con segni bluastri che coprivano la parte bassa dove aveva colpito il pavimento.
Le sfiorai l’interno del ginocchio per sentire se scottasse o meno.
Jasper faceva sempre così quando mi controllava da ragazzo le botte che prendevo cadendo da cavallo.
Quando ancora studiava, mi aveva seguito per quasi cinque anni in quello sport pericoloso e aveva rimediato a molte delle mie spettacolari cadute ai concorsi di completo…
Ero un pazzo scatenato e nostro padre ci accompagnava per controllare se alla fine del percorso arrivassi tutto intero. All’epoca avevo i capelli lunghissimi e la pelle scura di un cowboy…mi ero divertito da morire.
Un volo spettacolare sopra un tronco ad ostacolo alto due metri a Carson city e la frattura in più punti della cassa toracica, avevano decretato la fine delle mie prodezze…e dopo quello mi ero dovuto accontentare di qualche passeggiata intorno ai vigneti di Napa Valley…scatenandomi di nascosto lungo i verdi prati delle colline quando mio padre non vedeva.
La tenuta di Carlise ed Esme Cullen era una delle più grandi della valle e i vini prodotti dalla mia famiglia erano tra i più rinomati d’america…da qui il nostro amore per i vini pregiati…e la mia riserva tanto apprezzata da Jasper.
-          Non credo sia una buona idea sai? Hai la pelle bollente e non credo sia il caso di caricare il peso su questa gamba. Un po’ di ghiaccio ti gioverebbe. –
-          Ma non serve …davvero. – Fece per piegare la gamba e si lamentò.
-          Rimani dove sei…te lo vado a prendere. –
-          Non voglio rimanere qui a letto…vengo con te. –
-          Sei cocciuta eh? –
-          Mi ricordo che la cosa una volta ti piaceva…- Rimasi a guardarla senza riuscire a parlare….mi sorrise.
-          Ti seguo e mi metto sul divano…è lo stesso no? –
-          D’accordo…appoggiati alla sedia così eviti di cadere…-
-          Va bene…-
Sembrava titubante, ma appoggiata alla mia mano si mise in piedi e zoppicando un po’ appoggiò le mani sui supporti dietro le mie spalle.
Il tragitto fu breve e dopo qualche passo era distesa di nuovo sotto il plaid sul grande divano.
-          Tutto bene? –
-          Si…Grazie. –
Mi allontanai per raggiungere il frigorifero e tornai col sacchetto di gel azzurro, congelato appositamente per fare impacchi alle mie gambe dopo le terapie più invasive. Non le usavo da una vita, ma a quanto pareva potevano tornare utili.
-          La devi avvolgere nel fazzoletto e poi modellarla sul ginocchio…così. –
Preparai lo strano involucro e lo misi in posizione corretta. Nel farlo sfiorai più volte la sua pelle morbida e liscia e notai  come la cosa le facesse piacere. Non mi illusi più del dovuto…e  una volta a posto la coprii di nuovo.
-          E adesso vediamo cosa offre la cucina. –
Ero insolitamente leggero…e mentre mi muovevo impacciato per la grande cucina, non riuscivo proprio a togliermi dalla mente le immagini del mio sogno al Lago Tahoe. Per qualche anno ero stato lì in vacanza con la mia famiglia , ma dopo i miei diciassette anni non eravamo più tornati, attirati da mete più adatte ai ragazzi della  mia età e in compagnia di amici. Isabella ed io non c’eravamo mai stati insieme e non capivo come mai avessi sognato noi proprio in quel posto.
Trovai del pane e della marmellata nella dispensa in basso. La parte alta mi era irraggiungibile e non tentai nemmeno di aprirla.
 Succo d’arancio e acqua era tutto quello che c’era nel frigo.
Infilai le cose tra le gambe e nel fianco, mentre il vassoio lo appoggiai tra i piedi. Non ero il massimo, ma fu tutto ciò che fui in grado di fare.
La raggiunsi e le composi il vassoio nel posto vuoto accanto a lei.
-          Ecco fatto. Non è il massimo, ma penso che possa bastare finchè non arriva Eleonor. - 
Solitamente entrava in casa alle sette e trenta, quindi avevamo ancora quasi un’ora per restare soli. Approfittai di quel prezioso tempo per mettere da parte tutto e provare ad essere il più naturale possibile. Jasper mi aveva implorato di riprendere il dialogo con Isabella e questa mi sembrava fosse la giusta opportunità per farlo.
Non appena pensai questa cosa…l’ansia mi si piantò nella pancia.
-          E’ perfetto…sono secoli che non faccio una colazione come si deve. Di solito un caffè al volo è tutto quello che prendo al mattino quando arrivo in ufficio. –
Mi figurai lei muoversi in quell’ambiente che conoscevo poco…nei suoi abiti eleganti….il trucco sempre perfetto..la tazza in mano.
Quell’immagine mi disturbò per qualche ragione che non comprendevo…o che forse preferivo ignorare…
La gelosia.
-          James lavora ancora con te? –
Cercavo argomenti scavando nei ricordi.
Era l’unico che conoscevo e guarda caso era anche l’unico che non avevo motivo di temere. La sua omosessualità era ben dichiarata, ma i suoi modi erano discreti e stare in sua compagnia era davvero gradevole.
 Non sapevo più nulla del suo lavoro…non le chiedevo niente di niente….mi ero limitato per lungo tempo ad ignorare ogni cosa la riguardasse…pur morendo dalla curiosità di sapere dove fosse in ogni istante della giornata.
Farle anche domande semplici come questa…mi costava un certo sforzo.
-          Siamo nella stessa squadra si e ora stiamo lavorando ad un caso molto importante che se portato a buon fine ci aprirà nuove porte. –
Notai quanto pesasse le parole che pronunciava…era tesa.
 Il silenzio di mesi e mesi…pesava tra di noi come un macigno.
 Dovevamo riprendere da capo…e non sembrava così facile farlo.
Mi sforzai di seguire i consigli di Jasper…e finsi una tranquillità che non possedevo.
Spalmò le fette di pane imbrattandosi le mani. Era divertente guardarla succhiarsi le dita appiccicose, un gesto nel quale non vedevo malizia e che mi inteneriva.
-          Tieni, questo è per te. – Rideva.
Allungai la mano per afferrarlo, ma per scherzare Isabella ritrasse il braccio facendola quasi cadere. Per afferrarla mi sporsi in avanti e la mia gamba scivolò dal sostegno raggiungendo ancora una volta il pavimento. Mi sbilanciai in avanti e caddi sopra le sue ginocchia.
La mia sedia rotolò all’indietro lontano da me.
Isabella urlò per il dolore ed io mi lasciai cadere a terra scivolando sul bordo del divano.
 Mi ritrovai scomposto sul tappeto bianco, incapace di raddrizzare le gambe. Provai a mettere tutta l’energia che avevo per muoverle, ma quel che ne risultò fu soltanto un patetico strisciare di entrambe che in pochi istanti mi sfinì lasciandomi a terra distrutto…sia nel fisico che nello spirito.
-          Edward…oh ti prego perdonami. Stai bene? Mio Dio sono una stupida.–
Era sopra di me in preda al panico che cercava di darmi aiuto.
Mi aveva sollevato e sistemato le gambe in modo corretto e mi accarezzava il viso preoccupata….ad un soffio da me.
Ero disteso a terra.


I suoi capelli mi solleticavano il viso e tutto ciò che riuscivo a sentire erano le unghie di lei che mi accarezzavano i capelli….
La sua bocca ad un nulla dalla mia…
Il profumo di marmellata di fragole del suo respiro…
Poterla guardare da quella posizione…come quando facevamo l’amore.
Non trovai il coraggio di dire nulla e lei pensò di avermi ferito nell’orgoglio…non immaginando nemmeno per un attimo quanto fosse lontana dalla realtà.
Le sue mani non smettevano di toccare…accarezzare…ed io stavo impazzendo dal desiderio di baciare quella bocca sempre più vicina.
Sollevai le braccia prendendo il suo viso tra le mani…
Si aggrappò ai miei capelli.
Gli occhi negli occhi.
Piangeva…
Avevo sognato quel momento molte volte ed ora…era lì…accadeva.
L’attirai verso di me imprimendo le mie labbra sulle sue…e in un istante mesi di sofferenza scomparvero.
Le nostre lingue si cercarono esitanti e fu dolce assaporare la sua bocca appena schiusa, mista a lacrime salate.
 Fu un bacio lento…passionale…senza fretta.
Mi parve il bacio più bello di tutta la mia vita…
Mi lasciai andare….non pensando a niente, mentre quell’istante infinito si prolungava eccitandomi.
-          Isabella…- Mormorai sulle sue labbra.
Non volevo finisse….
Non mi volevo ritrovare al punto di partenza…
-          Amore mio…- Sussurrò baciandomi più a fondo.
Stavo ancora volando…quando la porta dell’ingresso si aprì…distruggendo la magia di quel momento.
Quasi fossimo colpevoli di qualche cosa ci allontanammo e Isabella chiamò subito Eleonor perché ci raggiungesse e l’aiutasse a sollevarmi da terra.
La governante non disse nulla. Obbedì sorpresa, guardandosi intorno in cerca di Rose.
-          Aiutami, mettiamolo sul divano. –
Quella frase mi catapultò nella mia orrenda realtà…”mettiamolo sul divano”…come un manichino di pezza.
Mi sentii il mezzo uomo che ero e ciò fu sufficiente a risollevare le mura dietro al quale vivevo sempre.
-          No! La mia sedia andrà bene. – La voce dura.
 Ero arrabbiato con me stesso per aver ceduto a qualcosa che non poteva essere e non con lei…
Mi sistemarono sul mio aggeggio infernale e girandomi verso lo studio feci scorrere le ruote che strisciarono silenziose sul parquet.
Chiusi la porta alle mie spalle e imprecai contro me stesso.
Isabella mi chiamò da dietro la porta.
-          Edward, va tutto bene?! – Non mi sembrò una domanda…o forse lo era, risposi comunque.
-          Tutto ok…Lasciami solo…- Un istante di pausa…pesante…sofferto.
-          Ti prego…- Conclusi.
Sentii la sua mano scorrere sul legno della porta graffiandolo…e poi i suoi passi lenti allontanarsi.
Ero un idiota.
Passai la lingua sulle mie labbra….e mi parve di impazzire.

12 commenti:

  1. E' vero Edward sei un idiota! Lei è lì e non chiede altro di amarti e di essere ricambiata. Vuole stare vicino a suo marito, e l'amore non è solo appagamento nell'atto esclusivamente fisico, è composto da tante ed infinite sfaccettature.....LO VUOI CAPIREEEEEEEEEEEEE ...... e si richiude in se stesso.
    Povera Isabella.....
    Tutto il capitolo è veramente coinvolgente e tu sempre più brava con le parole e le tue descizioni sono vellutate e scivolose..... BRAVA
    BACI

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  2. Quest'uomo mi sta stremando!!!! Brava Fra ... Edward ... ti lascio il biglietto da visita di una collega brava!!!!

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  3. edward sei uno stronzo,ma quando la smetti di fare il bambino lei sta li che ti ama e ti desidera nn solo x il lato fisico ma perchè vuole sentirti di nuovo vicino. SVEGLIATIIIIIIIII.

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  4. Edwaaaarddddd ma alluraaaaa!!!! Speriamo possano ritrovare la magia di quell'attimo.....grazie Fra e' bellissimo come sempre...questi capitoli scorrono davanti ai miei occhi come un film , sei bravissima,kiss

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  5. Oddiooo ma stà Eleonor non poteva arrivar mezz'ora dopo uff :-( mi è piaciuto molto questo Edward che finalmente si è lasciato andare con Bella dopo taaaanto tempo peccato però che alla fine è uscito di nuovo l'Edward che non capisce un piffero e che travisa sempre tutto...Comunque sono contenta che in questo capitolo non ci sia Rose e spero di non leggerla neanche nel prossimo hihiih lo sò sono un pò cattiva co lei ma a me non piace..Complimenti Frà bel capitolo ;-)

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  6. Gli ultimi due capitoli sono veramente emozionanti, si assapora tutta l'angoscia di un uomo che vorrebbe tornare a vivere ma ha paura di farlo come se lasciarsi andare diventasse una colpa. Meraviglioso, davvero!

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  7. E la miseria che sfortuna nera!!!! Ma povero Edward!!! E poraccia Bella....Francies...fa qualcosa ti prego...dai un'ora a diritto a questi due poveracci così ne godiamo pure noi!!!
    Splendida come sempre! Baci

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  8. Fraaaa tu mi farai morire, in un momento mi fai arrivare sulle stelle e poi mi fai risprofondare nel baratro più buio, questa storia mi prende sempre di più, non vedo l'ora di leggere il seguito!!! sei bravissima, ed ogni giorno sempre di più... un bacione

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  9. noooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!nn può finire così!!!!già stavo assaporando ilsapore della loro riunione!!!!!-forza Eddino mio forzaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!Brava Francies ....sei una "cospargitrice" di emozioni!!!!!!!!11

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  10. Cazzarola!!! Qui ci fai morire!!! Troppo brava a descrivere ogni dettaglio..fuori e dentro le loro anime...MI COmplimentoooo!!! :)))

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  11. "Edward sei un idiota..."
    Ecco, qui, in questo capitolo, la sofferenza, la voglia dell'avere di nuovo sua moglie, di sconfiggere il male che si porta dentro da troppo tempo.
    Un uomo che saprà combattere, io ne sono certa! Continuo, e credimi, è tutto meraviglioso! elisa.

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  12. ...sono senza fiato per l'emozione.... Eva

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