Capitolo 18 – Edward
Isabella…
Tutto ciò che la mia mente riusciva a
vedere…era lei.
Parlavo e mi muovevo come se
improvvisamente avessi dimenticato di essere seduto sopra ad una sedia a
rotelle.
Quasi mi sembrava di sentire il suono dei
miei passi mentre uscivo da quella stanza, risuonavano al ritmo dei movimenti sicuri
di Jasper che si dirigeva nel salone camminando davanti a me.
Sentivo il pavimento premere sotto la pianta
del piede.
Una sensazione strana…palpabile.
Non riuscivo a togliermi dalla faccia
quell’espressione di benessere, quell’emozione sotto pelle…quel calore allo
stomaco…e mi sentivo vivo.
Sicuro adesso di avere un motivo per
vivere…per esistere…per riprovarci.
Il solo pensiero di perderla mi aveva fatto
impazzire…e non mi era importato più di niente.
Immaginarmi senza di lei già faceva male.
Sentire la sua voce pronunciare parole così
definitive mi aveva distrutto.
Come se respirare fosse diventato inutile…insufficiente.
Vivere… ancora meno.
Avevo agito guidato dall’istinto di
sopravvivenza.
Se non lo avessi fatto…la vita stessa non
mi avrebbe perdonato.
Poi era stato facile.
Una volta appoggiate le mie labbra sulle
sue tutto era cambiato.
Perché ero consapevole…lo avevo voluto...il
mio corpo lo esigeva.
Avevo temuto disperatamente che mi
rifiutasse e invece non l’aveva fatto.
Ero convinto che l’avrei persa comunque…ed
invece era avvenuto il contrario.
Toccarla…guardarla…baciarla.
Tutto naturale…finalmente a casa.
Sentirla tremare…per me.
Sentirla piangere…per me…soltanto per me…perchè
voleva me.
Libero di riassaporare la sua lingua…le sue
dita…il suo sapore.
Oh come avrei voluto che nessuno mi avesse
fermato.
Volevo di più...
La desideravo… tutta.
Non mi volevo privare di lei.
Non avevo più voglia di parlare…ero stanco
di farlo.
Volevo solo sentirla…viverla.
Soltanto i nostri gesti potevano realmente
dire quello che provavamo ancora l’uno per l’altra…e il mio corpo l’aveva
subito riconosciuta …e cercata…e ascoltata.
Come soltanto due anime affini possono
comprendere.
Non avevo più paura.
Il suo respiro era entrato dentro di me ed
uscendone mi aveva lasciato pulito dai timori…e desideroso di riprendere tutto
da dove lo avevamo lasciato…
Jasper si era accorto subito del
cambiamento e sembrava perplesso.
Giunti nella grande sala eravamo stati
accolti da Eleonor che preoccupata di aver agito in modo sbagliato, nel farli
entrare, veniva a sincerarsi fosse tutto a posto.
Non dovevo avere il solito aspetto perchè
continuava a fissarmi con gli occhi sbarrati, come se avessi scritto in
faccia…”sono un altro”.
Cercai di riprendermi proponendo a Jasper
qualcosa al quale non avrebbe saputo rifiutare.
-
Ti
va un calice di Beringer Collection Fumè Blanc del 2006? –
Lo vidi illuminarsi.
Lo
conoscevo bene e sapevo esattamente cosa proporgli per deviare i suoi pensieri altrove.
-
Ottima
scelta…E c’è da chiederlo? –
Si
sedette sul grande divano allargando gambe e braccia senza alcuna eleganza.
Chiesi alla domestica di andare a prenderlo
spiegandole dettagliatamente dove trovarlo e lei obbedì.
Si allontanò lasciandoci soli.
-
C’è
finalmente qualcosa da festeggiare fratello? –
Distrarlo non era servito a nulla.
Aveva fiutato l’inganno e come sempre ne
approfittava per andare subito al sodo.
-
Dipende
da cosa intendi. –
Rimanere sul vago era un’arte che con lui
avevo affinato negli anni…in gioco reciproco. Lui ne era maestro.
-
Un
motivo per festeggiare, al posto tuo io lo avrei . Volevo dirtelo in presenza
di Isabella, ma visto come stanno andando le cose…posso anticiparlo senza
temere di vederti fuggire. –
Non capivo.
-
Di
cosa stai parlando? –
Non ero poi così sicuro di voler sentire
quel che aveva da dirmi, ma ero incuriosito.
-
Questa
mattina presto ho ricevuto la visita di un mio paziente molto facoltoso che ha
avuto di recente un problema molto simile al tuo. –
-
Quindi?
–
-
Abbi
la pazienza di ascoltarmi e lo capirai. –
Incrociai le dita appoggiando i gomiti ai
braccioli.
-
Ewan
Glower…così si chiama, ha lasciato la sua casa di Los Angeles un anno fa e si è
trasferito, con la moglie e un paio di fisioterapisti al seguito, in una villa,
attrezzata al caso, sul Lago Tahoe. –
Sentir nominare quel posto mi stupì al
punto che mi ritrovai a bocca aperta.
-
Davvero?
Il posto dove andavamo in vacanza da ragazzi? –
-
Esattamente
…Te lo ricordi eh? E’ lì che perdesti la tua verginità non è vero? –
-
Questo
non lo ricordavo proprio . –
Fingevo. Lo ricordavo
benissimo…un’esperienza indimenticabile.
Quella ragazza incredibile mi aveva
succhiato via anche l’anima.
-
E
me lo ricordo io…Eri così eccitato per l’esperienza “mistica” che ti salì
persino la febbre. Mamma pensò avessi bevuto
qualcosa di strano…era tutta preoccupata e continuava a chiedere a me cosa
fosse successo. Non ricordo nemmeno cosa mi sono inventato…Ahhh Bei tempi! –
-
Povera
Esme, l’abbiamo fatta impazzire per anni. –
-
In
effetti…io ce l’ho messa tutta. Comunque tornando a noi…Glower, lì al Lago, è ritornato
in gran forma…Dice che l’aria di quei boschi gli ha ridato la carica e ora
gioca a tennis e se la spassa altrove. –
-
Mi
dici cosa c’entra tutto questo con me? –
-
Beh
Edward, gli ho chiesto di affittarmi la casa per tutta l’estate…e l’ho fatto
solo per te. Le cure che ti ho prescritto non servirebbero a niente se non ti
decidi a cambiare aria e quindi ti costringerò ad uscire da questa …gabbia di
cristallo e se necessario ti ci porterò io stesso di peso. –
Non fiatai.
Jasper rimase perplesso dalla mia reazione.
-
Non
dici niente? –
Scrollava il capo e sorrideva.
Non poteva capire cosa significasse per me.
Pochi istanti e mi
ripresi.
-
Da
solo non potrei mai farcela. E poi…Isabella?Il suo lavoro?-
Cominciavano a scorrere nella mia testa le
immagini del mio sogno…noi due…quel tramonto infuocato…quel senso di pace.
-
Lo
chiederemo a lei. –
Eleonor riapparve a mani vuote ed entrambi ci
voltammo dalla sua parte.
-
Mi
dispiace Sig. Cullen, non ho trovato quel vino che diceva, ho cercato
dappertutto, ma non c’è. –
Avevo riposto quelle bottiglie personalmente.
Era impossibile che non fossero dove le
avevo indicato.
Avevo bisogno di un momento da solo… per
pensare alla proposta di Jasper.
-
Lascia
stare Eleonor, ci penso io. –
-
Mi
dispiace Signore…io…-
-
Vai
pure. Grazie lo stesso. –
Obbedì chinando la testa.
La osservai quasi strisciare lungo la parete,
finché scomparve in cucina chiudendosi la porta alle spalle.
Non la sopportavo più.
Me ne dovevo liberare.
Mi rivolsi nuovamente a Jasper.
-
Ti
lascio solo qualche minuto…vedi di non fare danni. –
-
Non mi muovo di qui…stanne certo. –
Percorsi il corridoio che portava alla
stanza speciale che avevo fatto adibire a cantina.
Era
completamente isolata e la temperatura dei vini era controllata da termostati
calibrati appositamente a seconda del tipo di vino.
Ne ero fiero…anche se negli ultimi mesi
l’avevo completamente abbandonata a se stessa.
Scelsi con cura la bottiglia giusta,
rigirandola tra le dita come fosse un gioiello prezioso.
Era un dono di mio padre.
Un patrimonio che solo in pochi potevano
permettersi.
Lui era uno di questi.
Un vino da grandi occasioni.
Ritenni che quella appena vissuta…fosse una
di queste.
La avvolsi in un tovagliolo.
Tornai lento verso il salone.
Il pensiero tornò alla proposta di Jasper.
Isabella non avrebbe mai accettato.
Rose…
Cosa ne sarebbe stato di Rose…
L’immagine di lei tornò a riscaldarmi il
cuore.
La rividi spogliarsi… riflessa sul vetro reso
opaco dal vapore…bellissima.
Non dovevo pensare a lei.
Non in quel modo.
Mi affrettai, lasciando scorrere le ruote
sul parquet immacolato.
La voce di Jasper mi sorprese.
Era al telefono…parlava concitato.
Rallentai…volevo sentire.
-
D’accordo.
Ci penso io. Non ti devi preoccupare di questo. L’unica cosa che ti chiedo è di
andare con lui. Al resto non dare peso. Perfetto.
A
domani allora. Buona serata. –
Chiuse la chiamata.
Mi spinsi alle sue spalle.
-
Con
chi cazzo stavi parlando? Ti ho sentito sai?-
-
Beh
se hai sentito tanto meglio. La cosa è fatta. Andrai al Lago Tahoe . Ho confermato.
-
-
Ma
come hai potuto fare questo senza nemmeno chiederlo prima a me.-
Avevo alzato la voce…ero una belva.
-
Credimi
è la cosa migliore. Dammi la bottiglia. –
L’afferrò dalle mie mani, armeggiando per
aprirla nel modo corretto.
I calici erano già disposti sul tavolino di
fronte ai divani e il secchiello colmo di ghiaccio aspettava solo di accogliere
quella gemma di innegabile valore.
-
Jasper
sei uno stronzo…-
-
E’
per questo che sono un uomo di successo. –
Stappò con cura, versando il limpido nettare
nei flute inclinati.
Per niente scosso li posò accanto al
cestello, nel quale infilò la preziosa bottiglia. Ghignava soddisfatto.
-
Vedi
Edward, la differenza tra me e te sta proprio in questo. Io so esattamente cosa
voglio…e non ho nessuna paura di arrivare ad averlo. Tu invece sei talmente
spaventato da quello che potrebbe succedere…che non ci provi nemmeno. Non ti
permetterò di rinunciare a vivere…per paura. Ti rimetterò in piedi…che tu lo
voglia o no. –
Afferrando i calici me ne offrì uno.
-
Mi
è passata la voglia di festeggiare. – Lo rifiutai.
-
Prendilo…ti
chiarirà le idee. –
Allungai il braccio per allontanarlo e
urtandolo Jasper rovesciò parte del prezioso liquido sui miei pantaloni.
-
Ma
che hai fatto? Sei un idiota! –
Ero alterato e inconsapevolmente spostai la
gamba dalla sua sede di sempre.
Il piede rimase scomposto e ridicolmente
piegato.
-
Lo
vedi? Già si vede il cambiamento. Sei vivo, cazzo! Hai solo bisogno di una
spinta per rimetterti in sesto e poi ritornare alla tua vita di prima. Tu
andrai al Lago…e basta! –
-
Vaffanculo
Jasper. –
-
Bentornato
Fratello. Ti voglio bene anch’io. –
Mi diede una pacca sulla spalla, facendomi
traballare.
-
Ah
A proposito. Devi assolutamente indossare quelle scarpe che ti avevo fatto
avere. Ti serviranno ad evitare di trovarti in questo stato e, nel caso, ti
permetteranno anche di fare i primi passi. – Sfotteva pure.
-
Non
senti una parola di quello che ti sto dicendo vero? – La smorfia che avevo in viso
era di disgusto.
-
Certo
che no! Finchè sparerai cazzate non ti ascolterò. –
Mi allontanai sbuffando verso la palestra,
dove sapevo avrei trovato da cambiarmi.
Jasper aveva ragione.
Era
uno stronzo, ma aveva ragione.
Trovai dei pantaloni e non senza fatica
riuscii a cambiarli da solo.
Dentro uno degli armadietti trovai le
scarpe di cui mi aveva parlato e posandole sulle gambe tornai nel salone.
-
Sono
queste? – Mi ero calmato.
-
Si,
ti do una mano. – Mi aiutò ad infilarle.
-
Ecco
fatto. Ora possiamo giocare a bowling. –
-
Ma
falla finita. E dammi un po’ di vino. –
Eravamo intenti a sorseggiare quel calice
della pace, quando Alice e Isabella ci raggiunsero. Prima che arrivassero
chiesi a Jasper di evitare di parlare della sua proposta e borbottando
acconsentì.
Isabella si era accorta del mio malessere,
ma non insistette per conoscerne la ragione.
Trascorsi quelle poche ore come se fossero
un dono.
Ridevamo spensierati e Isabella non faceva
che cercare il mio sguardo.
Me ne nutrivo e intanto speravo che quel
mio sogno divenisse realtà.
Lo volevo.
Volevo noi due insieme tra quei boschi
profumati di resina.
Avrei aspettato il momento giusto …e gliene
avrei parlato.
A metà pomeriggio finalmente tutti se ne
andarono.
Rimanemmo lei ed io…e l’intera notte
davanti.
Oohh ma quanto mi piace questo Jasper stronzetto!! E' quello che serve ad Edward decisamente ... riusciranno ad avere un po' di pace in quei boschi? ma se Rose sarà con loro ... mah bello tesoro complimenti davvero!!
RispondiEliminaBene! Prima di tutto ... Era ora!!! Poi ... Spero che Edward si svegli dalla sua apatia per davvero, dal suo autocompiangersi ... Era un ragazzo che aveva tutto e che non ha saputo accettare che la vita a volte può metterti alla prova. Ma forse ora ... Certo è all'inizio e cede ancora alla tentazione di vedersi a tutti i costi in modo pessimista e vittimistico. Ma le riflessioni iniziali mostrano un cambiamento. Vediamo!!!
RispondiEliminaO-hooooooo!!! Ma si, ci vuole una spintarella. E' ovvio che Edward reagisca così, ha paura. Mi sono persa con Eleonor, non riesco a capire cos'abbia da nascondere... perchè Edward se ne vuole liberare?
RispondiEliminaIl pensiero di Isabella lo rende felice, ma perchè gli viene in mente Rose... spogliata? hahahahahahaah!!! Nononononono!!! Non si fa!
Bello, scorrevole e delizioso come il Beringer!
Sono vogliosa del seguito. Vogliosa!
p.s. mmmmhhhh... pagherei per vedere Edward con l'espressione "mistica" dopo il primo rapporto sessualeeeeeee!!
Mi è piaciuto molto il colloquio che hanno avuto i due fratelli,divertente ma nello stesso tempo intenso...nn capisco perchè anche se ama e desidera vivere intensamente con isabella continua a pensare a rose in certi atteggiamenti e preoccuparsi per lei....mmmmm nn mi piace caro edwaed devi far chiarezza in te stesso.
RispondiEliminaChe sorpresa,non me lo aspettavo, grazie lo attendevo da molto questo nuovo capitolo! Insomma questi due fratelli si compensano e per fortuna Jasper sà come prendere Edward. La fine di questo capitolo promette molte cose, speriamo positive e tutte noi credo non vediamo l'ora di vederli insieme al tramonto.....I can't wait....kiss!!
RispondiEliminaCiao, leggendo Sinner, ho trovato il link della tua storia e sono rimasta folgorata. Vorrei farti i complimenti perchè è davvero stupenda.
RispondiEliminaMi ha angosciato devo essere sincera ma non sono riuscita a staccarmene fino all'ultima riga, scrivi veramente bene, riuscendo a coinvolgere il lettore in una spirale di ansia e estasi.
Spero che le cose si sistemino presto, mi piacerebbe vederli sereno come nel sogno di Edward ma i pensieri che lui fa su Rosalie, onestamente, mi inquietano e l'atteggiamento di Rosalie non sono ancora riuscita a comprenderlo a pieno. Sembra lottare tra ciò che la lega ad Emmett e ciò che comincia a sentire per Edward.
Non vedo l'ora di leggere il seguito di questa storia bellissima.
Ancora mille complimenti.
Grazie davvero Patrizia, sei molto gentile. La strada è ancora lunga...molte cose devono accadere, ma l'attimo di pace lo avranno...se lo meritano. Alla prossima....
Eliminae bravo Jasper... se non ci fosse lui a dare un pò di spinte a Edward!!!!
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