Capitolo 14 – Edward
Respiravo il suo odore intrappolato tra le
dita.
Ne assorbivo ogni residuo fino a riempirmi i polmoni.
Ne assorbivo ogni residuo fino a riempirmi i polmoni.
Avvolgere il suo volto ancora una volta tra
le mani…
Così vicino…così delicato….
poter scorrere le dita sulla sua bocca…
il profumo di lei.
Com’era bello, tornare indietro nel tempo,
Così vicino…così delicato….
poter scorrere le dita sulla sua bocca…
il profumo di lei.
Com’era bello, tornare indietro nel tempo,
Riassaporare emozioni che avevo quasi dimenticato.
I suoi dolcissimi occhi velati dal pianto.
Il caldo sapore delle sue lacrime mi rimase
sulle labbra.
Le leccai per imprimerne il ricordo.
Isabella non era una donna come le altre,
non lo era mai stata.
Avevo avuto molte esperienze prima di
lei…la mia giovinezza, passata di notte nei locali con Jasper, mi aveva dato
modo di incontrarne molte e di vivere avventure più o meno occasionali.
Quel bagaglio di vissuto era servito come
materiale per le mie storie , ma non avevano avuto successo fintanto che lei
non era entrata nella mia vita.
La magia era avvenuta con la sua comparsa…
Il sesso in sé non mi aveva mai appagato…o
per lo meno non mi era mai sembrato tanto appagante, quanto dopo averlo fatto
con lei la prima volta.
Non
trovavo mai parole adatte a descrivere la nostra prima volta e per quanto
avessi cercato di mettere su carta quel che avevo provato…non vi ero mai
riuscito veramente.
Isabella andava oltre…tra noi c’era magia…alchimia,
un susseguirsi di giochi ad incastro che non erano ripetibili e nemmeno
descrivibili…
solo io…e soltanto lei…avremo mai saputo quel che si poteva provare a fare l’amore noi due.
Incontrarla mi aveva arricchito emotivamente e ora che mi ero imposto di starle lontano sentivo che il vuoto che avevo dentro dipendeva proprio da questa mancanza.
solo io…e soltanto lei…avremo mai saputo quel che si poteva provare a fare l’amore noi due.
Incontrarla mi aveva arricchito emotivamente e ora che mi ero imposto di starle lontano sentivo che il vuoto che avevo dentro dipendeva proprio da questa mancanza.
Mi stavo spegnendo…
Mi aggrappavo ai ricordi per riuscire
ancora a sentirmi vivo …perchè senza di lei
..ora…chiuso tra quelle mura spesse…non ero niente.
Nessuna luce.
Nessuna gioia.
Solo giornate una uguale all’altra in un
susseguirsi senza fine.
Serrai le palpebre per rivivere il suo
volto che gemeva, soltanto per averle sfiorato le due dita in quel punto
delicato appena sotto le unghie perfettamente bianche e pulite…perfette.
Dio come mi faceva impazzire sentire quel
sospiro uscire lento dalle sue labbra….era musica…molto più bella di quella che
avevo composto io per lei e soltanto per lei.
Mi
aveva regalato un sorso di vita…di luce…di amore.
Quanto ero stato sciocco a dimenticare
tutto questo.
Cancellarlo dalla memoria era inutile, vi era
impresso in modo indelebile e sarebbe rimasto per sempre con me.
Quando sentivo la sua voce…quel denso suono di velluto mi penetrava dentro la bocca…e nel naso…fin dentro le ossa.
Quando sentivo la sua voce…quel denso suono di velluto mi penetrava dentro la bocca…e nel naso…fin dentro le ossa.
Lei era in
me ed io ero in lei…questa era la verità.
Negarla era assurdo.
Io ero assurdo.
“Oh Bella…quanto tempo abbiamo trascorso
felici insieme, senza nemmeno immaginare che avremmo potuto trovarci in una
situazione simile. Mi manchi da morire amore mio…tu non sai quanto.”
Lei
era lì…a due passi da me…e mi voleva.
Desideravo
quasi tornare indietro, girare quel mezzo che ora rappresentava le mie gambe e dirle
che non potevo continuare a vivere senza sentire le sue mani…il suo sospiro…la
voce del suo amore…che non mi importava nulla di quello che aveva fatto…e che
l’amavo al di là del tempo dello spazio…di tutto.
Mi
voltai verso la porta chiusa….sapendo che tutto quel bel discorso sarebbe
rimasto soltanto nella mia testa e che lei…non l’avrebbe saputo mai.
Isabella
non meritava uno storpio al fianco…ed io non meritavo di avere lei ad occuparsi
di me.
Chiusi
gli occhi permettendomi ancora il lusso di ricordare quei momenti intensi che
ci eravamo regalati nel corso degli anni.
Erano
molti eppure li ricordavo uno per uno..quasi avessi in testa l’elenco ordinato
delle date e dei luoghi.
Ricordavo perfino le sue espressioni…ogni
volta che l’avevo sorpresa con follie che riservavo solo e soltanto a lei.
Era un gioco bellissimo veder nascere la sorpresa
sul suo viso, si accendeva e gioiva come fosse una bambina… poi però…quando rimanevamo
soli diventava la donna più seducente e femmina che avessi mai incontrato.
Calamitava tutta la mia attenzione e, dopo lei, le altre donne non erano
esistite più…perché nessuna poteva anche lontanamente reggere il confronto.
Amava il mare…quell’immensa distesa d’acqua ricolma di vita pulsante era il
mondo che sognava di abitare. Mi aveva confidato di sognare da bambina di
essere una sirena…e di voler solcare le acque così come facevano i delfini…. A
modo suo c’era riuscita, visto che come una sirena incantatrice mi aveva fatto
cadere nella sua trappola di
seduzione…senza desiderare mai di esserne liberato.
Bambini
entrambi avevamo fantasticato per anni…
Mi
nutrivo di lei…ogni giorno la mia dose per sopravvivere…e in cambio gli
lasciavo parte di me…che lei conservava nel suo cuore…dove io volevo essere e
dove solamente mi importava di stare.
Quelle
lacrime di poco prima mi avevano confuso…non avevo mai desiderato che
soffrisse…mai.
Mi ero tenuto lontano da lei proprio per
impedirle di condividere la mia sofferenza…ma non ero sicuro di aver agito
bene.
Lei
soffriva ugualmente e forse molto di più.
Ma
cosa sarebbe accaduto se provando ad avvicinarmi avesse scoperto che non ero
più quell’uomo sempre pronto a compiacerla…quando avrebbe cercato sul mio corpo
la soddisfazione che meritava e che non ero piu’ in grado di darle….
Ora
lo cercava altrove.
Una
densa fitta di gelosia mi tolse l’aria….ingoiai l’amara realtà.
Non
sarebbe accaduto se io fossi stato ancora l’uomo che ero.
Mi
convinsi di questo…ma non bastò per farmi sentire meglio.
Dio
quanto avrei voluto cancellare dalla mia storia quel maledetto giorno…
Stavo
correndo da lei per dirle che avevo trovato la casa sulla spiaggia che avevamo
tanto cercato e la fretta di portarle la notizia di persona mi aveva fatto
pressare il piede sul pedale dell’acceleratore.
Era
stata colpa mia se quel camion mi aveva colpito in pieno tagliandomi la
strada…non avevo visto il segnale di precedenza e la musica che ascoltavo a
volume altissimo mi aveva impedito di sentire il forte rumore di clacson che
l’autista del camion mi aveva lanciato.
Erano
bastati pochi istanti e la mia macchina si era infilata sotto al grosso mezzo
schiacciandosi all’interno di una delle ruote enormi sulle quali viaggiava.
Non
ricordavo altro…
Il
buio intenso dentro al quale ero piombato era durato giorni interi e al mio
risveglio niente era più come prima che accadesse.
Niente.
Al
mio fianco Isabella c’era stata sempre… a tenermi la mano….ma ogni volta che
aprivo gli occhi leggevo una sofferenza tale sul suo viso da non riuscire a
sostenerla…non volevo accadesse questo….non a Isabella.
Isabella…che
nome stupendo, sembrava inventato per lei…per la mia donna.
Una
fitta intensa mi attraversò la mente e il petto, trafiggendomi come una spada
acuminata fino a conficcarsi nello stomaco vuoto….colmo solo di
solitudine
e di angoscia.
Sospirai…impedendo all’aria di rientrare nei
polmoni.
Sospeso
tra la vita e la morte …
Pensai
che sarebbe bastato smettere di respirare e tutto sarebbe finito…
pochi
istanti…
e
poi la sofferenza per tutto questo sarebbe scomparsa nel nulla…
eclissando
nell’oblio l’infinita ruota dei miei pensieri in agonia.
Due
colpi di tosse mi costrinsero ad incamerare ossigeno…e premendomi il petto
decisi di non sfidare la sorte oltre
quel che già avevo fatto.
La
casa era al buio…e in silenzio.
Le
ombre della notte leccavano le pareti disegnando immagini in continua
evoluzione…altalenanti tra le righe dell’infisso proiettate sullo sfondo.
Il cono di luce che filtrava dal vetro era il
faro del porto….troppo lontano per essere ben definito. Un alone lo avvolgeva
ogni volta che passava davanti alla finestra, quasi tentasse di aggrapparsi al
mobilio prima di essere strappato nuovamente e portato via …a compiere sempre
lo stesso identico giro.
Sentivo
freddo…
Ancora
non avevo indossato niente.
Accarezzai
il petto…lì dove le sue dita mi avevano sfiorato…e un fremito mi colse.
Mi
eccitavo sempre quando le sue unghie mi sfioravano la pelle o si infilavano tra
i capelli…ma ora….
Permisi
a quel pensiero di penetrarmi dentro…di solleticare le mie fantasie, di
rimettere in moto quel meccanismo che si era rotto…ma che Jasper continuava a
farmi credere fosse solo un mio problema.
Lasciai
che la mano scivolasse in basso e che le dita si infilassero oltre il laccio
dei larghi pantaloni grigi della tuta.
Chiusi
gli occhi e immaginai lei….lasciando che fossero i ricordi più dolci e sensuali
a guidare la mia mano.
Raccolsi
tra le dita quel che rimaneva del mio essere uomo e giocai ad accarezzare…a
stringere….aiutandomi col ricordo di quello che in lei amavo di più.
E
quasi la vidi…il colore ambrato della sua pelle…
I
capelli aggrovigliati ad incorniciarle il viso eccitato…
La
curva tenera del seno che ondeggiava al ritmo delle spinte.….
Strinsi
più forte…
Provai
a rivivere quegli attimi infiniti nei quali Isabella si portava sopra di me e
lentamente mi conduceva al delirio…sapeva dosare i tempi e i movimenti.
Riassaporai la gioia di scivolare dentro di lei.
Calda
e bagnata… era una favola.
Mi
stringeva e rilasciava a suo piacimento ed io rimanevo sempre sorpreso della
fantasia che aveva quando facevamo l’amore…un artista…la chiamavo così. Sorrisi
a quel nomignolo che non usavo da…un’ eternità.
Aumentai
il ritmo e il respiro mi seguiva assorbendo dalle labbra quel che rimaneva del
suo sapore salato.
Leccai quella linfa….e misi le dita in bocca.
Succhiai
avidamente il suo odore…lei….soltanto lei.
Fui
assalito dal desiderio di averla…tanto da ansimare per il bisogno…ma ciò che
stringevo e lavoravo con insistenza…mi abbandonò in fretta.
Una
breve ed insignificante erezione mi lasciò ancora più frustrato.
Irritato
sbuffai deridendo me stesso…
Tolsi
la mano e rimisi a posto il pantalone e il suo inutile contenuto.
Raccolsi
le mani nei capelli …strinsi forte gettando in alto la testa.
“
Ma che cazzo sto facendo….è tutto inutile...”
Abbassai
lo sguardo.
Ruotai
la sedia e mi diressi nel bagno.
Lo
specchio rifletteva la mia immagine, regalandomi solo la parte migliore di
me…quella che ancora funzionava, ma che senza l’altra era del tutto inutile.
Afferrai
la maglietta nera e la infilai sollevando le braccia. La barba era di qualche
giorno, ma non mi importava..nessuno doveva vedermi e l’indomani Rose avrebbe
provveduto.
Rose..
Non
avevo ancora pensato a lei.
La
immaginai preoccupata e ansiosa di sapere cosa fosse accaduto.
Isabella
aveva agito in modo pesante e quella creatura non meritava un trattamento
simile.
Jasper aveva pregato Isabella di rimanere in
casa per qualche giorno… incontrarsi sarebbe stato forse fuori luogo.
Mi
mossi veloce e raggiunsi il telefono…l’avrei chiamata.
Era
il minimo che io potessi fare.
Composi
il numero e rimasi in attesa…
Pochi
istanti e la sua voce calda rispose.
- Pronto? –
- Rose sono io. –
- Buonasera Edward. –
Non era sola…o mi avrebbe risposto diversamente. Per qualche strano motivo la
cosa mi infastidì.
- Come va? –
Silenzio.
- Mi dispiace molto
per la situazione che si è creata…Rose ti chiedo scusa. –
Improvvisamente
sentii tutto il peso della responsabilità dell’accaduto.
- Per me stesso e anche per Isabella. –
Silenzio
dall’altra parte….solo un sospiro rassegnato…come se non potesse o non volesse
dire nulla. Poi si fece coraggio.
- Le volevo chiedere
se potevo prendere un paio di giorni di permesso. –
- Rose ti prego…non
fare così….si sistemerà tutto. –
- Devo insistere…ne
ho davvero bisogno. Lunedì sarò di nuovo da lei e così…potremo …parlare…- Vaga
e sofferta la sua voce mi fece male.
- D’accordo…non ti
devi preoccupare…ci vediamo lunedì. –
- La
ringrazio…lei…sta bene? – Mi parve di vederla… sistemare la ciocca di capelli
dietro l’orecchio…quel gesto…lo faceva sempre…
- Sto bene Rose…sto
bene…- Sospirai. Colorai i contorni di quel pensiero.
Il
risultato fu sorprendente…ogni dettaglio del suo viso mi fu chiaro…come
l’avessi avuta davanti. Era un pensiero
che mi faceva stare bene.
- Bene. Se ha bisogno
di me può chiamarmi in qualsiasi momento…io ci sarò. – La tenera Rose di
sempre.
- Ti ringrazio, ma
non credo sarà necessario. – Altra pausa. Non volevo chiudere.
- Sei con lui?- Sapeva a chi mi riferissi…lei sapeva sempre
tutto di me.
- Si, certo. – Lo
disse decisa…quasi come si liberasse da un peso.
- Bene! Allora ti
lascio alla tua serata. Goditi questi giorni di vacanza, te li meriti…e non
pensare a me. – Era una bugia.
- Buonanotte Rose…-
Esitò…la sentivo. La immaginai mordersi le labbra.
- Buonanotte Edward.
– E chiuse la comunicazione.
Rimasi
a guardare l’apparecchio muto nelle mie mani.
Rose…
Era
la prima volta che rimaneva lontana per così tanto tempo.
Ogni
giorno si occupava di me…era parte della mia giornata…della mia attuale vita.
Non
le avevo mai dato la giusta importanza e mi ripromisi di rimediare.
Rose
era il mio angelo.
Il
pensiero si estese dal viso al resto del suo corpo…e mi sentii colpevole e allo
stesso tempo incapace di resistere ad esplorarlo…
Mi
scossi e allontanai quel proposito.
Non
avevo cenato, ma non avevo fame.
Isabella…
Mi
avvicinai lentamente alla camera, mentre il cono di luce aggrappato alla grande
finestra scivolava su di me. Un leggero ticchettio ruppe il silenzio…
Pesanti
gocce di pioggia rigavano il vetro spesso…riflettendosi sulle pareti illuminate,
come lacrime colavano veloci verso il basso, quasi che la Natura ferita
piangesse il suo dolore. Aspettai che la luce scemasse altrove, in quel suo ciclo
infinito e varcai la soglia della nostra camera da letto.
Isabella
stringeva un lembo di lenzuolo tra le dita e lo aveva portato alla bocca…come fanno
i bambini con i loro peluche.
Dormiva
di lato…rivolta verso il mio letto poco lontano dal suo.
Rimasi
a contemplare ogni dettaglio del viso…delle tenere dita che stringevano forte la
stoffa candida.
Non
volevo perdere tutto quello che Isabella rappresentava…anche se questo significava
soffrire entrambi.
Cosa
potevo fare?
Rimasi
ore a cercare una risposta che non trovai…
accarezzandole
i capelli abbandonati sul cuscino…
le dolci linee del suo viso…
la
mia Bella…
Il
sonno mi colse…e nei miei sogni la incontrai….
Eccomi, rimessa in pari, è una storia veramente bella struggente allo stesso tempo...Francies sei "cresciuta" moltissimo per i miei gusti, sei superba davvero! E poi mi piace quando in una storia rimango sempre curiosa di andare avanti! Brava!
RispondiEliminaIl comportamentodi Edward mi fa arrabbiare..... spero solo che Isabella si svegli trovandoselo accanto...... in quanto a Rosalie, poverina trovo che si stia sforzando di non cedere..... basterebbe poco secondo me. Non sono sicura che se lei ci provasse sul serio lui si tirerebbe indietro...
RispondiEliminaperò credo che Rosalie in cuor suo sappia che non potrà mai prendere il posto di Isabella, nel senso che se anche dovessero avere un avvicinamento fisico, sono quasi certa che probabilmente non sarebbe solo sesso, ma qualcosa che oscilla tra la devozione, ammirazione e forse passione pure.... non sarebbe però quel sentimento universale che racchiude tutto ...... insomma Edward non è innamorato di Rosalie.
Si sa che è sicuramente umiliate per lui immaginare sua moglie con un altro...... è dura molto. Edward muoviti, parla con lei se non la vuoi perdere.....
Adesso rimango con il fiato sospeso fino al prossimo aggiornamento.
Grazie per le emozioni che trasmetti.
Baci
Georgie
ma io il commento lo avevo lasciato ed ora non lo ritrovo più!
RispondiEliminasono d'accordo con trilly sul fatto che tu sia cresciuta rispetto all'altra storia che ho letto. io adoro questa storia, mi pioace come gestisci l'introspezione dei personaggi e come sta delineando la storia!
No nn accetto questo comportamento di edward deve darsi una mossa nn deve piangersi addosso se vuole continuare ad amare bella.E Questo suo pensare a rose nn mi sembra coerente con i suoi pensieri rivolti a sua moglie la desidera e si vede da come la guarda e la gelosia che ha provata sapendo che era con emmett,nn va proprio.Edward ritorna in te. Fra sei una grande donna do ragione a trilly sei migliorata molto .baci mery
RispondiEliminaCiao parto facendoti i complimenti per questo capitolo per quanto riguarda quello che prova Edward nei confronti della sua Isabella perchè mi è piaciuto questo suo guardarsi dentro e capire quanto lui sia stia negando per cercare di non far soffrire Bella per poi capire invece che tutto è inutile.Non mi è piaciuto il suo riflettere sul suo "rapporto" con Rose (che tu già sai che io non sopporto ma la accetto purchè rimanga da contorno nella storia eheheh)e poi il come lei si sia rivolta a lui come se lui gli dovesse qualcosa..Comunque come sempre sei stata bravissima a centrare le cose giuste al momento giusto..Ora bisogna vedere cosa succederà nel prossimo capitolo quando Bella si sveglierà e vedrà (spero)Edward vicino a lei.Aspetto in trepidante attesa il prossimo aggiornamento :-)
RispondiEliminaNO COMMENT.....BELLISSIMOOOOOOOOOOO!!! questa storia mi prende sempre più..poi ci lasci sempre sul più bello,cosa avrà sognato?cosa dirà lei quando lo vedrà al suo fianco?spero solo ke lui nn faccia sciocchezze con Rose.....mi dispiacerebbe....BRAVA TESORO....6 UNICAAAAAAAAAAAAAAA
RispondiEliminaOk...io e te ci si deve conoscere...domani sera ci conosceremo...un va bene ragazza!!! Gli uomini così sono uomini comuni...ce ne sono a bizzeffe...ovunque...innamorati davvero, di un amore grande, ma...e 'sti cazzi c'è sempre il "MA" a rompere i coglioni!! Edward non è così..rimettimelo in riga!!! CHIAROOOO???? :)))
RispondiElimina