mercoledì 4 gennaio 2012

Capitolo 11

Capitolo 11 . Isabella




Capitolo 11 . Isabella

Le vie della città erano deserte, solo pochi passanti stretti nei loro cappotti…intenti a guardarsi le spalle da sconosciuti malintenzionati.
Come ogni singolo giorno, da quando lavoravo in quell’ufficio del centro, ero uscita di casa perfettamente truccata e immedesimata nel mio ruolo.
Tenendo stretta la mia valigetta  di documenti camminavo lenta lungo la strada che i miei stessi piedi conoscevano a memoria.
La spessa nebbia soffocava l’intera città sollevandosi dalla baia e la condensa scivolava come lacrime dai rami degli alberi  allineati.
 Carichi di germogli attendevano la primavera che, tardando il suo arrivo , giocava a contendersi l’aria con un inverno che si trascinava oltre la data concessa.
Camminavo senza fretta…cercando di ritrovare nel ritmo dei miei passi un equilibrio che faticavo quasi a ricordare di aver mai avuto.
Flash veloci …pensieri latenti…attraversavano la mia mente bloccata…e come chiavi infilate in un lucchetto cercavano la combinazione per liberarmi  dalla prigione che mi ero creata per difendermi…per escludermi….e intanto il dolore continuava ad immergersi dentro …inesorabile…profondo.
Varcai la soglia del C. J. Center ancora deserto, raggiungendo gli ascensori che portavano all’ultimo piano. Salendo mi trovai di fronte alla mia immagine riflessa nello specchio… non riuscendo a sostenerla mi voltai.
Le porte si chiusero e poco dopo ero seduta nel mio ufficio.
Avevo ancora del tempo...
Provai a respirare.
Faticai a trovare la forza.
Le mani penzoloni sui braccioli, dondolando su e giù sulla sedia.
Non riuscivo a credere a quel che era successo la sera prima.
Sentivo ancora impresse come un marchio sulla pelle le parole nascoste nella sofferenza di Edward e facevano male…bruciavano …molto più dei rifiuti dei mesi precedenti.
Ingannare l’uomo che amavo e scoprire che pur sapendo aveva taciuto…mi rendeva un mostro.
Ed era così che mi sentivo.
Un mostro.
Le giustificazioni che ogni giorno mi ero inventata come alibi non reggevano più  e il castello di bugie era crollato…e mi ritrovavo ora tra le macerie del mio ego distrutto…a raccogliere a malincuore i cocci di quel che rimaneva del mio orgoglio.
Troppe …e contrastanti… erano le sensazioni che mi attraversavano la mente e il carico era tale da impedirmi di darvi un ordine.
Ero persa con lo sguardo nel nulla quando alle mie spalle la porta si aprì e il profumo di caffè si diffuse nella stanza.
- Buongiorno Tesoro, sei mattiniera oggi, ti mancavo? –
Girai la poltrona trovandomi davanti il pari di un modello da copertina, pronto per il suo debutto sul set fotografico.
Elegante nel suo completo grigio chiaro, esibiva il suo sorriso migliore ed era così contagioso che in pochi attimi aveva rubato anche il mio.
Gli occhi azzurri, in contrasto col nero corvino dei capelli, lo rendevano irresistibile.– Mi riscossi, assestandomi sulla sedia.
- Ciao James, molto presto anche tu oggi. Ti senti bene? – Mi venne incontro come fosse in passerella.
- Volevo sincerarmi che i documenti della pratica fossero in ordine prima dell’incontro di questo pomeriggio. Te ne ricordi vero?-
Avevo completamente scordato che fosse già giovedì e che l’appuntamento deciso la settimana precedente fosse proprio per quel giorno. Rimasi un attimo sconcertata e lui se ne accorse.
- Non dirmi che l’hai dimenticato! Isabella, sei stata tu a fissare questa data con tanta insistenza e ora che li teniamo per le palle non puoi abbandonarmi. -
- Non l’ho dimenticato…mi era solo …passato di mente. Ho riletto l’intero fascicolo fino a conoscerlo a memoria quindi stai tranquillo e rilassati. Andrà tutto bene. –
Il successo del processo contro quello squalo di Morrison dipendeva molto dall’esito di quell’incontro e James sperava in una promozione come ricompensa per il suo prezioso operato. Non potevo fallire o avrei dovuto fare i conti anche con lui.
Il mio cervello si mise subito in funzione e rispolverati alcuni dettagli sarei stata pronta ad affrontarlo nel modo dovuto.
Il mio lavoro mi piaceva e quando entravo in quella dimensione ritrovavo tutta l’energia che un tempo riservavo anche al resto della mia vita.
James mi osservava…girandomi intorno.
- Hai dormito stanotte? Sei orrenda amore mio. Cosa hai fatto mai per ridurti così?-
- E meno male che sei un amico vero James?...Grazie davvero!-
- Dai,  a me puoi dirlo…che succede?-
Sbuffai lasciandomi cadere contro la soffice poltrona di pelle.
- Non so se ho voglia di parlarne .. sai? – Ripensare a lui mi rendeva difficile anche respirare.
-Mi sembra che tutto stia crollando …e più ne parlo…e più in fretta le pareti mi cadono addosso. –
Si sedette sulla sedia di fronte alla mia e poggiando i gomiti si protese in avanti per guardarmi bene negli occhi…io li abbassai, impedendogli di leggervi tutta la mia angoscia.
- Hai litigato con Edward?...Forse avete discusso di qualche cosa di importante?  Perché se così fosse lo ritengo un bel passo avanti.-
Attendeva una risposta…ed io esitai. Mi sorrise dolcemente e gliela concessi.
- Non mi sono mai sentita più umiliata in tutta la mia vita James…e credimi, ne ho fatte tante di cose per cui sentirmi tale. Mi ha chiuso la bocca con poche parole…e poi…è stato tutto inutile. –
La voce mi tremò, mentre gli occhi si riempivano di lacrime che cercai di contenere sollevando il capo. Ancora intensa come una grandinata sentivo la sua voce colpirmi con profondi fendenti. Mi asciugai il viso per impedire che  mi rovinassero il trucco.
- Ma almeno hai cercato di difenderti e di spiegargli quanto sia difficile riuscire a parlare con lui?- Lo guardai soffocando una sorriso forzato.
- E’ tutto inutile…lui…non ha voglia di ascoltarmi. Ha chiuso. E poi...-
Mi resi conto di aver detto troppo e tacqui.
 Il bisogno di far uscire quel veleno da dentro mi aveva spinta oltre.
 James non doveva sapere nulla di me…
- E poi? Che altro ha detto? –
Alzai gli occhi e cercai quelli del mio solo amico di sempre.
- James….è quello che non dice a spaventarmi. Ha una tale rabbia nei miei confronti che …mi fa paura. Io….io lo amo, ma la distanza tra di noi ormai sembra incolmabile. Non ce la faccio.  Edward mi odia. Non trovo nessun appiglio al quale aggrapparmi…ho…paura James…Si! Ho una fottutissima paura di lui!...ecco…L’ho detto! – Poggiai i gomiti sul tavolo e strinsi la testa tra le mani.
- Cazzo James…ti rendi conto? Ho paura di lui…del mio Edward. Non avrei mai pensato di dire una cosa simile, ma è così. –
Abbassai le mani sul tavolo e lui le raccolse nelle sue.
- E poi? Mi sembra di capire che ci sia dell’altro. Butta fuori tesoro. –
Esitai un istante e poi continuai. Dovevo farlo o sarei esplosa.
La mia vita valeva quasi meno di niente senza Edward…mi sentivo sola….abbandonata e quella mano che James mi tendeva era la mia ancora di salvezza.
- Ieri sera l’ho accusato di avere troppe attenzioni per la sua infermiera…non ti dirò il nome perché mi fa male anche solo pronunciarlo…  e lui ha perso le staffe.-
- Rose?-
- Non dirlo! -
- Scusa. Ma cosa ti è saltato in mente? E lui che ha fatto? -
-  Mi ha attaccata …Dovevi vederlo. Era fuori di sé..e... poi si è allontanato… chiudendosi nel suo studio. – Feci una pausa.
- E…? – Mi incalzava.
- Dopo qualche minuto ho cercato di raggiungerlo, ma l’ho sentito urlare così forte che e non ho trovato il coraggio di entrare. Mi sono lasciata cadere stesa sul divano per piangere e subito dopo l’ho sentito ridere come un pazzo. – Ansimavo e parlavo velocemente…rivivendo ancora una volta quei momenti.
- Poi è uscito di lì …ma non mi sono mossa. Non mi ha vista. L’ho sentito girare per la casa e poi chiamare suo fratello Jasper…chiedendo di poterlo vedere al più presto. E’ il suo medico, lo sai. Sembrava strano…era eccitato da qualcosa, ma non ho capito di cosa si trattasse. Diceva cose senza senso. Spaventata non ho avuto il coraggio di muovermi e dopo questo… non ho sentito più niente. Sono rimasta immobile sul divano tutta la notte a disperarmi e questa mattina me ne sono andata prima che lui si svegliasse. Mi sento morire all’idea di rivederlo…mi odierà…e poi chissà cos’altro penserà di me. –
Avevo volutamente omesso che avesse cercato le prove del mio tradimento dentro a quell’armadio…James non avrebbe capito. Il rumore secco della porta che scorreva era vibrato come una ghigliottina sopra la mia testa e quando l’aveva richiusa con forza, sbattendola, avevo tremato in silenzio…aspettandomi di vederla rotolare a terra.
- Ascolta bene tesoro, perché te lo dirò una volta soltanto. Tu sei la donna più straordinaria che io abbia mai incontrato. Ok? Sei forte, coraggiosa, sai tenere a bada un’armata di avvocati della peggior specie e non c’è persona al mondo più leale, dolce e generosa di te. Se tu fossi uomo ti farei la corte. Quindi smettila di dire stronzate e torna ad essere la mia Bella con le palle.-
- Smettila di dire scemenze. Non servirebbe a niente …lui non mi vuole comunque. – Si alzò di colpo aggirando la scrivania e afferrandomi le spalle si impose di fronte a me.
- Guardami! Quando ti ho conosciuta non avevi paura di niente e di nessuno. L’unica cosa di cui ti importava era quell’uomo. Edward è sempre stato la tua vita, come lo sei sempre stata tu per lui e questo credimi non è cambiato. E’ il vostro orgoglio che si ostina a vedere quello che non esiste. Non mollare proprio adesso. E’ necessario che passiate qualche brutto momento…ma quando vi ritroverete sarà bellissimo. – 
Scese flettendo le ginocchia accucciandosi proprio davanti a me. Mi era di conforto sentirlo vicino…anche se non vedevo luce in quel torbido tunnel nel quale versava la mia vita.
- Tu non puoi capire James…..io non sono proprio…..diciamo che…-
Dio solo sapeva quanto avessi bisogno di liberarmi del peso immane che portavo nel cuore. Le mie colpe mi pesavano sulla coscienza trascinandola in basso…obbligandola a strisciare … e sapere di non riuscire a gestirle mi annientava del tutto. Avevo bisogno di aiuto, molto più di quanto fossi disposta ad ammettere.
- Lo so Isabella….- mi guardava intensamente…cercando di farmi capire quello che le sue parole non dicevano….e mi spaventai.
- No..tu..Non puoi…io…- posò le sue dita sulle mie labbra per impedirmi di parlare.
- L’ho sempre saputo tesoro… e non mi importa. -
Rimasi senza parole di fronte a quella confessione.
Dubitai solo per un attimo…ma i suoi occhi erano chiari.
Lui sapeva.
Sapeva delle mie fughe.
Del fango che continuavo a gettarmi addosso.
Per punirmi…
Per dimenticare.
E nonostante tutto…mi stava vicino e mi consolava.
Perche?
Non chiedeva spiegazioni…non giudicava.
Si sollevò da terra e mi costrinse ad alzarmi e ad abbracciarlo.
 Mi cullava con tenerezza…senza parlare.
 Rimasi aggrappata al calore che sentivo in quella stretta e affogai il viso sul suo petto cercando quel conforto che desideravo da mesi.
Lasciai che le lacrime scendessero e che i singhiozzi le placassero un po’ alla volta, mentre le carezze di James rimettevano via via in sesto la mia anima.
Volli guardarlo negli occhi…e mi scostai quel tanto da poterlo fare.
- James…non so perché tu lo faccia, ma grazie. –
Sorrise accarezzandomi il viso con delicatezza.
- Non c’è mai un buon motivo…per perdere la speranza, gioia. Vedrai che andrà tutto a posto…lo sai che ti voglio bene vero? – Mi baciò la fronte ed io mi abbandonai su di lui accoccolandomi.
- Ora asciugati quelle lacrime…ti lascio sola per un po’. Quando torno voglio la pantera,  pronta a mordere quella iena di Morrison…ok? –
- D’accordo…- Mi sentivo svuotata, ma sapere di poter contare sul suo appoggio mi fu di grande aiuto.
Lo salutai guardandolo uscire e all’ultimo mi lanciò un bacio soffiato tra le dita.
Sorrisi grata….e tornai alla mia realtà.
Arrancai ora dopo ora…sperando che presto tutto finisse.
La giornata fu faticosa e sembrò trascinarsi sotto il peso della stanchezza dovuta alla notte insonne. I colloqui informali con gli avvocati di Morrison erano andati come dovevano e presto il giudice avrebbe fissato la data del processo. James mi era stato accanto in ogni passaggio, venendo in mio soccorso lì dove avevo avuto delle titubanze.
Glielo dovevo.
L’ufficio era vuoto quando mi decisi ad uscire…chiusa nel mio guscio di paure affrontai quel tratto di strada che mi divideva da casa come stessi andando al patibolo.
Cosa sarebbe accaduto al mio rientro?
Temevo quel momento.
Come potevo guardarlo ancora negli occhi .
Senza sentirmi morire.
Edward non meritava quello che gli stava succedendo.
Era sempre stato così leale…dolce.
Come potevo fargli questo.
Giurai a me stessa che avrei ripreso in mano le redini della mia vita.
Volevo cambiare.
Per lui…ma soprattutto per me stessa.
Di fronte alla porta di casa esitai…poi mi feci coraggio e affrontai quello che la sorte avrebbe deciso per me.
Quel che mi accolse…sconvolse nuovamente ogni mio proposito.
Rose era avvolta in un asciugamano che a stento la copriva e senza niente altro addosso stava attraversando il corridoio proprio davanti a me.
Si fermò imbarazzata e scusandosi corse verso il bagno stringendo tra le mani uno dei miei abiti.
Lo riconobbi non appena lo vidi…me l’aveva regalato Edward l’anno precedente per la festa di primavera.
Entrai dimentica di tutto…l’aria puzzava di vino…
Mi avvicinai alla porta della palestra dove sentivo la voce di Edward ridere fin quasi a soffocarsi…
Quando mi vide impallidì…e il sorriso si spense.
Era a petto nudo sulla sua sedia…i capelli umidi …e negli occhi una felicità che non gli vedevo da mesi.
Mi guardava.
Era… bellissimo.
- Ciao. – La sua voce era agitata.
Cercai di rispondere…ma il fiato fuggì a vuoto tra le labbra…
Rose arrivò alle mie spalle indossando il mio vestito…si sistemò i capelli e anche lei appariva allegra.
Mi sembrò di impazzire.
Sembravano deridermi…
Era soltanto quello… che vedevo.
Fumai di gelosia.
Volevo delle risposte…e le volevo subito.



10 commenti:

  1. Nuooooooo! Non puoi lasciarmi così!!! cosa è successo? Ti prego ... il finale è ... WOW.... mi dispiace ... ma Bella continua a "fastidiarmi" ... vorrei che ci fosse una scappatella tra Edward e Rose ... pretty please!!! Scrivi davvero bene Fra ... lo sai che lo dico con sincerità. E questa tua storia è proprio il mio genere.

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  2. oh Santa Claus ......... ma che stavano facendoooooooo...... mmmmmmmmmmmm e adesso??? Certo a lei starebbe bene...... ma....
    scrivi presto che sono curiosissima.

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  3. Questo capitolo è perfetto. Come sempre sei una scrittrice di prima classe.
    Ma... hanno... e perchè... ma cosa...
    ooooohhhh!!! Insomma!!!! Domani posti vero???? Prometti!!!

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  4. mmm..nn penso abbiano fatto qualcosa hanno brindato x il miglioramento di edward e si sono rovesciati il vino addosso...penso!sei divina donna! mery

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  5. Oddeo che curiosità Fra!!! credo sia successo un inconveniente riguardo il festeggiamento di un miglioramento di Edward ma conoscendoti forse nn è poi così semplice...kiss

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  6. finalmente sono riuscita a mettermi in pari, me lo sono letta tutto dall'inizio e devo dirti che è assolutamente stupendo, adoro il tuo modo di scrivere, ci sono pochi scrittori che riescono a prendermi così e tu sei decisamenmte tra quelli, è una storia bellissima anche se carica di dolore, non vedo l'ora di leggere il seguito, non farci aspettare troppo... tvb!!!

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  7. Mon Dieu!!! E che hanno fatto????!!! Stavano facendo bisboccia?????!!!!! Una prova generale?????!!!! Mica puoi lasciarci così...

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  8. ma che risposte pretende questa?!..e poi perchè sono così indulgenti con lei..è una fedifraga!....sono curiosissima di leggere cosa risponderà Ed... fagli uscire fuori gli zebedei!!!!

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  9. Ma com'è che ancora non se l'è mangiata viva quella dolce e premurosa Rose????? Io le avrei attaccato il collo in un baleno..altro che vampiri!!! Cazzo..son gelosa io!!!

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